Pittore lombardo, nato a Bergamo,
residente a Milano. Si occupa in modo speciale del ritratto
e vi si distingue per la riproduzione vera dell'originale, per
la vivacità del colorito, per il disegno
corretto e accurato; qualità che rendono i suoi lavori
degni della comune ammirazione, anche dei critici d'arte
più
severi. Conosciamo di questo artista molti lavori, esposti
con successo in varie Mostre di Belle Arti. All'
Esposizione di Roma, nel 1883, s'ammirava un bel ritratto
del signor Luigi Bernasconi, ed un altro quadro
rappresentante: Una vittoria del cristianesimo ai tempi
di Alarico. A Torino, nel 1884: La derelitta; Ritratto di
vecchio, Ritratto del cap. Fondacaro. Inoltre: Beone, di proprietà, del cav. Francesco Vittore Salvi; ritratto di
proprietà del cav. Tasca; Ritratto della signora Dell'Acqua;
Ritratto, per commissione del cav. Emilio Treves;
Ritratto
del cav. Lumi Dell'Acqua, sono lavori che furono ammirati
alla Esposizione di Milano, nel 1880. Finalmente alla
Mostra di Belle Arti di Venezia, nell' anno seguente,
presentò: Ritratto del colonnello Tasca; Beone, già esposto
a Milano; Ritratto. A proposito del quadro: Un trionfo del cristianesimo ai tempi di Alarico piace qui riferire
quanto scrive F. De Renzis nelle sue Conversazioni
Artistiche:
"Un artista che non lascia dubbio sulle
intenzioni sue, mi sembra il signor Tallone. Egli
chiaramente e senza sottintesi mette nome al suo quadro:
Il trionfo del Cristianesimo. Anche il Tallone ha dipinto
una delle otto o dieci tele grandiose della Mostra. La quale
figura assai bene, nel fondo d'una delle sale, ove lo spettatore può allontanarsi a suo bell' agio per trovare il
punto, che meglio s'accordi ai suoi mezzi visivi. Questo
Trionfo piace sulle prime. Una tinta chiara aleggia fra le
figure ed il paese. Una sobrietà di colore, un impasto
simpatico, una sapiente distribuzione di toni, rende
armonico il tutto. Vi fermate attratto da qualche figura
luminosa, resa con verità, dipinta con larghezza da una mano
sicura. Guardate a lungo e l'interesse non cresce. È là una
folla, una parvenza d'eccidio; coltelli e daghe sguainate,
vecchi, donne, fanciulli destinati al macello dei soldati d'Alarico vittoriosi. Preparate il vostro spirito a una
commozione purchessia. Dite nel vostro animo: ci siamo!
Eccoci in presenza d'un dramma o di una tragedia. In tutta
questa brava gente ci sarà bene chi vorrà procurarmi un sentimento di terrore o di gioia, chi vorrà gettare nel mio
cuore un ricordo lungo, se non imperituro. Le vittime
innocenti mi innoveranno a pietà. Avrò un dolore, un
ribrezzo, una malinconia. Niente! Il dramma intravisto vi
sfugge, l'entusiasmo si raffredda, la commozione scema,
finché, stanco dall' inutile atteso piacere, i vostri
sguardi si posano altrove. È dunque mediocre il quadro e l'artista privo di valore? Oibò, Il dipinto ha pregi incontestabili;
l'autore mostra un ingegno grande, una
conoscenza d'arte da molti invidiata. O allora? Proviamoci a
spiegare questa, che a prima giunta sembra un'anomalia e
non è. Siamo nel 410. Son costoro i barbari saccheggianti
Roma, e quelle brave persone dall'occhio mite sono predoni
di Alarico I, re dei Visigoti? Non è chiaro. Due volte s'era presentato alle nostre porte quel re, e dal sognato
eccidio aveva receduto. Ma la passione era in lui troppo
viva; era una nostomania incurabile e andava guarita col
possesso. - Sento in me qualcosa che mi eccita a prendere i
tesori di Roma - egli soleva dire. Tanto tonò che piovve.
E
il saccheggio avvenne. Il Trionfo del cristianesimo, è poi
questo: che, al dire di uno storico, gli arredi sacri e le
sante reliquie furono salvate per ordine del re; dagli
stessi predoni volontariamente furono portate alla
basilica. La scena del signor Tallone è dunque nelle vie di
Roma. S'apre la calca stipata per lasciar passare una
fanciulla dallo sguardo divino; la quale precede la turba
avanzantesi processionalmente, che trasporta messali, patene
e croci. Domina il quadro la figura illuminata, quasi
raggiante, di questa bionda vergine, che cammina tenendo un
oggetto sacro fra le manine affilate. Ella cammina e
discende verso lo spettatore; però, ove metta il piede,
non guarda, poiché i suoi occhi ispirati si volgono a Dio,
non pensando che è facile cadere, andando in quella guisa
sul lastricato sconnesso. Ma le vergini sedicenni non hanno
esperienza. Ignorano perfino quel che accadde al filosofo
greco innamorato delle stelle. Deliziosa e gentile
personcina questa; tutta di bianco vestita, spirante la
serenità mistica degli angeli e dei serafini. Più simpatica
che vera, ideale più che terrena; con l'incarnato quale si
vorrebbe trovare nelle donne, i capelli d'oro zecchino, le
mani stupende, i cui ditini sfumantisi in punte, non mai
viste, portano la teca sacra, per virtù di equilibrio, con
una grazia semplice, che nasconde la civetteria. Ah davvero,
questa fanciulla, d'una purità dolce, io staccherei dal
quadro, se fossi padrone di ciò fare; l' appenderei in capo
del letto alla mia figliuola, come l'angelo tutelare della
sua virtù. II pittore, nel metterla lì, in quella positura
tranquilla, si è per fermo ispirato, più di quanto egli non
crede, alla Santa Cecilia vista a Bologna. In
quello stesso attegiamento,
di faccia come quella, cogli occhi rivolti al cielo, è la
bella santa di Raffaello. Ma quel che nel sommo pittore
forma la più alta espressione del naturale e del vero, qui
diventa una maniera scivolante nell'affettazione. Che la
Santa Cecilia ispirata, guardi in su, si capisce. Ella è
ferma, non cammina. Le sue mani s'aprono , perocchè, vinta
dall'estasi d'un canto celeste, lascia sfuggire l'istrumento.
S' intende. E' semplice, naturale quel gesto. Nel gruppo
circostante tutti sono immobili, ma sono tutti in egual modo
presi dall'ammirazione; ascoltano commossi l'armonia
piovente dall'alto! Non è un solo particolare che non concorra a spiegare nel quadro immortale,
l'atto della
santa proteggitrice della musica. Intorno alla fanciulla,
in questo Trionfo del Cristianesimo, dovrebbe l' eccidio
esser grande, se alcuno ponga mente ai coltelli sguainati,
alle vittime designate al sacrifizio, commiste ai soldati
del Visigoto. Ma qui il trionfo si cangia in miracolo
addirittura. Quella processione giunta che sia nel mezzo
della strada, tutti colpisce di una immobilità stravagante.
Chi uccideva, a uccidere più non pensa; guarda la
fanciulla che passa, chi le voglie brutali voleva sfogare
sul busto procace d'una romana innocente, si ferma
impietrito.
Quella visione tutti fa immobili, li irrigidisce
a mezzo negli atti, come tocchi dal fulmine. Allora lo
spettatore chiede a sè stesso: Come mai la folla
avanzantesi sulla lunga via non ha prima d'ora fermato gli
atti istantanei che si compievano, se tanta potenza ha sugli
animi dei devastatori? Chi uccideva non ha udito i gridi
lontani avvicinarsi man mano? E l'oncia di popolo non ha
fermato già da lungi l'azione, per la novità del caso?
Quei barbari sanguinari non fanno da vero? La loro ferocia è
sumulata; quei coltelli sono di
zinco, quel costume così ben dipinto è dunque un
travestimento? Io lo credo. Quelle teste non sono di
Visigoti inferociti dallo stupro e dalla carneficina. Non è
quello lo sguardo di gente presa dalla voluttà della rapina
e dell'eccidio. Nessuna vittima ha lo spavento dipinto sul
volto, perchè sa di non correr pericolo. Alarico non c' è,
il quale sente quel non so che, fatale alla vita e
alle sostanze dei Romani e di Onorio.... "Et voila pourquoi,
votre fille est muette!" Questa è la ragione; sono queste
ragioni che dal quadro del signor Tallone ritraggono la
simpatia in sulle prime data largamente. II dipinto non è
per anco finito. V'è scritto e si vede: se alcuni impasti
di colore sono sagaci, se certi rilievi sono evidenti, e
studiata è l'arte prospettica; se il disegno è fatto di
mano franca, e i particolari son resi, più di un personaggio non é modellato abbastanza. Certe carni
dovrebbero essere appetitose, e sono prive d'ogni più
lontana sensualità. Così il seno della donna disegnata di
scorcio e trascinata dal vincitore, par che versi dal busto
semiaperto. Quel petto affediddio non regge al ragionamento
della storia naturale. Se è solido perchè si allunga? E se
avvizzito, come mai le due parti divergono? Alcuno non creda
severo il giudizio o sfavorevole al pittore. Se non avessi
convincimento che al signor Tallone è serbato un glorioso cammino nell' arte, oh! da vero tanto inchiostro non avrei
speso, e tanta cura a discuterne il valore."
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