Pillole d'Arte

    
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(Fonte : Emporium - n° 230 - Febbraio 1914)
 

In memoriam - Filippo Carcano

 

In questo mese, nel diciannovesimo giorno del 1914, e morto a Milano, dov'era nato nel 1841 e dove aveva quasi ininterrottamente vissuto, Filippo Carcano; il Maestro della pittura lombarda come si continuava a dirlo. Il maestro, però, da tempo era morto. Morto all'arte, morto alla propria arte per la quale ormai più nulla poteva aggiungere al molto che aveva dato, Filippo Carcano si sopraviveva.

Pure il suo sopravivere non mancava di attrattive. Poichè egli era animato da una illusione di progredimento che, se lo spingeva a tentativi da sembrare aberrazioni, non poteva a meno di mantenergli continua l'ammirazione dei più, della massa sempre aliena dal rompere il grigiore della propria pigrizia intellettuale col raggio di luce dell'idolo nuovo. Cosi, recentemente, potè essere segnalato con benignità un suo tentativo — la pittura-scultura, intesa a materializzare le distanze dei piani - che non si potrà giudicare prima della prossima Biennale Veneziana dove dicesi debba figurare, ma che, a quanto se ne e potuto sapere, sembra destinata ad essere soltanto nuova prova di quella illusione che ho detto avere animato il sopravivere dell'artista.

Già nella Decima Internazionale veneziana, nella sua saletta di acquarelli orientali, il Carcano parve moribondo se non morto all'arte. Ma forse prima ancora egli era sul declinare, ed ineluttabilmente proseguiva nella discesa della sua parabola da quando aveva voluto superarsi « sovrapponendo » nella propria opera il poeta al verista. Egli intuì si che superarsi era necessario ma non vide come. Anzi, non credette d'aver compiuto tutto il suo compito con quel trapasso dall'accademismo convenzionale al verismo dell'aria aperta che fece di lui il rivoluzionario, l'innovatore, ed il maestro della pittura di paese.

Preso posto d'avanguardia a vent'anni, a trenta o poco più si faceva accusare, per a La lezione di ballo, di essersi messo al servizio della camera ottica e di adorare con la testa nella polvere la fotografia; accusa che egli doveva vittoriosamente respingere dipingendo subito dopo La partita al biliardo in un ambiente dove prender fotografia del soggetto non sarebbe stato possibile senza abbattere un'intera parete.

Nel 1882 con La Piazza di San Marco a Venezia, vince il premio Principe Umberto; nel '98, alla triennale di Torino, suscita critiche e critiche « sovrapponendo » il poeta al pittore in Fra cielo e terra; nel '97 vince nuovamente il Principe Umberto con quel Cristo che bacia l'umanità del quale il Previati, relatore, ebbe a scrivere essere « tale l'energia pittorica con cui la luminosità del cielo avvolge le varie parti del quadro che il concetto ideale o mistico voluto dall'artista è nella sua unità ottenuto ». Giudizio simile, invero, può lasciar pensare erroneo e il parlare di « sovrapposizione » per Filippo Carcano ed il solo dubitare che egli abbia aggiunto qualche cosa al pittore verista; ma bisogna anche osservare che, intanto, per conto suo, il Previati ha tagliato tutti i suoi ponti quando ha voluto esprimere come sentiva. Così appunto come fece il Carcano quando volle dipingere quel che vedeva e non che gli insegnava l'Hayez all'accademia.

La personalità artistica di Filippo Carcano può essere comunque chiusa nei limiti del verista che per certi aspetti fu il Verga della pittura, del paesista che spalancò le sue arieggiate lontananze montuose di fronte alle scenografie chiuse degli ultimi romantici. Quando, abbastanza recentemente, il Carcano sostenne che senza vero non si fa niente, ma anche che pure senza fantasia non si fa niente perchè al vero bisogna aggiungere l'artista, si poteva credergli sulla parola. Ma soltanto sulla parola ! Non sul fatto, improbo per lui.

Filippo Carcano venne chiamato maestro anche quando non era, nel migliore dei casi, che un cattivo discepolo di se stesso, ma — fecondo, versatile, equilibrate, tenace — fruttificò meravigliosamente sul nuovo fiorir d'arte da lui iniziato : trattò innumerevoli generi e sparse la propria produzione dovunque. Il troppo che fece verrà eliminato certo come sempre avviene quand'è l'ora dello spassionato calcolo dei valori, ma rimarrà di lui ancor tanto da far ritenere nel vero chi ha scritto meritare Filippo Carcano di stare accanto ai maestri della grande tradizione italiana.



Giannetto Bisi                   
L'Emporium si è occupato in varie riprese di Filippo Carcano, illustrandone le migliori opere. Cfr. i fasc. di Luglio 1897 (L'Esposizione di Brera) - Giugno 1899 (Studio biografico) - Agosto 1903 (Esposizione della Permanente) - Settembre 1910 (IX Esposizione di Venezia) - Aprile 1911 (Esposizione degli Acquerellisti lombardi) - Ottobre 1912 (Esposizione di Brera).