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(Fonte : Emporium - nr 455 Novembre 1932)
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Cronache milanesi: Alessandro Milesi
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Ormai si ricomincia ad incontrare, nelle sale
delle Gallerie milanesi, i colleghi e gli amici. E le novità
ed i commenti riepilogano i viaggi estivi che qualcuno ha
spinto oltre frontiera.
Aristide Sartorio è morto, ma qualche rappresentante della
sua generazione è ancor vegeto e giovanilmente attivo. Con
Alessandro
Milesi (Galleria Scopinich) ci ritornano alla memoria i tempi del cosi detto basso ottocento, quando tutte le
correnti del secolo si dilatarono nel quadro a grandi dimensioni.
Il verismo dei napoletani s' ingigantisce nelle grandi
scene folcloristiche e romanzate del Michetti; il "quadro di genere" insieme alle
vaste composizioni tiepolesche si sproporziona nelle rappresentazioni del Tito che raffigura gli
"scugnizzi napoletani che mangiano maccheroni"; e cosi via.
In questi sconfinamenti del piccolo quadretto, talora quasi
miniato, vanno considerate anche le opere del Milesi. Egli
però non amplia il classicismo od il preraffaellismo, come
fece per esempio il Sartorio. Natura semplice ed affatto
culturale, il nostro artista veneziano ama il popolo della
sua città; tende gli orecchi agli aneddoti e fissa lo
sguardo su le scene che si svolgono nella laguna, la quale
offre i caratteristici quadri della vita del barcaiolo o
del gondoliere tipicamente locale. Fin dall' 81, Milano
ammira i quadretti di genere del Milesi;
quadretti che, come negli altri artisti coetanei, si
ampliano nelle tele di grande dimensione.
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Dove trova
ispirazione questo folclore, questa loquacità popolare.
questo aneddotismo spesso di bonario umore? Tutti sanno che
da Pietro Longhi a Favretto, se vi sono sbalzi stilistici,
non si avvertono incongruenze rappresentative e, quasi
direi, dialettali. Questo sceneggiare alla Goldoni, è dunque
consanguineo ai Veneziani. Così l'ispirazione del Milesi ha
origine dal Favretto, come l'amplificazione scenica del
fatto rappresentato si configura, come abbiamo detto, nella
corrente dell'ultimo ottocento. Il nostro pittore è anche
ritrattista e paesista, ma la sua figura si delinea appunto
nel "genere" del quale abbiamo più sopra parlato.
Qui nelle sale della Galleria Scopinich, il settantaseienne
Milesi, che ha veduto sfilare tutte le biennali, non si
presenta, tranne forse in un'unica opera, come il noto
narratore di scene veneziane, ma piuttosto come paesista ed
anche ritrattista. Nelle marine si sentono le influenze
locali; così nei ritratti. Nei piccoli paesaggi ammiriamo
la fresca fibra dell'artista che, dal vero, sui monti o
nelle pianure, non sente invecchiati nè il corpo nè il cuore.
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