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(Fonte : Emporium - nr 336 - Dicembre 1922)
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Paolo Sala alla Galleria Pesaro
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E ancora da Pesaro: cambiamento di scena. La Galleria si
spoglia dei dipinti di Discovolo e si veste di quelli che
v'ha portati in gran numero dal suo studio di Corso Venezia
Paolo Sala. Il Sala nel consesso dei pittori lombardi siede
oramai fra gli anziani: e questa sua qualità e dignità,
congiunta alla «bravura» che tutti gli riconoscono e
all'attivissimo servizio prestato nella milizia dell'arte
per oltre un quarantennio, lo fanno degno di riguardo. Chi
non lo ammira, lo rispetta: chi trova nei suoi quadri più
d'abilità tecnica che di poesia, più di sapienza che
d'estro, loda nondimeno quella mano pronta e scaltrita,
quella tempra di tenace lavoratore, quella duttile perizia
ricca di accorgimenti, e la versatilità della vena.
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Qui c'è un po' di tutto. La sua mostra è un poco il suo
campionario, e dagli oli agli acquarelli, da quei primi
quadri aneddotici e concettosi, come Ave audaces,
alle diligenti vedute dei laghi lombardi, al brillante
virtuosismo de
I miei fiori, ai ritratti insomma e ai paesaggi, si può passare in
rassegna la sua abbondantissima produzione. Che serenità
olimpica in questo artista senza tormenti! Non una
inquietudine, non una incertezza. Bisogna fare il quadro che
piaccia, ed egli lo fa, e una volta fatto è raro il caso che
gli rimanga nello studio. Voi direte: ma e tutte queste
opere non recenti? Queste opere vi sembrerebbero poche se
poteste contare tutte quelle ch'egli ha disseminate un po'
dappertutto, in Italia, in Inghilterra, in Russia, con
invidiabile fortuna. Perchè nella sua giovinezza e maturità
vagabonde, anche in Russia Paolo Sala ha viaggiato e
lavorato, e con quanti rubli tornasse a Milano, in quei
tempi in cui i rubli erano rubli, non sappiamo, ma sappiamo
che ne tornò con questa preziosa nozione, di cui fece subito
partecipi i suoi colleghi: che lassù "el pope l'è el pret".
Da allora non v'è amico del Sala il quale vedendolo non si
ripassi la lezione: "el pope l'è el pret". E il vecchio
pittore ne sorride pel primo, egli ch'è sempre pronto
all'arguzia e che nelle allegre combriccole d'artisti ha
sempre qualche aneddoto gustoso da narrare, con quella sua
vocetta sottile, e qualche motto condito di sale meneghino.
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Lo chiamano il maestro dell'acquarello. E' una maestria che
in certo senso gli nuoce, perchè volendo esaltarla si
finisce sempre con l'esaltare in lui il pittore ad acqua a
spese del pittore ad olio. Certo, per la propaganda
dell'acquarello tra gli artisti, e per riscattare dalla
taccia di frivolezza e nobilitare anche fra noi questo
genere leggero e grazioso, il Sala ha molto operato col
senno e con la mano, e come presidente dell'Associazione
degli Acquarellisti lombardi e come socio militante. Egli
non si stanca di ripetere che, «nonostante i mezzi limitati,
la pittura ad acqua costituisce una tecnica indipendente da
qualunque altra, potendosi ottenere con essa certi effetti
di trasparenza e di luce che nessun altro genere di pittura
riesce a dare».
E con quale agilità e celerità prestigiosa Paolo Sala la
tratta! Egli che da giovane entrò all'Accademia di Brera per
studiarvi architettura bene fece, compiuti que' corsi sotto
il Boito, a mutar disciplina, che se avesse preteso di
erigere palazzi con la stessa fulmineità con cui dipinge su
carta, non ci sarebbero pietre e mattoni sufficienti per lui
...
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