Le vostre replicate ricerche sopra il celebre nostro
Scultore CANOVA e le opere sue, e la più volte addotta mia
insufficienza a rispondervi adeguatamente, da voi sempre
male accolta; mi fecero nascere finalmente, pel desiderio di
pur compiacervi, il pensiero di descrivere, come meglio per
me si poteva, alcune delle opere sue, senza però distinzione
alcuna del tempo in cui furono eseguite, e come mi accadeva
di vederle, e e di ammirarne l'eccellenza. Io dunque ad
altro non aspiro, che a risvegliare, s'è possibile, in
qualche parte almeno, in Voi, ed in quelli che per avventura
leggeranno queste mie descrizioni, quei medesimi sentimenti,
che le produzioni sublimi del più grande Ingegno dell'età
nostra, in fatto di Belle Arti, hanno destato nell'animo
mio. Se non vi stancherete di leggerle, e se la vostra
approvazione mi sarà dell'altrui garante, in un secondo
volumetto vi parlerò di molte altre cose, che tutt'ora
esistono di lui, e più di quelle vi parlerò, di cui ci avrà
fino a quel tempo arricchiti, lavorando egli i
indefessamente, e con una celerità, che dee parer
prodigiosa, trattandosi di marmo, e di perfezione.
Mi propongo pure di scrivere la vita di lui, benché di
essa interamente parlino, dirò così, i suoi lavori; tutto in
quelli, e per quelli solo ei vivendo. Pure di sì grande uomo
essendo preziosa a sapersi ogni cosa, della sua patria vi
parlerò, e della fulgida luce di più belle speranze foriera,
che sparsero i primi tocchi della sua felice matita; e come
la natura con doppia liberalità la doppia via gli aprisse,
che corsero i Fidia, ed i Zeusi; e come, con la fiducia
delle proprie forze, quella più malagevole di Fidia
scegliesse, non però così, che negletta l'altra, orme non vi
abbia impresse luminose e profonde. Ho cercato, di cadere il
men che fosse possibile in alcune pressochè inevitabili
ripetizioni di epiteti. Ma quella idea medesima della
bellezza che viene in mille e mille maniere diverse
rappresentata da un dotto Scultore, il quale alla infinita
varietà della natura, che imita , aggiunge la fortunata
combinazione del bello ideale, che crea, non ha che
pochissime voci per essere espressa dallo scrittore. E quali
e quante gradazioni infinite non ci sono nella dolcezza,
nella soavità, nell' asprezza, nella severità, che il più
delle volte non possono che con una sola voce nominarsi! Per
distinguerle tutte adeguatamente converrebbe che la nostra
lingua, anzi che degli uomini, opera fosse di quella
medesima Divinità, che seppe mettere nelle cose simili una
così meravigliosa dissomiglianza.
Senza cognizioni dell'arte sublime della Scultura, a
tant'uopo necessarie, io mi sono guardata dall'offenderne
l'eccellenza, parlandone poco e male; e mi sono
semplicemente limitata a descrivere gli effetti che queste
opere meravigliose destato avevano nell'animo mio, con la
dolce lusinga che avrei potuto eccitare negli altri quella
commozione, che io medesima risentiva. Peraltro non mi
dissimulo il pericolo di dispiacere ai dotti amatori delle
Arti col non arrestarmi ad individuarne le bellezze con
quelle minute particolarità, che appunto delle Arti sono
proprie, e di dispiacere forse ugualmente, con una troppo
scrupolosa descrizione d'ogni cosa a quelli, che lietissimi
sarebbero stati di commuoversi sopra la mia semplice
asserzione, avvalorata dalla evidenza del contorno, senza
affaticarsi dietro le troppo scrupolose, e tuttavia non
abbastanza chiare mie descrizioni. In ogni modo, non avendo
l'orgoglio (che d'ogni singolarità l'amor proprio si crea
motivo d'orgoglio) di credere unico il mio modo di pensare,
voglio lusingarmi di non dispiacere né a Voi, per quella
tanta analogia di cuore e di spirito che ci lega, né a
quelli, che per avventura penseranno come io penso su questo
proposito.
Comunque sia per parervi di ciò, aggradite la mia buona
volontà, senza rimorso alcuno di essermi stato occasione che
io abbia perduto il mio tempo, od avventurato il mio amor
proprio. Poichè quanto al tempo, come poteva io meglio
impiegarlo che trattenendomi, in compagnia dell'egregio
CANOVA parlando dei personaggi più grandi della Favola e
dell'istoria ? E riguardo al secondo, certa essendo dell'
indulgenza degli uomini in generale per un sesso, verso di
cui piuttosto si compiacciono di esercitare la generosità
che la giustizia, sotto l'egida possente e sicura dell
altrui amor proprio, io mi lusingo di mettere il mio
pienamente a ricovero.
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