L'editore Enzo Sonzogno ha affidato un'illustrazione di
Parisina - D'Annunzio-Mascagni - a Gaetano Previati.
Nessuno più del Previati poteva sembrarne degno. L'artista
ha condotto l'opera sua con l'intento di esprimere in una
successione di quadri - cinque - tutta e sola la linea
passionale della tragedia. E questo allo scopo, penso, di
offrire una concezione intera e perfetta pure a chi, nonchè
giudizio formato, nemmeno abbia conoscenza della produzione
poetica e musicale. Non, dunque, riproduzione di scene ma
raffigurazione di tutta l'opera nella sua viva sostanza; non
pedissequa ripetizione inutile di quello che altri ha già
detto, ma personale, diversa, nuova opera d'arte. Previati
ha prodotto, per sè, opera d'arte a sè.
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La Parisina di Gaetano Previati — si può ben dire che
abbiamo una Parisina di Previati prescindendo da
quella di D'Annunzio e Mascagni - si affaccia all'emotività
dell'osservatore abbinando l'elemento cromatico con quello
sentimentale: l'uno si sovrappone all'altro, se ne
compenetra, vi si unifica, lo accentua e ingagliardisce. La
"visione della passionalità del fatto" - non so definire
altrimenti questi cinque quadri - si manifesta così in
duplice aspetto con intendimento di perfetta unità
espressiva.
Ogni rapporto di luce, in Parisina, si accompagna ad
ogni uno dei cinque momenti che sono apparsi al Previati
necessari e sufficienti per rendere questa "visione di
passionalità del fatto". Ecco, mentre Nicolò s'intromette
per troncare un diverbio d'Ugo e Parisina, piovere sulle
figure luce mista d'ori viole e sangue da un cumolo di
nuvole al tramonto — ecco, quando l'amore vince l'odio, fra
tende purpuree, lontanare magnifico il mare sotto il
tumultuoso color perso del cielo - ecco, nella Santa Casa di
Loreto, per l'offerta della spada, raggiare l'altare — ecco
la sorpresa nell'alcova illustrata dall'immane fiocco
fiammeo delle fiaccole portate dai torcieri — ecco la
materna disperazione di Stella dell'Assassino ferita —
punita? — dal raggio di luce balenante sulla scure alzata
del giustiziere.
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Ciascuno dei cinque quadri ha la sua luce per parlarvi. La parola è alla luce.
Bisognerebbe, di codesta dominatrice, ricercare per ciascuna di queste tele i
dettagli: i più minuti, dimostrerebbero di rispondere ad un'intenzione di ordine
sentimentale. Sarebbe, ad esempio, agevole cercare espressioni e loro diversità
e forze attraverso le luci accese dalla vampa dei torcieri e trovare che — a
ricordar poco e male — la violenza di Nicolò, lo smarrimento di Ugo, la
dedizione di Parisina ed altro, ad esse e soltanto ad esse è dovuto. Così,
ancora, per l'ultimo quadro di cui non può in nessun modo apparire, senza i
colori, la perfezione mirabile. Qui tutto, la linea e il colore, le luci e le
ombre, l'ambiente e le persone e le espressioni di queste e il carattere di
quello, si trova in così esatto rapporto da lasciar perplesso chiunque si renda
pure inesatto conto dello sforzo creativo che deve essere stato necessario.
Quanto al valore artistico, formale espressivo, bisognerebbe parlare di questo
quadro cominciando a definirlo: un capolavoro.
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Giannetto Bisi
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