|
(Fonte : Fiorentina Primaverile - 1922)
|
|
Guido Ferroni
|
|
Nato a Siena il 19 febbraio 1888, il Ferroni è un
autodidatta. L'afflizione della sua vita è quella - oggi
comune a molti artisti - di
non poter dedicare tutto il suo tempo all'arte costretto
com'è a far l'insegnante. Venuto a Firenze da ragazzo e
avendolo il caso
portato a contatto con dei pittori, egli s'innamorò della
pittura. I suoi primi lavori furono dei bozzetti in cui
dominava la
preoccupazione dei rapporti, specialmente accarezzati nelle
tonalità più fredde e chiare: la quantità del colore
sovrabbondava in una
tecnica materiosa, che aveva alcunché della ceramica.
Sennonché si notava di già un'aspirazione timida e vaga verso
le forme sintetiche
ed espressive.
I riflessi dell'arte dei post-impressionisti francesi, poco
dopo, influirono decisamente sul Ferroni, introducendo nella
sua pittura il
bisogno di uno stile più emotivamente espressivo e meno
imitativo più arditamente sintetico. Ma cotesta influenza
rimaneva tuttavia
esteriore all'intimo temperamento del pittore, in un ambito
meramente intellettualistico. Pure, anche in cotesti schemi
provvisori e
presi a prestito, la sensibilità coloristica e stilistica
del Ferroni si andava affinando e si approfondiva. Egli si
avviava sempre
meglio a divenire quello che oggi si dice un
«espressionista» - pleonasma di cui ha sentito la necessità
la nostra epoca, succeduta ad
un'altra in cui l'arte aveva smesso davvero di esprimer
qualcosa, per «impressionarsi» di lutto...
In una terza maniera il Ferroni - coinvolto in quella crisi
cerebralistica che aveva atterrato l'arte tre o quattr'anni
or sono -
esasperando le sue ricerche di espressività coloristica e
grafica, era giunto a resultati nè definitivi nè del tutto
convincenti, ma
che dinotavano in lui il bisogno assiduo e tormentoso di una
espressione maggiormente aderente alla commozione del
proprio spirito che
non alle delibazioni e ai titillamenti della propria retina.
V'era certamente del partito preso e dell'arbitrio
intellettualistico in quel suo ridurre il colore ad una
insistente e monotona
variazione fra il verde il giallo e il grigio più
mortificati e pesti e nel vedere tutte le forme sotto la
specie di un geometrismo
stoico desolato e arcigno da pianeta fallito. Ma pure in
mezzo a cotesti trascorsi e a coteste esagerazioni -
preferibili, comunque,
alla sicurezza esosamente placida e assennata di cert'arte
edonistica, piacevolastra e abitudinaria - si affacciavano
qua e là, in
qualche tela, momenti di una spontanea emozione, sgorgante
nel lirismo cromatico e grafico tenue e delicato di uno
spirito
fondamentalmente timido e melanconico, in cui la nota più
lieta era talvolta quella di un prato nuovo sfrisato da un
solicello bagnato
d'aprile, negli ultimi raggi pomeridiani che allungan
l'ombre nostalgicamente.
In questo trittico - Vita umile - col quale il Ferroni si
presenta alla Fiorentina Primaverile - la sua arte appare
ancora maggiormente
purgata dalle scorie della ricerca stilistica e del conato
espressivo e si avvicina assai da presso a quella
emozionalità monda
d'impacci formali in cui lo stile più esiste, appunto, in
quanto è più dissimulato, meglio coniugato e assorbito nella
immediatezza e
felicità della espressione. Queste scene dell'adagiata e
umile vita del subborgo pistoiese - espresse con tanto
pulita e adeguata
sobrietà e squisitezza di segno e di colore - le senti
adagio adagio, venir dagli occhi nell'animo, elaborate cosi
come sono, dallo
spirito del pittore, in mera essenza di emozione pittorica,
(ed anche poetica), purificata di tutte quelle piacevolezze,
sensuose o
sensibilesche, volgari o raffinate, per cui certa pittura
macchiaiola o post-macchiaiola è rimasta nel limbo delle
ghiottonerie
cromatiche.
Cosi, con questo trittico, il Ferroni si riallaccia - come
aveva tentato di farlo sempre per il passato - a quella
casta e pacata
tradizione toscana che era stata già gloriosamente rinnovata
dalle opere più intime dei Macchiaioli.
Mario Tinti.
|
|
Opere esposte :
|
|
1. Vita umile - Trittico (olio).
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|