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(Fonte : Fiorentina Primaverile - 1922)
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Arturo Checchi
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Arturo Checchi è nato a Fucecchio, in provincia di
Pisa, nel 1886. A 21 anni si dette con passione a studiare
il disegno. Studiò qualche anno all'Accademia, ma si accorse
presto che lo avevano incamminato sopra un falso sentiero e
che aveva perduto il suo tempo.
«Messomi allora allo studio amoroso del vero», - sono sue
parole - «ho disegnato durante dodici anni costantemente
ogni giorno, come un prete legge tutti i giorni il
breviario; lavorando però la notte e la domenica, perchè
durante il giorno facevo il decoratore per guadagnarmi la
vita. Ma debbo alla decorazione la conoscenza dei capolavori
e delle tecniche».
Alla pittura si dette più tardi, verso i 25 anni, allorché a
Monaco di Baviera vide Segantini, l'ammirazione entusiastica
per il quale gli mise addosso una gran voglia di dipingere.
Ma anche allora non poteva dedicare all'arte che le ore che
gli lasciava libere il suo duro lavoro quotidiano.
Espose per la prima volta alla Promotrice di Firenze, nel
1913, e di poi sempre a Firenze e a Roma interessando la
critica competente e il pubblico più eletto. Ha un quadro
nella Galleria Moderna di Firenze e uno in quella di Roma.
Il Checchi possiede un indiscutibile autentico temperamento
di pittore. E' un sensuale che adora la bella materialità
del colore e si compiace soprattutto, riducendo al minimo il
chiaroscuro, di far cantare le superfici cromatiche. Al pari
di certi sinfonisti moderni, predilige i toni forti,
prorompenti, ditirambici, che si potrebbero chiamare... gli
ottoni della tavolozza: ma è capace altresì e si appaga,
taluna volta, di armonie tenui e pacate, pervase di
mattutine chiarità.
E' un sintetista o, per dire più precisamente, un
sintetizzatore, poiché in quel suo semplificare estremo dei
piani - che può anche apparire come un'evoluzione della
«macchia» alla stregua di una rinnovata visione decorativa
stilistica - lo spirito di ricerca s'identifica con la
necessità del proprio temperamento fondamentalmente rude ed
impulsivo. Tale felice impasto di sensuale e d'intellettivo
che costituisce, appunto, l'individualità del Checchi, si
può cogliere più spiccatamente
paragonando i suoi dipinti ai suoi disegni o alle sue
acqueforti.
Mentre l'empito lirico del colore sbotta e straripa, nelle
tele, non rattenuto dagli argini delle forme, queste, sotto
il segno volontario ed energico del bulino, del lapis, del
carbone si disciplinano e si fissano in una plasticità
sommaria, ma precisa ed aderente, e tuttavia ricca di
suggerimenti emotivi. Con questo suo vigoroso bianco-e-nero
il Checchi si riconduce nel solco aspro e fecondo della
tradizione toscana.
Mario Tinti.
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Opere esposte : |
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(Dipinti a olio).
1. Ritratto in rosso
2. Ritratto di Chicco
3. Scena popolare
4. Galline
5. Il barroccio
6. La sosta dei cavalli
7. Vecchia che lavora
8. Il barrocciaio
9. Il calessino
Disegni e Acqueforti
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