Napoli, 16/07/1879 - Roma, 22/01/1962
Nato a Napoli il 16 luglio 1879. Frequentò per due anni l'Accademia di
Roma, ma si formò veramente nello studio del russo Claudio Stepanoff. E'
l'artista del silenzio e della solitudine: la figura umana non appare
quasi mai nei suoi quadri; e va annoverato fra i buoni paesisti della
Scuola romana. Esordì nel 1903 a Roma, col quadro Clausura, che
fu acquistato dal Governo per quella Galleria d'Arte Moderna. Poi lasciò
la Capitale e si stabilì ad Orvieto. Partecipò a molte esposizioni, e
tenne mostre personali a Roma, Firenze, Napoli e due volte a Milano. Nel
1906 alla Internazionale tenutasi in occasione dell'apertura del nuovo
Valico del Sempione, presentò Empirismo (trittico); nel 1912,
alla Biennale Veneziana inviò due acqueforti, Orvieto e Nella
pace orvietana; alla Biennale successiva Il castello delle cento
finestre. Nel 1916 all'Esposizione dell'Incisione Italiana
organizzata a Londra fu rappresentato da La processione delle
reliquie e dal già detto Nella pace orvietana.
Dopo la prima guerra europea l'artista presentò alla Primaverile
Fiorentina del 1922: Tristezza maremmana; Borgo toscano; La Versilia;
Primavera orvietana; Paesaggio etrusco; Vespro orvietano. L'anno
dopo figurò alla Quadriennale Torinese con: Giardino lucchese;
Mattino romano; Profilo lucchese; L'ora del vespro e Mercato di
notte. Nel 1924 la Internazionale Veneziana ebbe le sue opere:
Campagna lucchese e Una via di Orvieto, che attualmente è
collocata nella Galleria d'Arte Moderna di Milano. Nel 1927 il Prencipe
vinse il premio dell'Associazione Nazionale Artisti con Paesaggio
orvietano. Egli ha anche insegnato incisione nell'Accademia di Lucca
e di Napoli, e sue pregevoli stampe sono conservate nella Galleria degli
Uffizi in Firenze, a Buenos Aires, a Tokio. Insegnò incisione
all'Accademia di Belle Arti di Roma. All'ultima personale di Roma
(1950), presso la calcografia, figurarono quarantasette sue acqueforti e
acquetinte, alcune anche a colori.
(A. M. Comanducci)
Nasce a Napoli il 14 luglio 1879 da Gaetano Prencipe,
direttore di case penali, e Amalia Joele, entrambi napoletani, ma viene
denunciato allo stato civile il giorno 16. Fino all?età di sedici anni
segue con la famiglia il padre nei suoi frequenti trasferimenti ?
Capraia, Reggio Calabria, Campobasso, Volterra, Pozzuoli, Roma, Lucca e
Nisida ? vivendo sempre all?interno degli istituti di pena. Il contatto
con il mondo carcerario ha un peso determinante nel rendere la sua
natura malinconica e introversa.
Nel 1895 si stabilisce a Roma e due anni più tardi fa
ingresso all?Accademia di belle arti per seguire i corsi di Dario Querci
e Giuseppe Cellini. Nel 1899 diviene membro dell?Associazione artistica
internazionale e, nel contempo, frequenta lo studio del pittore russo
Claudio Stepanoff. Lasciata nel 1900 l?Accademia di belle arti,
stabilisce il suo studio sulla via Cassia. Matura la decisione di
dedicarsi esclusivamente al paesaggio, ricercando in esso corrispondenze
con il proprio mondo interiore. Contemporaneamente frequenta l?Accademia
del nudo gestita dall?Associazione artistica internazionale. Nel 1903
sposta lo studio in via Margutta. Nel 1904 esordisce alla mostra romana
degli Amatori e Cultori con il dipinto Ore solenni (attualmente
disperso) raffigurante un angolo solitario del Parco dei Daini di villa
Borghese, che suscita l?interesse della critica e viene incluso negli
acquisti reali. Nello stesso anno visita per la prima volta Orvieto e
trascorre un periodo a Narni, dove il muro di cinta del convento di San
Girolamo gli offre lo spunto per il quadro Clausura.
L?opera, realizzata in studio attraverso la mediazione della memoria,
afferma una concezione simbolista del paesaggio attraverso un linguaggio
fondato sull?essenzialità compositiva e cromatica che permette di
conferire al muro, emblema della chiusura nel soggettivo, il massimo
potere evocativo. Esposto agli Amatori e Cultori del 1905, il dipinto
attira le attenzioni del pubblico e degli artisti romani (Balla,
Boccioni, Severini) e viene acquistato dalla Galleria nazionale d?arte
moderna.
Nel marzo del 1905 si trasferisce a Orvieto, dove
rimane fino al 1910 dedicandosi soprattutto all?incisione. Si apre una
stagione particolarmente feconda in cui Prencipe, in sintonia con le
teorie sul paesaggio-stato d?animo e gli indirizzi della letteratura del
tempo, soprattutto franco belga, elabora una sua particolare forma di
simbolismo crepuscolare, dalla natura spiccatamente esistenziale.
Immersa nella nebbia, nella notte o nel crepuscolo, spesso trasfigurata
in termini irreali, ?la città del silenzio? diviene emblema di una
condizione di estraniamento e solitudine.
Costante è in questi anni la sua partecipazione alle
mostre degli Amatori e Cultori di Roma e dell?Associazione degli artisti
italiani di Firenze, mentre nel 1906 presenta il trittico Empirismo,
attualmente smembrato (Roma, Galleria nazionale d?arte moderna;
Viareggio, collezione privata) all?Esposizione internazionale di Milano.
Parallelamente la critica inizia a occuparsi di lui in forma più ampia,
e nel febbraio 1909 un prestigioso riconoscimento è segnato dal lungo
articolo di Federico Hermanin su ?Zeitschrift fur Bildende Kunst?, in
cui viene annoverato come uno dei più promettenti artisti del momento.
Dal gennaio 1910 fino al giugno dell?anno seguente
soggiorna a Roma, dove insieme a Vittorio Grassi realizza vedute da
disegni antichi per la mostra retrospettiva di topografia romana a
Castel Sant?Angelo, allestita nell?ambito delle manifestazioni per
l?Esposizione internazionale del 1911. Il secondo decennio del secolo è caratterizzato da
riconoscimenti ad ampio raggio: la critica (L. Antonelli, 1913; Q.
Risso, 1914) lo indica tra i migliori acquafortisti, è invitato a
esposizioni internazionali (Barcellona 1910, Amsterdam 1912, Biennale di
Venezia 1912 e 1914) e come incisore viene premiato nel 1912 con la
medaglia d?argento della Società di belle arti di Firenze e nel 1914 con
la medaglia vermeil alla I Esposizione internazionale della
grafica di Lipsia. Espone, inoltre, nel 1913 e 1914 alle mostre della
Secessione romana, di cui fa parte del comitato promotore, e nel 1912
alla Mostra giovanile nazionale di belle arti di Napoli. Allestisce
personali a Roma (Lyceum, 1912; Circolo Artistico, 1913) e a Firenze (Lyceum,
1914). Dal 1910 è membro dell'Associazione italiana acquafortisti e
incisori. Nel contempo, il simbolismo delle visioni orvietane inizia a
cedere il passo ad ampi brani di paesaggio naturale, in cui recupera
l?eredità della pittura dell'Ottocento reinterpretandola sugli echi del
cèzannismo e delle accensioni cromatiche della Secessione.
Momento centrale per lo sviluppo della sua ricerca è
il trasferimento in Toscana. Nel 1914 tiene per un anno la cattedra di
incisione all'Accademia di belle arti di Lucca, e, fino al 1921, alterna
la permanenza nella città toscana con soggiorni nella campagna tra la
Versilia e la Lucchesia. Attraverso il pittore napoletano Alceste
Campriani, direttore dell'Accademia lucchese, riallaccia i legami con le
tradizione paesistica partenopea, mentre la frequentazione dell?ambiente
artistico di cultura post macchiaiola ? è, in particolare, molto amico
di Antonio Antony De Witt, Moses Levy e Giuseppe Viner ? lo spinge a
confrontarsi con maggiore decisione con la sintesi costruttiva di
Paul Cézanne e con la tavolozza squillante dell?espressionismo francese.
Tra le esposizioni a cui prende parte in questi anni si segnalano la
Mostra dell?incisione italiana alla Permanente di Milano, nel 1916
l?Esposizione d?incisione italiana a Londra e la Promotrice di Firenze,
nel 1917 la II Mostra d?arte moderna a Forte dei Marmi, mentre nel 1918
tiene una personale a Milano alla Galleria De Conciliis. Pur continuando
a esporre nelle rassegne dedicate all'incisione, dal 1917 smette di
realizzare rami per dedicarsi esclusivamente alla pittura.
Nel 1921 torna a Orvieto, dove rimane stabilmente
cinque anni. Nel 1926 si trasferisce a Roma in via Adige, mantiene
tuttavia fino al 1942 lo studio orvietano nel convento di Sant'Anna. A
fronte delle correnti che animano l?Italia del ritorno all?ordine assume
una linea di moderata modernità e, fedele alla sua ?estetica del
silenzio?, si avvia autonomamente sulla strada del paesaggismo
novecentista. È evidente nella produzione del periodo una strutturazione
tonale del colore più ferma e geometrica. Questa maniera si alterna,
soprattutto intorno al 1930, a lavori in cui l?elemento emozionale è
invece accentuato con sensibilità neoromantica, specie nella serie dei
?profili orvietani? e nei paesaggi campani, opere dalle sottili
suggestioni atmosferiche non immuni dall?influenza di Giacinto Gigante.
La riflessione sulla pittura di Gioacchino Toma ispira invece un gruppo
interni in cui rivive la poetica simbolista dell?âme des choses.
Tra le esposizioni di questi anni vanno citate le
mostre del Gruppo romano incisori artisti, di cui figura tra i soci
fondatori, la Biennale romana (1921, 1923, 1925), la Biennale di Venezia
(1924, 1934, 1936), la II Mostra internazionale di arti decorative a
Monza (1925), l'Esposizione internazionale per l?incisione moderna a
Firenze (1927), la Quadriennale del 1935, il Premio Orvieto (1939),
diverse sindacali dell?Umbria e del Lazio e, fino alla fine degli anni
Cinquanta, le molte rassegne dedicate all?incisione che la Calcografia
organizza in Italia e all?estero. Nel 1927 il dipinto Sole d?inverno
(Terni, Amministrazione Provinciale) è premiato al Concorso di pittura
dell?Associazione nazionale degli artisti di Firenze, mentre nel 1931
riceve la medaglia d?argento del ministero dell?Educazione nazionale per
l?incisione Mattino Romano e per il dipinto Fine d'estate.
Frequenti anche le mostre personali: nel 1922 a Roma alla Galleria
d?arte di Ugo Jandolo con presentazione Federico Hermanin, nel 1923 a
Napoli presso la Compagnia degli Illusi, nel 1924 a Livorno presso la
Bottega d?Arte presentato da Roberto Papini, nel 1927 a Milano alla
Galleria Pesaro ancora presentato da Papini, nel 1929 a Roma alla
Camerata degli Artisti introdotto da Remigio Strinati e a Napoli al
Circolo Artistico Politecnico, nel 1931 a Roma a Palazzo Doria, nel 1932
a Livorno alla Bottega d?Arte.
Nel 1932 gli viene assegnata la cattedra di incisione
all?Accademia di belle arti di Napoli. Nel 1936 ottiene il trasferimento
all?Accademia di Roma, dove insegna fino al 1949. Tra il 1933 e il 1941
incide nuovi rami, che evidenziano nel segno analitico e descrittivo la
sintonia con la sobrietà novecentista e razionalista.
Nel 1937 è nominato accademico di San Luca.
Negli anni Quaranta e Cinquanta è prevalentemente
attivo a Roma, dove, lontano per scelta dai dibattiti che animano la
scena artistica del dopoguerra, continua coerentemente la sua ricerca,
scoprendo nella capitale una nuova ?città del silenzio?. Le piazze del
quartiere Trieste da poco costruito, i tramonti visti dai Parioli o da
villa Borghese, sono il soggetto di dipinti spesso vicini, per la scelta
di un raffinato tonalismo, alle atmosfere della Scuola romana. Musa
ispiratrice privilegiata in questi anni è, tuttavia, villa Lancellotti
con il suo giardino, un hortus conclusus silente e
straordinariamente suggestivo a pochi passi dalla sua abitazione in via
Adige. In questo ritrovato microcosmo del suo universo poetico Prencipe
dipingerà opere dal timbro struggente, in cui la pittura si alleggerisce
in cromie calde e malinconiche.
Frequenti sono, in questo periodo, anche interni
silenziosi e nature morte con frutta, oggetti e libri, da cui traspaiono
colti riferimenti al passato. Numerosi sono, inoltre, i paesaggi
realizzati nelle località in cui si reca in villeggiatura: Formia, la
Toscana, le Dolomiti, Frascati. Proprio con il disegno Vecchie case
a Frascati riceve nel 1961 il Premio acquisto per la grafica alla
III Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio.
Tra le manifestazioni a cui prende parte nel
dopoguerra si citano il Premio Orvieto (1947), a Roma la Mostra d'arte
nella vita del Mezzogiorno d'Italia (1953) e la Rassegna di arti
figurative di Roma e del Lazio (1958, 1961) e a Napoli la Rassegna delle
arti figurative del Mezzogiorno (1953), dove gli viene dedicata una
personale. Nel 1950 la Calcografia nazionale ospita una sua personale di
incisioni con presentazione di Carlo Alberto Petrucci. Tiene ancora due
mostre personali, nel 1952 a Losanna al Teatro Municipale, presentato da
Federico Hermanin, e nel 1955 a Napoli alla Galleria Medea.
Nel 1946 entra a far parte della Pontificia accademia
dei virtuosi al Pantheon e dell?Accademia dei pittori di Madrid e
diviene accademico di merito residente dell'Accademia di San Luca. Nel
1957 il ministero della Pubblica istruzione gli conferisce la medaglia
d'oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte. Muore a Roma il 22 gennaio 1962.
(umbertoprencipe.it)
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