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(Fonte : Dedalo - Rassegna d'arte - 1922-23)
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UN BOZZETTO INEDITO DI ANTONIO CANOVA
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Senza dubbio il primo centenario dalla morte di Antonio Canova richiamerà nuovamente l'attenzione degli studiosi e del
pubblico su questo artista da tanto tempo trascurato, e molto probabilmente farà anche sentire il bisogno di uno studio più
completo e più profondo, e nello stesso tempo più imparziale, intorno alla sua arte.
Non già che manchino gli scritti sul Canova, ma nella maggior parte sono dovuti a persone che, all'entusiasmo di tutti i
contemporanei per il grande scultore, univano l'amicizia che li legava a quell'uomo dall'animo profondamente buono e gentile,
e ci fanno conoscere l'uomo più che l'artista. Poi l'ammirazione cieca e sconfinata per il rinnovatore dell'arte secondo i
dettami degli antichi, venne in breve tempo trasformandosi in un giudizio severo, per cui alla fine egli fu considerato come
un copiatore di monumenti classici, e nelle loro forme esteriori solamente, perchè non seppe renderne nè la vita nè il
sentimento.
L'ultimo scrittore che s'occupò del Canova, Vittorio Malamani, raccolse tutti gli aneddoti e tutte le notizie intorno alla
sua vita e alle sue opere senza però esaminarle dal lato artistico. Forse solamente ora, cessate le prevenzioni, riuscendo a
considerare nel suo complesso e a comprendere il periodo in cui egli visse e del quale egli fu il più insigne rappresentante,
e sapendo cogliere la sua vera personalità artistica nelle varie manifestazioni che troppo spesso non rispecchiano altro che
l'indirizzo dell'epoca, si potrà giungere ad un giudizio sereno e sicuro su Antonio Canova.
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Delle sue opere si può dire che non ve ne sia nessuna che non ci sia nota, anche quelle che per varie ragioni rimasero allo
stato di modello. Non sono stati invece finora considerati alcuni bozzetti (i cui gessi sono nella Gipsoteca di Possagno e
nel Museo Civico di Bassano), probabilmente perchè quasi tutti ci rappresentano i primi abbozzi di opere ben conosciute, o
perchè furono giudicati come semplici studi, anzi quasi passatempi dell'artista.
Tra essi ve n'è uno che acquista un'importanza singolare poichè, mediante alcuni documenti conservati nell'epistolario canoviano
e ancora inediti, possiamo identificarlo come il bozzetto di un monumento funebre che non sappiamo se il Canova tradusse poi
nel marmo. Si tratta di un piccolo gesso esistente nel Museo di Bassano, indicato nel catalogo semplicemente come " bozzetto
per monumento funebre ". È un bassorilievo. Alla piramide che serve di sfondo è addossato un sarcofago, sul quale, a sinistra,
si abbandona una donna che tiene nelle mani una corona. A destra sui gradini che servono di basamento alla piramide, è seduto
un genio, con due lunghe ali alzate, appoggiato ad una face rovesciata, e accanto a lui vigila un cane. Un fanciullo anch'esso
alato e piangente, è accoccolato sotto l'urna. Nella parte superiore, la piramide è ornata di un medaglione con un ritratto
di profilo virile.
È evidente dalla sommaria modellatura che qui si tratta di un semplice abbozzo. Il monumento gli era stato ordinato da un
americano, il signor Frank Newton, per un suo amico morto in giovane età, e doveva sorgere a Filadelfia. Il contratto stipulato
il 31 maggio 1794, oltre queste notizie, ce ne dà una descrizione che corrisponde in tutti i particolari al bozzetto. Da essa
apprendiamo anche il significato allegorico delle due figure: il giovane con il cane è il Genio dell'Amicizia, il fanciullo
è un Amorino. Il basamento doveva essere in marmo macchiato, ed il resto in marmo statuario di prima qualità: l'altezza del
monumento, circa 16 palmi romani, le figure di grandezza naturale; il prezzo 5000 scudi romani.
Insieme con il contratto sono conservate tre lettere del signor Newton scritte da Firenze l'anno stesso. Nei brevi accenni al
monumento esse ci dicono che il Canova si mise subito al lavoro, molto probabilmente per tradurre il bozzetto nella grandezza
stabilita, perchè chiese il consenso del committente per apportare un piccolo cambiamento nella disposizione delle figure:
in che consistesse il cambiamento dalla risposta di Newton non risulta.
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Il monumento fu eseguito? Nulla c'impedisce di crederlo: ma siccome nessun catalogo e nessun biografo lo ricorda, ed essendo
andato evidentemente perduto il resto della corrispondenza, è impossibile, conoscerne, per ora, la sorte.
Ad ogni modo, stabilito che questo bozzetto fu fatto per un monumento, e non per studio, e stabilita la data, si comprende
di quanto interesse esso sia, perchè ci rappresenta uno dei primi grandi monumenti canoviani in bassorilievo, e perciò ha in
sè i motivi dei mausolei pontifici precedenti, ed elementi che saranno svolti in seguito nei monumenti a Tiziano e a Maria
Cristina d'Austria.
Ben note sono le tombe erette dal Canova a papa Clemente XIV Ganganelli e a Clemente XIII Rezzonico, l'una nel 1787 nella
chiesa dei Santi Apostoli, l'altra in San Pietro nel 1792, monumenti giustamente famosi, che segnano l'affermarsi della nuova
arte neo?classica, pur mantenendo lo schema di quelli barocchi, giacchè nel centro v'è il sarcofago fiancheggiato da due
figure allegoriche, e in alto la figura del pontefice.
Pochi anni più tardi, nel 1795, per preghiera di alcuni patrizi veneziani, il Canova faceva il modellino di un monumento a
Tiziano, e in esso vediamo un completo distacco dalle forme precedenti. Siccome gli avvenimenti politici impedirono
l'esecuzione dell'opera, di questo modello l'artista si valeva largamente per un altro mausoleo, commessogli quattro anni
dopo dal Duca Alberto di Saxe?Taschen in memoria della moglie Maria Cristina.
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Il bozzetto Newton (possiamo chiamarlo così essendo sconosciuto il nome del defunto) a prima vista sembra, in alcune delle
sue parti, una variazione in bassorilievo delle tombe papali. Dal monumento Ganganelli infatti è copiato il sarcofago, e da
esso è pure tolta la figura della donna piangente: qui l'atteggiamento è più abbandonato e non scevro di una certa esagerazione,
ma la figura è la stessa. Il genio alato invece ha una stretta affinità con quello del monumento a Clemente XIII.
Però, oltre alla tecnica diversa, vi è un'altra innovazione: la piramide. Questa forma monumentale era stata usata frequentemente
nell'arte barocca, e ripresa dall'arte nuova come un motivo classico per eccellenza. La piramide, che qui appare timidamente,
assumerà un vero carattere costruttivo nei due monumenti sopra ricordati e serve quasi da cella mortuaria, decorata in alto
dal medaglione del defunto: in basso da una porta, verso la quale si avanza su pei gradini, una specie di processione di
donne addolorate, ravvolte nei manti, che portano l'urna e corone di fiori : le Arti nel mausoleo al pittore cadorino, le
Virtù in quello alla principessa benefica e pia. Tanto nell'uno che nell'altro è ripetuto il genio alato che assume un
diverso significato simbolico: nel primo è nella stessa posizione che nel monumento Newton (salvo le ali abbassate), e così
pure era nei primi disegni del mausoleo a Maria Cristina, ma fu poi modificato per l'aggiunta del leone, voluta dal duca
Alberto.
Così mi pare che il bozzetto Newton meriti di esser conosciuto perchè è l'anello di congiunzione tra i mausolei pontifici
ed i grandiosi monumenti successivi, i quali sia per la novità del concetto, sia per l'insieme architettonico e la
disposizione delle figure non hanno con quelli alcuna relazione.
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SOFIA CHINI. Bologna, febbraio 1922.
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