E' morto recentemente a Genova, a 76 anni, questo
architetto-pittore che fu una delle più belle tempre di
artisti di questi ultimi tempi in Italia e perchè
profondamente coscienzioso e perchè fervidamente fecondo nel
suo ininterrotto lavoro di studio appassionato ai nostri
antichi avanzi di bellezza.
Di famiglia portoghese, venuto in Italia verso il 1860, fu
pittore del gruppo di artisti ribelli alle tendenze
accademiche a Roma prima e a Firenze e in fine a Genova. I
suoi studi d'arte gli resero amici i migliori pittori
d'allora che nell'insieme di tante mediocrità dominanti
sapevano esprimere in nuove forme e nuove aspirazioni le
tendenze arditamente innovatrici del loro spirito. Ma
l'opera sua di pittore si trasformò o meglio si completò poi
con l'opera di architetto e di archeologo.
Chi vide ed ammirò in una sala della bella Mostra
d'architettura all'Esposizione di Milano del 1906, prima che
l'incendio distruggesse molti di questi suoi studi, la mole
di questo suo appassionato lavoro di analisi delle opere
d'arte e d'architettura antica sopratutto piemontese e
portoghese e in modo speciale del Medioevo e del
Rinascimento, non potè non rimanere sorpreso come dinanzi ad
una raccolta infinita di elementi pregevoli, interessanti,
talvolta preziosi.
Appariva egli in quella vastissima raccolta come pittore e
come architetto, accoppiando acquerelli e studi ad olio di
esterni di castelli medioevali o di sale baronali
quattrocentesche, insieme a schizzi di minuti particolari
decorativi: serrature, chiavi, bandelle, cardini. In tal
modo la sua attività si poteva considerare sotto due
aspetti: lo studio minuzioso e sottile più d'archeologo
forse che di architetto di tutte le costruzioni guerresche e
dei castelli del Canavese, di Val di Susa e di Val d'Aosta;
le reminiscenze e i frammenti decorativi di fregi e
particolari raccolti nelle sue peregrinazioni artistiche
d'Italia. Il primo studio lo aveva condotto alla creazione
del bellissimo Castello e Borgo Medioevale in Torino: il
secondo gli aveva radunato una quantità innumerevole,
magnifico materiale di studio, di elementi ornamentali
relativi a costumi, tipi, vesti, mobili, lavori in ferro ed
in legno, vetrate, vasi, maioliche.
Mostrava in quella raccolta una visione completa della vita
italiana antica, dagli albori al più bel quattrocento, con
gli studi sui castelli di Fénis (da lui acquistato e
donato allo Stato), di Chambave, di Nus, di
Ussel, di lssogne; esponeva la sala baronale del
Castello della Manta a Saluzzo, bruna e suggestiva nella
fila severa dei cavalieri armati che la cingono; raggruppava
con amorosa cura vividi fregi decorativi di Parma, di
Orvieto, di Arezzo, di Genova; presentava schizzati con mano
sapiente, portali, finestre, botteghe di Ferrara e
dell'Umbria.
Ed il suo scrupolo di architetto e di archeologo si rivelava
nella nitida precisione del disegno, trattato con esattezza
mirabile, senza inutili lenocini di forme e di aggraziamenti
tendenti solitamente più che ad abbellire il disegno a
svisarne la precisa espressività.
Come architetto era degnissimo Sopraintendente ai Monumenti
di Liguria e di Piemonte e da lui furono studiati e compiti,
fra moltissimi altri, i due bellissimi restauri del Priorato
di S. Orso ad Aosta e del Palazzo di S. Giorgio a Genova. A
memoria di lui, così artista di pensiero e di animo, è da
sperare gli amici e ammiratori vorranno, anche ad onore
degli studi d'arte antica in Italia, rendere pubbliche in
un'opera degna la sua attività prodigiosa e la conoscenza
che egli ebbe del nostro passato, dopo averlo tanto amato e
vissuto.
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Luigi Angelini
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