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(Fonte : Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova - 1821)
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Monumento del CAVALIER EMO
Procuratore di San Marco e capitano straordinario
delle navi della veneta repubblica
Alto rilievo in marmo
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Questo Monumento dalla Patria riconoscente innalzato
all'ultimo de liberi Eroi Veneziani, è ingegnosamente
composto, e mirabilmente eseguito. Tutte le figure essendo
in parte staccate, egli è un altorilievo, il quale ha
l'appoggio di una lastra di marmo a guisa di muro, e ne
forma la base (vedi ingegno dello Scultore!) una di quelle
batterie galleggianti, che l'Emo inventò, e con le quali
fulminò i Barbari nell' ultima guerra. Il busto,
all'originale somigliantissimo, è posto sopra una colonna
rostrata, che sorge dall'estremità del lido, ed è bagnata
dalle onde del mare.
Crederesti quasi di ferro al suo luccicare l'armatura, che
gli cuopre il petto, e naturale la tinta alquanto abbronzita
del volto, a cui aggiunge severità lo sguardo abbassato, e
l'ampia fronte, ed i capelli pochi e presso che rasi della
testa. Tu lo scolpisti, o Canova, in quello stato Suo
abituale di calma imperturbabile che neppur allora gli venne
meno, quando l'ira furibonda di Nettuno squarciò in Eleos il
seno dei vascelli a lui confidati; e nulla potendo contro la
prora da un tanto nocchiero difesa, di cadaveri, di vele
lacerate, e d'antenne infrante circondolla; sicché l'Eroe
scrisse con quella rara magnanimità al Senato : "Padri
Coscritti , deh! concedete , che per quanto può il mio
patrimonio, ristori di un tanto danno la Patria". Un
bellissimo Genio alato, il Genio dell'Adria fiorente, quello
medesimo, che protesse nelle luminose lor geste Domenico
Michele in Tiro, Enrico Dandolo due volte a Costantinopoli.
Morosini nel Peloponneso, e tanti altri sommi Eroi, quello
medesimo col volo dell'agile pensiero Canoava raffigurò, e
scolpì. Questo vezzoso giovinetto discende dal Cielo (nè
altrove, che in Cielo si vestono così pure ed angeliche
forme); e col sorriso amabile della compiacenza, sta per
porre sopra la testa dell'Eroe una corona civica, che tiene
con ambe le mani.
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Dall'opposto lato la Fama, a cui sorgono sopra le morbide
spalle due grandi ali, deposta a' suoi piedi la tromba,
quasi servirsi volesse d'un più eterno e verace mezzo di
diffondere le lodi del suo Eroe, piega un ginocchio sopra la
Galleggiante, per iscrivere con un' aurea penna il nome
dell'Emo, ed innalza nel tempo medesimo la mano sinistra
verso il busto di lui, additandoci ch'é quello l' Eroe, di
cui vuol rendere eterna la gloria. La dolce serenità, e la
somma attenzione che in quell' atto dimostra, ci palesano
quanto le sia caro quel Grande, ed in quale indelebile
maniera voglia essa alla tarda posterità tramandarne lo
splendore. Le forme celesti di questa mirabil Donna sono di
una grazia e di una bellezza singolare. Placida e tranquilla
rappresentandola nell'attenta e soave sua fisonomia, pare,
che Canova abbia voluto in essa additarci quella bella Fama,
che rimorso alcuno non punge e che di chiara luce adorna,
per correr di secoli non s'oscura, ed accompagna
indivisibile sempre quei veri Eroi, che, se bagnarono le
loro mani nel sangue, nol fecero che pel santo amore della
Patria insultata, minacciata, od oppressa.
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