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(Fonte : Fiorentina Primaverile - 1922)
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Giorgio Morandi (gruppo "Valori Plastici")
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Non
siamo un popolo fatto per impinguire nella vita borghese. Il
più ricco e soddisfatto dei nostri borghesi ha sempre
nell'imo fondo della sua natura qualcosa di più inquieto e
scontento del più povero contadino figlio di paesi più
nordici e più felici perchè meno tepidi e meno chiari.
Che tanta fatale miseria aguzzi la nostra visione del mondo
è fatto ormai indiscutibile. L'arte italiana in quello che
essa contiene di più scheletricamente bello è cosa dura,
pulita e solida. Da tali forme, nude d'ogni infrasconatura,
cosi come d'ogni entusiasmo sfrenato e d'ogni impudica
gioia, nasce quello spirito casto, asciutto e di
prim'ordine, che della grande pittura nostra, dai primitivi
a Raffaello, è il maggior vanto.
Enorme è oggi la confusione che opprime le arti; e la
cattiva qualità della pittura che allaga i continenti con
torrenti di colore grasso e oleoso, è difficile a definirsi;
c'è della sufficenza balorda, molta incoscienza, moltissima
banalità, sensualità di cattiva lega, e, in quanto allo
spirito, tu lo cercheresti invano. Pertanto è con somma
simpatia e con dolcissimo senso di conforto che noi vediamo
da qualche anno sorgere, svilupparsi e maturarsi con lenta,
faticosa ma pur sicura mente, degli artisti quali Giorgio
Morandi.
Egli cerca di ritrovare e di creare tutto da solo: si macina
pazientemente i colori e si prepara le tele e guarda intorno
a sé gli oggetti che lo circondano, dalla sacra pagnotta,
scura e screziata di crepacci come una roccia secolare, alla
nitida forma dei bicchieri e delle bottiglie. Egli guarda un
gruppo di oggetti sopra un tavolo con l'emozione che
scuoteva il cuore al viaggiante della Grecia antica
allorquando mirava boschi e valli e monti ritenuti soggiorni
di divinità bellissime e sorprendenti. Egli guarda con
l'occhio dell'uomo che crede e l'intimo scheletro di queste
cose morte per noi, perchè immobili, gli appare nel suo
aspetto più consolante: nell'aspetto suo eterno.
Egli partecipa in tal modo del grande lirismo creato
dall'ultima profonda arte europea: la metafisica degli
oggetti più comuni. Di quelli oggetti che l'abitudine ci ha
resi tanto famigliari che noi, per quanto scaltriti nei
misteri degli aspetti, spesso guardiamo con l'occhio
dell'uomo che guarda e non sa. Non invano Eraclito d'Efeso
disse essere la natura piena di demoni.
Nella sua vecchia Bologna, Giorgio Morandi canta così,
italianamente, il canto dei buoni artefici d'Europa. E'
povero, che la generosità degli uomini amanti delle arti
plastiche l'ha finora dimenticato. E per poter proseguire
nel suo lavoro con purezza, di sera, nelle squallide aule
d'una scuola governativa, egli insegna ai giovanetti le
eterne leggi del disegno geometrico, base d'ogni grande
bellezza e d'ogni profonda malinconica.
Giorgio di Chirico
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Opere esposte :
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Dipinti a olio
1. Paese
2. Paese
3. Paese
4. Paese
5. Anfora
6. Fruttiere e pane
7. Vasetto con rose
12 Nature Morte.
Acquarelli
Disegni
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