Fu pubblicata questa Descrizione per le nozze Villabruna e Bernardo; e intitolata al Conte Tommaso Mocenigo Soranzo, Zio degli sposi, colla seguente lettera della contessa Albrizzi.
" Era ANTICO, lodevole, e gioconSO cstume della Patriatria nostra che nei lieti e fortunati avvenimenti d'illustri cittadini, nei quali per un felice accordo d'universale fratellanza ognuno facea propria la gioja altrui, la Città tutta si rivestisse esternamente a lietissima e splendidissima pompa. Creduto avrebbe a prima giunta uno straniero, approdando in un di quei giorni nelle mansuete nostre lagune, che il nome si celebrasse di un avventuroso cittadino, il quale la Patria salvata avendo, il giusto e dolce tributo ottenesse della universale spontanea riconoscenza.
Vedeasi Ciascheduno nelle proprie Case e officine con quanto aver si trovava, e fosse pur nobile o volar merce, tessere indurstriosissimamente mille e mille nobilissimi trofei allusivi alla persona, alla famiglia, o alle gesta del cittadino fortunato, sicchè non senza dilettevole maraviglia scorgeasi spesso sistituirsi alla preziosità della materia, la garbatezza la grazia, e talvolta la stessi bizzrarria del disegno; nè picciolo era il numero delle produzioni dei migliori insegni, che in verso e in prosa usciano a vie più rallegrare la festività di quel giorno. Se dunque per uso, e panni anche per ragione non disdice valersi di ciò che di più nobile posseder si crede per dimostrare la propria gioja; e se un pubblico testimonio di stima nutrisce l'amicizia fra le anime gentili, siccome la rugiada le delicate foglie dei fiori nutrisce; quale più fortunata occasione potrei cogliere per esternarvi la mia, di quella che mi si presenta in questo giorno, in cui Voi, affezionatissimo e sollecito Zio, affidate a giovane compito pei doni d'una ben coltivata natura, l'amabilissima, ed a me pur si' cara vostra Nipote, a cui non permetteste d'accorgersi mai, per dir tutto in una parola, della mancanza de proprj suoi genitori. Trascelta dunque da una piccola raccolta di Descrizioni che mi stava preparando, quella che a Voi parvemi increscer meno delle altre, e che trattando di un'opera elle mi appartiene, e' anche più di tutte cara al mio cuore, ve la intítolo; benchè destinata fosse a veder la luce in compagnia delle altre, siccome appunto coloro, che deboli per natura cercano ne' compagni scambievole conforto e sostegno.
Possa essa ritrovare quella indulgenza che da Voi ottenne, Amico cortesissimo, anche nell'animo del Pubblico difficile; il quale ne' a torto forse, o poco o nulla curandosi di quelle affezioni particolari, che pur sono anima, vita, e conforto deggli individui, ama piuttosto di vagare nell'immenso spaziO dei sentimenti sublimi, che ristringersi, e quasi dissi rimpicciolirsi tra i famigliari, per quanto dolci ed affettuosi si sieno.