Pittore piemontese, nato a Cambiano,
oggi professore alla R. Accademia di Torino, espose a
Milano, nel 1883, Cristo in croce, buon quadro per
intonazione e robustezza di disegno, ed a Torino, nel 1884,
aveva otto quadri : La cella delle pazze
(inspiratagli dal romanzo del Verga, La storia di una
capinera), un suo Ritratto; Un ritratto
d'uomo; La Comba di Susa ; In montagna; Studio dal vero;
Selam e Studio, che gli fruttarono elogi
grandi dai critici e dai visitatori di quella Mostra. Il
primo specialmente destò l'ammirazione di tutti. Un critico
scrive così nella Esposizione Italiana di Torino, edita dal
Sonzogno nel 1884: "Fu un ardimento il solo concepire questa
tela. Sono due sole tinte principali; col bianco e col nero,
ha fatto uno splendido quadro, davanti al quale tutti si
fermano e non sanno sì presto staccare gli occhi. In questo
quadro vi è il dramma, vi è la vita: e ciascun volto è per
sè stesso un poema rivelatore degli intimi dolori delle
recluse".
A Venezia, nel 1887, espose
L'inverno a Torino, opera vigorosa e piena di verità,
ben colorita. Espose pure un quadro intitolato Rottura
che rappresenta una gola tra monti dirupati, eccellentissima
tela. Nell' aprile di quest'anno (1890) il Grosso ebbe
commissione da S. M. il Re di dipingere un ritratto a olio
di S. A. R. il principe Amedeo, duca d' Aosta. Di questo
ritratto, per le notizie che ne abbiamo, ne saranno eseguite
tre copie: una sarà collocata al Quirinale, l'altra nel
Palazzo Reale di Torino e la terza nel Castello di Monza.
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