In questo mese, nel diciannovesimo giorno del 1914, e morto
a Milano, dov'era nato nel 1841 e dove aveva quasi
ininterrottamente vissuto, Filippo Carcano; il Maestro della
pittura lombarda come si continuava a dirlo. Il maestro,
però, da tempo era morto. Morto all'arte, morto alla propria
arte per la quale ormai più nulla poteva aggiungere al molto
che aveva dato, Filippo Carcano si sopraviveva.
Pure il suo sopravivere non mancava di attrattive. Poichè
egli era animato da una illusione di progredimento che, se
lo spingeva a tentativi da sembrare aberrazioni, non poteva
a meno di mantenergli continua l'ammirazione dei più, della
massa sempre aliena dal rompere il grigiore della propria
pigrizia intellettuale col raggio di luce dell'idolo nuovo.
Cosi, recentemente, potè essere segnalato con benignità un
suo tentativo — la pittura-scultura, intesa a materializzare
le distanze dei piani - che non si potrà giudicare prima
della prossima Biennale Veneziana dove dicesi debba
figurare, ma che, a quanto se ne e potuto sapere, sembra
destinata ad essere soltanto nuova prova di quella illusione
che ho detto avere animato il sopravivere dell'artista.
Già nella Decima Internazionale veneziana, nella sua saletta
di acquarelli orientali, il Carcano parve moribondo se non
morto all'arte. Ma forse prima ancora egli era sul
declinare, ed ineluttabilmente proseguiva nella discesa
della sua parabola da quando aveva voluto superarsi «
sovrapponendo » nella propria opera il poeta al verista.
Egli intuì si che superarsi era necessario ma non vide come.
Anzi, non credette d'aver compiuto tutto il suo compito con
quel trapasso dall'accademismo convenzionale al verismo
dell'aria aperta che fece di lui il rivoluzionario,
l'innovatore, ed il maestro della pittura di paese.
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Preso
posto d'avanguardia a vent'anni, a trenta o poco più si
faceva accusare, per a La lezione di ballo, di
essersi messo al servizio della camera ottica e di adorare
con la testa nella polvere la fotografia; accusa che egli
doveva vittoriosamente respingere dipingendo subito dopo
La partita al biliardo in un ambiente dove prender
fotografia del soggetto non sarebbe stato possibile senza
abbattere un'intera parete.
Nel 1882 con La Piazza di San Marco a Venezia, vince
il premio Principe Umberto; nel '98, alla triennale di
Torino, suscita critiche e critiche « sovrapponendo » il
poeta al pittore in Fra cielo e terra; nel '97 vince
nuovamente il Principe Umberto con quel Cristo che bacia
l'umanità del quale il Previati, relatore, ebbe a
scrivere essere « tale l'energia pittorica con cui la
luminosità del cielo avvolge le varie parti del quadro che
il concetto ideale o mistico voluto dall'artista è nella sua
unità ottenuto ». Giudizio simile, invero, può lasciar
pensare erroneo e il parlare di « sovrapposizione » per
Filippo Carcano ed il solo dubitare che egli abbia aggiunto
qualche cosa al pittore verista; ma bisogna anche osservare
che, intanto, per conto suo, il Previati ha tagliato tutti i
suoi ponti quando ha voluto esprimere come sentiva. Così
appunto come fece il Carcano quando volle dipingere quel che
vedeva e non che gli insegnava l'Hayez all'accademia.
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La personalità artistica di Filippo Carcano può essere
comunque chiusa nei limiti del verista che per certi aspetti
fu il Verga della pittura, del paesista che spalancò le sue
arieggiate lontananze montuose di fronte alle scenografie
chiuse degli ultimi romantici. Quando, abbastanza
recentemente, il Carcano sostenne che senza vero non si fa
niente, ma anche che pure senza fantasia non si fa niente
perchè al vero bisogna aggiungere l'artista, si poteva
credergli sulla parola. Ma soltanto sulla parola ! Non sul
fatto, improbo per lui.
Filippo Carcano venne chiamato maestro anche quando non era,
nel migliore dei casi, che un cattivo discepolo di se
stesso, ma — fecondo, versatile, equilibrate, tenace —
fruttificò meravigliosamente sul nuovo fiorir d'arte da lui
iniziato : trattò innumerevoli generi e sparse la propria
produzione dovunque. Il troppo che fece verrà eliminato
certo come sempre avviene quand'è l'ora dello spassionato
calcolo dei valori, ma rimarrà di lui ancor tanto da far
ritenere nel vero chi ha scritto meritare Filippo Carcano di
stare accanto ai maestri della grande tradizione italiana.
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Giannetto Bisi |
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L'Emporium si è occupato in varie riprese di Filippo
Carcano, illustrandone le migliori opere. Cfr. i fasc. di
Luglio 1897 (L'Esposizione di Brera) - Giugno 1899 (Studio
biografico) - Agosto 1903 (Esposizione della Permanente) -
Settembre 1910 (IX Esposizione di Venezia) - Aprile 1911
(Esposizione degli Acquerellisti lombardi) - Ottobre 1912
(Esposizione di Brera).
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