Pittore trentino, nato ad Arco il 15
gennaio 1858, da povera gente. La sua vita è un vero
romanzo. Privato in tenera età dei genitori, andò a Milano
presso una sua parente; ma dopo pochi mesi volle cercare
fortuna in Francia e a piedi intraprese il viaggio,
soffrendo non poche volte i tormenti della fame. Non gli
riuscì di terminare il viaggio, e un fattore impietositosi
di lui, lo tenne con sè come guardiano di porci, e il povero
Giovanni dové accontentarsi di quella vita per molti mesi.
Tuttavia nei lunghi ozii del suo mestiere, l'istinto di
artista si manifestava sempre più in lui, e un giorno
disegnò con pezzetti di mattone e di carbone un porco, il
migliore del suo gregge. Fu una rivelazione: i villani che
ritornavano dal campo, cominciarono a soffermarsi dinanzi a
questa meraviglia; la voce si sparse in un momento pel
paese, trassero sul luogo tutte le autorità e il nuovo
Giotto venne portato in trionfo, e il sasso caricato sopra
un carro portato al Municipio. Il Segantini volle allora
ritentare la fortuna e tornò a Milano, dove più tardi
incominciò a frequentare la scuola d'ornato a Brera,
riportando vari premi. La sua pittura, dice un critico, è
piena di attrattive e di difetti, di deficienze e di
esuberanze, è il portato insomma di un ingegno che ha tutte
le espansioni e le audacie di una gioventù spensierata ma
rigogliosa; di un ingegno cresciuto di virtù propria, senza
vincolo di precetti scolastici che spesso modificano quando
non soffocano la originalità della ispirazione. Il Coro
di Sant' Antonio fu il lavoro che gli procacciò una
grande stima fra gli artisti, e gli diede mezzo di poter
lasciare l'Accademia nella quale poco gli sarebbe rimasto da
imparare. Questo quadro che fece conoscere per la prima
volta il giovane artista, è un lavoro veramente magistrale.
La luce cade da un vasto finestrone e investe gli stalli,
passando dinanzi ad un vecchio quadro, le cui figure
traspaiono con effetto sorprendente da dietro il grigio velo
dei raggi. L'ambiente è assai indovinato, il rilievo
evidentissimo, le ombre sentite; un chierichetto nano
aggiunge vita alla scena. Questo quadro venne messo nella
terna pel premio Principe Umberto.
La Tisi Galoppante è un quadro
che infonde una grande tristezza nell'anima e dà quasi un
senso di raccapriccio; La Ninetta del Verzee; Il naviglio
di San Marco; Le stelle del mattino in cui l'effetto di
luce è stupendo; In un tramonto e Dopo il teatro
sono lavori bellissimi e che hanno reso il nome del
Segantini carissimo all'arte. Altri stupendi dipinti del
Segantini furono oggetto di grande ammirazione alla
Permanente di Milano. Così nulla è più grandioso di quella
scena: Dopo un temporale sull'Alpe; né minore
solennità è nell' Ultima fatica del giorno. Nelle
Due madri è rappresentato un pensiero alto e gentile; la
glorificazione dell' amore materno. In questa tela è
ammirabile la intonazione ed il rapporto del colore fra la
tinta del cielo illuminato dagli ultimi raggi del sole, e le
masse oscure del terreno già immerse nella penombra: è nel
quadro una maniera che ricorda la grandiosità dell'antica
pittura. L' opera migliore del Segantini è Il reddito del
pastore che tosa una pecora pazientemente distesa su un
mucchio di lana che prima di lei hanno deposto le sue
compagne. Altra scena mestissima è il Bacio alla croce
pieno di gentilezza e che conferma ancora una volta la
valentia del Segantini nell' arte pittorica. Del Segantini
abbiamo moltissimi altri lavori, dei quali riferiamo qui i
titoli: Vuota, quadro che é ora di proprietà del
signore Gio Batta Torelli: Allora; Oggi; Raccolta di
Bozzoli; Impressione di vento; Al Guado; Stalla; Babbo è
morto; Ita tua benignissima miseratione hau armenta
custodire. Alla Stanga, quadro premiato con medaglia d'
oro all'Esposizione internazionale di Amsterdam, nel 1886.
Inoltre: Sole d' Autunno; La Tosatura. Quest' ultimo
quadro fu premiato con medaglia d' oro ad Anversa, ed è
importantissimo per qualità eminenti; ne è ora proprietario
il cav. Grondone di Milano.
Espose, nel 1887, a Venezia, una
pittura mirabile: Ave Maria, premiata con medaglia
d'oro all'Esposizione di Amsterdam, nel 1883, ed ora n'è
proprietario il signor A. Grubiev; insieme a dodici studi
pregevolissimi. Ottenne un'altra medaglia d'oro a Parigi
coll' Abbeveratoio. Riportiamo qui alcuni giudizi di
critici d'arte sulle pitture del Segantini. Così si esprime
un critico, nella Commedia Umana: " La pittura del Segantini
va considerata non quale artifizio creato dallo studio, ma
come manifestazione di un' indole artistica che sfugge alle
norme comuni, e si crea un ambiente individuale.
Individualità che è la nota caratteristica della sua opera:
egli va preso per quello che è, non per quello che potrebbe
essere, e si può desiderare che le sue facoltà artistiche
vengono poste a servizio di un' arte più moderata e
corretta, ma queste facoltà non si possono bandire e tanto
meno negare. Ho detto del desiderio di un'arte più corretta,
giacché il lato debole del Segantini è specialmente nella
deficienza della esecuzione manuale: nello sprezzo ribelle
della forma che spinge la scorrettezza del disegno a tal
punto, che urta il sentimento del vostro occhio, e turba a
tal modo la serenità del vostro giudizio da fuorviarne la
primitiva impressione. Difetto che in gran parte deriva
dalla forza giovanile di una fantasia ardente che forma un
pensiero, un episodio, una veduta sulla tela senza soverchia
preoccupazione della forma, la quale nella lotta faticosa
della creazione artistica resta troppo spesso e di troppo
soccombente, portando così un grandissimo squilibro alla
armonia della composizione.
Però dimenticata per un istante questa
pecca che pure è gravissima, ma che il tempo e lo studio,
potranno in tale ingegno facilmente cancellare: fate
astrazione da simile questione affatto tecnica, ed osservate
il quadro per sè stesso, il quadro come scena pittorica e
come idea informatrice. Ed allora chi è che non si sente
compreso, come avviluppato da quel sentimento di poesia,
d'ingenuità, di malinconia e a volte di grandiosità che
spira da quelle tele, nelle quali ha il Segantini descritto
i mille episodi della vita povera, umile, volgare della
gente di campagna? La monotona esistenza di quella
poverissima gente, vita senza contrasti e senza passioni che
tutta si svolge nel faticoso lavoro che ne riempie le lente
giornate, è ritratta in tutta la sua primitiva semplicità
con somma ingenuità di espressione e di forma, ma non priva
di quella maestà che vi apporta il sentimento della natura,
per cui il più umile episodio si eleva a forma d' arte ".
Nella Cronaca di Belle Arti, A.
Bersellini così scrive del Segantini: " Eccolo il forte
artista, quello che come pochi ha lottato per giungere,
lanciando al pubblico arditamente la sfida, e dopo averlo
conquistato, dopo averlo commosso con una serie d'opere
insigni si sottrae ad esso, quasi disprezzando il plauso
ottenuto, e lasciandolo sempre in aspettazione di altre
opere, onore dell' arte nostra. Giovanni Segantini , lassù,
a 1,600 metri sul livello del mare, in Val d'Albola, fra le
montagne dei Grigioni, circondato soltanto dalla sua
famiglia, ha quasi dimenticato il mondo che rende tanto dure
le lotte per la vita e per il raggiungimento del più puro
ideale. Riuscire, imporsi, non arrampicandosi dietro il
successo, ma strappando alla natura i sentimenti più
elevati, rendendo brani di cielo di una limpidezza non
conosciuta , tolti lassù ad una altezza quasi prodigiosa,
dove tutto è trasformato, dove (lontano da ogni sorta di
rumore, da qualsiasi preoccupazione, che possa derivare o
dal pubblico, o dagli artisti) , il pittore si sente proprio
solo davanti all' opera sua, eh' egli stesso giudica col
confronto immediato e terribile di ciò appunto che ha voluto
ritrarre, insoddisfatto sempre ove l'intento supremo non sia
raggiunto. Ed è questo cui il Segantini ha sempre mirato:
fare scorrere nei suoi quadri la vita vera delle cose,
rendere la natura col suo sentimento, coil'anima sua,
prestare sangue e muscoli agli esseri animati, ritratti
sulla tela, farvi circolare l'aria, farvi splendere la luce;
fare il quadro insomma vivo e parlante. Ottenere,
raggiungere questo, ecco lo scopo dell'opera di Giovanni
Segantini. S'egli v'è riuscito, se vi riesce sempre, è
perchè ha avuto la grande virtù di sottrarsi al successo
volgare, sprezzando il mercantilismo di qualunque genere,
non volendo sapere di nulla se non dell' opera sua ".
Ci piace riferire ancora quanto scrive
P. G. Molmenti, nel Fanfulla della Domenica: " Del
Segantini, pittore originalissimo, ci sono all'Esposizione
cinque quadri ed una raccolta di disegni. Questi ultimi, a
dir vero, sono una troppo manifesta imitazione del Millet.
Ma dinanzi al quadro che ritrae un vasto prato di montagne
con le vanghe alla stanga, l'altra una mucca
all'abbeveratoio, io trovo una serietà d'indirizzo, che
cerco invano in molti altri quadri lodatissimi. Ma intorno
al nome del Segantini, come intorno al nome di coloro , che
hanno ingegno singolare, fervono impetuose le dispute.
Certo, alcune sue tele sembrano arazzi, tanto è freddo ed
argentino il colorito, tanto in sulle prime, sembrano
sbagliati i rapporti. Anche i contorni degli animali e delle
cose sono eccessivamente rigidi. Ma dopo esser tornati più
volte davanti a questi quadri, si finisce per comprendere
l'intimo sentimento, si finisce per ammirare questo
artefice, che va solo per vie non battute, sdegnoso d'ogni
effetto e d'ogni lode volgare, non avendo se non la cura di
rendere l'impressione del vero, così com' egli la sente,
piena di poesia e di mestizia. Egli esce con la mente dai
ristretti confini dell'odierna arte italiana, e in tutta
l'opera sua, così fieramente combattuta, si espande una
tranquillità affascinante, una sobrietà eguale e costante ".
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