Napoli, 08/10/1858 - 16/03/1938
Era appena quindicenne quando Stanislao Lista lo accettò nel suo studio
come alunno di disegno e di plastica; ma vi rimase solamente due anni ed
in seguito passò nell' Istituto di Belle Arti di Napoli, nel quale, dopo
essere stato per poco tempo nella classe dei frammenti con Federico
Maldarelli ed
in quella della statua con Raffaele Postiglione, fu ammesso subito nella
classe di pittura di Domenico Morelli. Durante il periodo scolastico, in
cui ebbe a compagni Vincenzo Caprile, Luigi Fabron, Salvatore Petruolo,
Paolo Vetri, Vincenzo Volpe, Gaetano Esposito e tanti altri valorosi
pittori di quell'epoca, vinse più di un premio, fra i quali il secondo
del concorso Nazionale di tutte le Accademie di Belle Arti, banditosi
nel 1877, con una Testa di donna dipinta. Artista squisitamente
sensibile ad ogni manifestazione dell'arte e d'ingegno sottile e
versatile. II Migliaro oltre alla pittura, sa scolpire, modellare,
cesellare, incide all'acqua forte e disegna in litografia, mostrando in
ognuna di queste differenti tecniche, sempre uno spirito eminentemente
artistico. Emerge in pittura, specialmente nel ritrarre le vie della
vecchia Napoli, i mercati popolati da moltissime piccole figure e da
un'ampia messe di accessoria diversi, oppure buie e solitarie vie con
sfondi e luci pittoresche nelle quali egli sa disporre figure ben
appropriate e caratteristiche che spesso assumono una importanza
soggettiva e drammatica. Nei piccoli quadri di tal genere è spesso
insuperabile per il sentimento che accompagna la sua pittura del tutto
personale.
Fu per la prima volta, alla Mostra Nazionale di Belle Arti di Torino del
1880, che espose un lavoro dal titolo Tipo napoletano, studio
di testa , tanto diligentemente eseguito, da fare innamorare I'artista
Detti ad acquistarlo. Da quell'epoca in poi, ha esposto successivamente
a Berlino, a Londra , a Palermo, a Monaco di Baviera, a Barcellona, al
Salon di Parigi, a Pietroburgo, a Venezia, a S. Louis, a Milano, a Roma,
a Bruxelles, a Buenos Ayres, a Santiago del Chile a tante altre Mostre
minori che non ricordiamo, riportando tanto all' Esposizione di S. Louis
che a quella di Barcellona , una medaglia d' argento. li Migliaro ha
avuto anche I'incarico di eseguire sette quadretti di vecchi rioni
napoletani, abbattuti durante i lavori del risanamento della città e
questa serie di rievocazioni caratteristiche si conservano nel Museo
Nazionale di San Martino. In un trentennio, dal 1880 al 1911, egli è
stato uno dei più assidui espositori alle Mostre della Salvator Rosa di
Napoli. Nell' Esposizione del 1880, 1884, 1888, 1890, e 1911 i dipinti,
Poveri contadini, Palazzo Donn'Anna, Testa di donna, Tatuaggio ,
Studii di belve e Studii di belve, furono acquistati dalla Società
e toccarono in sorte rispettivamente al Banco di Napoli, alla Promotrice
di Torino, al Banco di Napoli, alla Provincia di Napoli, al sig. Vito
Savino e al prof. Alfredo Minozzi; nella Mostra del 1885 il quadro,
Testa di giovane donna fu acquistato da S. M. il Re Umberto I; in
quella del 1911 Capri e Case di pescatori furono
acquistati dal Comm. Roberto De Sanna, Una via di Napoli dal
Comitato pel Cinquantenario, Studio di tigre dal Cav. Odoardo
Casella e Disegno offerto gentilmente dall'autore alla Società toccò in
sorte al prof. Comm. Giulio De Petra.
ll Migliaro ha fatto parte del Giuri di accettazione delle opere alle
Esposizioni della citata Società negli anni 1896 e 1897. I dipinti di
questo geniale artista che hanno maggiormente richiamato l'attenzione
dei critici e del pubblico, sono : Tipo napoletano, Testine, A
piazza Francese, Una taverna a Posillipo, Fulvia, Tatuaggio, Innanzi
all'osteria, Plenilunio, Napoli vecchia, Vico Cannucce, Una via di
Napoli, La notte in una via di Napoli, Taverna napoletana, Porta
Capuana, Seduzioni, Concerto a luna piena, La marina delle Sirene, Nella
piazza di San Marco. Tipo rigido e ribelle a tutto ciò che suona
favoritismo per farsi innanzi nell' arte. È professore onorario cieli'
Istituto di Belle Arti di Napoli.(Enrico Giannelli - Artisti
Napoletani Viventi - 1916)
Nato a Napoli l'8 ottobre 1858, morto nel 1938. Appresi i principi
dell'arte da Stanislao Lista, passò poi all'Istituto di Belle Arti,
allievo prima di Federico Maldarelli e di Raffaele Postiglione, poi di
Domenico Morelli. Nel 1877 cominciò a farsi notare vincendo un premio in
un concorso nazionale con una Testa di donna. Artista
versatile, conosceva anche la scultura, l'arte del cesello, l'incisione.
Emerse nel ritrarre con amore di figlio le viuzze della vecchia Napoli,
i suoi mercati, le sue caratteristiche figure e scene. Esordì a Torino
nel 1880, a quella Mostra Nazionale con un Tipo napoletano. Da
quell'epoca espose successivamente a Berlino, Londra, Palermo, Monaco di
Baviera, Barcellona, al Salone di Parigi, a Leningrado, Venezia, Saint
Louis, Milano, Roma, Bruxelles, Buenos Aires, Santiago del Cile.
Dal 1880 al 1911 fu uno dei più assidui espositori alle mostre della
Promotrice «Salvator Rosa» di Napoli. Fra i dipinti che vi apparvero si
notano: Testa di giovane donna, che fu acquistato da Umberto I,
Poveri contadini; Palazzo Donn'Anna; Testa di donna; Tatuaggio;
Studio di belve; Capri; Case di pescatori; Una via di Napoli. Fra
le altre opere, quelle che più richiamarono l'attenzione del pubblico e
della critica sono: Testina; A Piazza Francese, acquistata da
Ismail Pascià; Una taverna a Posillipo; Fulvia; Innanzi all'osteria;
Plenilunio; Napoli vecchia, Vico Cannucce, proprietà del Museo
Nazionale di San Martino in Napoli, nel quale sono pure conservati altri
sette quadretti illustranti vecchi rioni napoletani abbattuti;
Marina di Napoli; La notte in una via di Napoli; Taverna napoletana;
Porta Capuana; Seduzioni; Concerto a luna piena; La marina delle sirene.
Nel 1918 il Migliaro, con altri pittori napoletani, tenne a Milano una
mostra individuale con 30 opere.(A.M.
Comanducci - ed. 1962)
Figlio di Raffaele e di Caterina Ramaglia, nacque a Napoli l'8 ottobre
1858. Dotato di talento artistico, a quindici anni entrò nello studio
dello scultore S. Lista e due anni dopo si iscrisse all'istituto di
belle arti di Napoli, poi accademia, dove seguì i corsi di F. Maldarelli
e quelli di scultura con R. Postiglione; passato alla pittura divenne
allievo di D. Morelli. Nel 1877 partecipò al concorso nazionale di tutte
le accademie di belle arti, indetto dal ministero della Pubblica
Istruzione, e si classificò al secondo posto con una Testa di donna.
Il premio gli consentì di recarsi per un breve soggiorno a Parigi, dove
incontrò G. De Nittis, G. Boldini e V. Gemito che gli donò un suo
disegno.
Tornato a Napoli dopo una sosta a Milano e una a Venezia, favorito dalla
stima di Morelli iniziò a partecipare con assiduità alle esposizioni
italiane ed europee dal 1880, anno in cui presentò alla IV Esposizione
nazionale di belle arti di Torino un Tipo napoletano acquistato
dal pittore E. Detti. Dal 1880 iniziò a esporre anche alla Promotrice
Salvator Rosa di Napoli e nel 1883 partecipò alla I Esposizione d'arte
italiana spagnola con Gallo e all'Esposizione di belle arti di
Roma con una Testina e un'Ave Maria. Si tratta di uno dei
pochi temi sacri trattati dal Migliaro insieme con La preghiera
(1888), una Testa di Cristo, esposta alla I Mostra di arte sacra
del 1930 a Napoli, e Cristo davanti a Erode, esposto dopo la sua
morte alla Mostra internazionale di arte sacra a Roma per l'anno santo
del 1950.
Nella carriera del Migliaro furono particolarmente significative le
rassegne dal 1884 al 1890, che lo resero noto a un pubblico sempre più
vasto. All'Esposizione generale italiana di Torino del 1884 si presentò
con 'A piazza francese che testimonia la novità tematica proposta
dal Migliaro per la veduta urbana. Con un taglio diagonale della
composizione egli avvicina il più possibile allo spettatore una verità
urbana fatta di stretti vicoli, venditori ambulanti, chioschi e una
popolana ritratta con naturalezza nella realtà quotidiana. Novità
interpretative sono anche nel Palazzo Donn'Anna (presentato alla
Promotrice di Napoli del 1884), dove il Migliaro crea un nuovo rapporto
tra il palazzo, il mare e il piccolo pescatore. Intenso è il legame tra
il mare, Napoli e la Giovane donna sugli scogli eseguita in
questi anni. Alla Promotrice del 1886 espose le piccole opere Taverna
a Posillipo e una Porta nel palazzo Donn'Anna a Posillipo.
Notevole successo ebbero il ritratto di Carmen, cugina del
Migliaro, presentato alla Promotrice di Napoli del 1885 e il ritratto di
Fulvia, esposto alla Biennale di Venezia del 1887. Le sue opere
di figura vennero apprezzate per la forza del colore, per la consistenza
plastica e per una grande capacità di resa realistica dei tipi
napoletani femminili.
Il tema del ritratto femminile restò centrale nella produzione del
Migliaro e le sue modelle preferite furono le sorelle Adalgisa e
Clementina, la cugina Carmen, la cameriera Anna Scognamiglio, detta
Nannina, che diventerà sua moglie nel 1911, le nipoti Margherita e
Lucia, tutte sempre sorprese in atteggiamenti spontanei dai quali
traspaiono una innata dignità e femminilità. Si ricordano anche Donna
in nero, numerosi ritratti di Adalgisa, La toletta della
prostituta, Donna che cuce, Luciana (Schettini). Nei nudi, o nelle
figure languidamente distese come in Controra (1911), l'artista
trasse ispirazione dalle opere di Morelli e di A. Mancini per creare una
certa intima sensualità; un gusto orientalista e suggestioni esotiche
con virtuosismi di colore alla M. Fortuny compaiono in Donna esotica,
La giapponese, L'odalisca, che furono esposte alle mostre coloniali
di Napoli e Roma del 1934-35.
Malgrado la discreta capacità del Migliaro di rielaborare criticamente
le molteplici tendenze artistiche in atto a Napoli: da Morelli, Mancini,
F.P. Michetti alla lezione degli impressionisti e dei macchiaioli (F.
Palizzi, De Nittis), il suo limite fu forse quello di restare troppo
legato alla «memoria» visiva della sua Napoli, utilizzando modelli
compositivi ripetitivi. Con Di Giacomo e M. Costa frequentava il
cenacolo artistico e letterario della birreria Strasburgo; amico di G.
Casciaro frequentava la sua villa-museo al Vomero, incontrando i più
importanti esponenti della cultura, della politica e della nobiltà
napoletana: E. Scarfoglio e L. Bovio, V. Pica, F. Russo e V. Morello.
Nel 1887 realizzò un'opera particolarmente importante: Vico Grotta e
vico Forno a S. Lucia che gli procurò, grazie al giudizio favorevole
di Morelli e di A. Avena, una prestigiosa committenza da parte del
ministero della Pubblica Istruzione: sei tele, destinate al Museo di S.
Martino, tuttora in loco insieme con Un mercato di notte a Napoli,
Sirene al chiaro di luna, Luciana. Consigliato nella scelta dei
soggetti da Morelli, le tele ritraggono i luoghi più caratteristici di
Napoli: S. Lucia (1888), Strada Pendino (1888), La
strettola degli orefici (1889), Piazza Francese (1889),
Strada di Porto (1893), Castelnuovo (1899), Vico Cannucce
(presentato alla Biennale di Venezia del 1901, venne acquistato dal
Museo nazionale di S. Martino nel 1903).
Dall'ultimo decennio dell'Ottocento molte sue opere, quasi sempre di
piccole dimensioni, presentano temi sociali o quadri d'ambiente popolare
come Tatuaggio della camorra esposto alla Promotrice di Napoli
nel 1890 (Napoli, Pinacoteca della Provincia) e Via degli Orefici
che gli fece meritare la medaglia d'argento all'Esposizione universale
di St. Louis del 1904. Particolare è il sentimento che anima alcune sue
vedute urbane di Napoli per gli impressionistici toni grigi, la fusione
atmosferica e la dissolvenza dei colori con bianchi improvvisi per
esaltare la luce, che sembrano esprimere i riflessi più intimi, come
Sera d'inverno, che sarà presentato alla Biennale di Venezia del
1932, Suonatore sotto la neve e Vetturino all'alba
(retrospettiva della Biennale di Venezia nel 1940). Molto interessante e
innovativo è un raffinato Plenilunio su vetro dove il Migliaro
esalta le trasparenze con pennellate rapide e sinuose dai colori freddi,
creando notevoli effetti atmosferici notturni e vibrazioni luminose.
Nel 1911 all' Esposizione internazionale di Roma presentò La marina
delle Sirene e nello stesso anno ottenne la medaglia d'argento con
la Veduta di piazza S. Marco alla VI Esposizione internazionale
d'arte di Barcellona. Alla Biennale di Venezia del 1922 inviò un
Ritratto di donna dinanzi allo specchio che fu acquistato dallo
Stato (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna). Nel 1927 espose alla
galleria Pesaro di Milano insieme con Gemito e Caprile; alla mostra,
organizzata dall'amico Di Giacomo, furono presentate le opere più
significative del Migliaro, per illustrare soprattutto la «cronaca
palpitante» di Napoli. Fu presente alla Quadriennale di Torino del 1927
e alla Biennale di Venezia del 1928. Un'ampia rassegna di opere del
Migliaro inoltre fu inclusa nel 1935 alla VI Esposizione d'arte del
Sindacato interprovinciale di Napoli, tra cui si ricordano Primavera
napoletana, Veglione, Tatuaggio, La fumatrice.
Il Migliaro morì a Napoli il 16 marzo 1938. Pochi giorni dopo, per
l?interessamento di Schettini e di F. Dell?Erba, fu allestita una sala
con sue opere alla Mostra di tre secoli della pittura napoletana, dalla
quale in un primo momento era stato escluso: la rassegna si aprì il 3
aprile con un discorso commemorativo sul Migliaro. L?ampia retrospettiva
del Migliaro alla Biennale di Venezia del 1940 fu curata da V. Ciardo.
(L. Possanzini - - Dizionario Biografico
degli Italiani - Volume 74 - 2010) |