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\viewkind4\uc1\pard\f0\fs24 I CEZANNE DELLA RACCOLTA FABBRI
\par \~ Verr\'e0 forse giorno che, pellegrino curioso, qualche artista italiano sar\'e0 tentato venendo d'Italia, di passare per Aix di Provenza alla ricerca di ricordi del vecchio Cezanne. E ad Aix creder\'e0 di non avere varcata la barriera delle Alpi. Errando infatti attraverso i vecchi quartieri della thud egli guster\'e0 il sapore tutto italiano di quelle tante piazze e fontane e di quelle nobili e vaste dimore costruite da architetti che sembrano avere voluto evitarvi troppo brusche meraviglie, procurando quasi di facilitare con dolcezza, agli animi italiani, passaggio dallo stile degli ariosi "palazzi\'84 "hotels\'84 francesi chiusi ed adorni. Cosi davanti a una tela di Cezanne il viaggiatore italiano non si trover\'e0 mai spaesato; anzi spesso si domander\'e0 da qual parte della frontiera il maestro abbia dipinto i pi\'f9 dei suoi quadri. Se e vero che i maggiori artisti francesi appaiono tutti impregnati, nelle loro opere, del loro lungo soggiorno nella penisola, sembra addirittura che Cezanne abbia non solo cono\-sciuto e venerato i musei italiani, ma abbia dipinto angoli d' Italia pur senza conoscerli coi suoi occhi corporei, quasi dando realt\'e0 alla leggenda che vuole I suoi antenati oriundi dalla vecchia e assolata Cesena di Pio sesto e di Pio settimo. Come in Toscana, in Umbria e nei dintorni di Roma davanti a certi dolci paesaggi di boschi e di colline vien fatto di esclamare: ma questo e un Corot ! cosi dopo avere veduto i Cezanne della raccolta Fabbri nell' esposizione di Venezia, sar\'e0 frequente davanti ad altri tipici paesaggi italiani udire il ricordo: questo \'e8 un Cezanne. \~
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\par L'anima del pittore conta infatti pi\'f9 della realt\'e0. L' artista guarda per noi. E noi alla fine non vediamo che coi suoi occhi. Cezanne o Fontanesi, i nostri paesisti sono latini e mediterranei prima che francesi o italiani. Cezanne sapeva vedere; durante le sue esplorazioni nella sua campagna nativa egli faceva, si, delle scoperte di motivi com'egli raccontava felice. Ma queste scoperte le faceva prima di tutto dentro se stesso, sotto il suggerimento e la suggestione della natura. E poi dipingendo con la sua appassionata franchezza ci rendeva la sua intimae profonda visione senza veli. Ecco un paese presso Gardane del 1880, dal cielo turchino cupo, grave d'atmosfera burrascosa, sopra case in pieno sole, isolate tra rocce ed erba verde. In alto solo qualche albero all'orizzonte. Egli pel primo vi ha scoperti con ordine, sotto il cielo basso e caldo, la netta successione cromatica dei vari piani, la costruzione solida degli edifici nel sole, il discreto e minuto gioco delle ombre, il lucido smeraldo delle pasture, il grigio ferrigno delle rocce. Adesso che egli ha scoperto e costruito questo paese d'afa, noi lo portiamo nel nostro ricordo, come un tema di paragone, davanti al mutevole vero, per sempre. Ecco Lo svolto della strada del 1882 ; una via che serpeggia tra gli alberi per montare la collina e si nasconde nel villaggio tuffato nella verdura. La stessa luce e sul primo piano e l\rquote orizzonte di fondo che si stacca sotto una stretta falda di cielo. A differenza del paese presso Gardane qui il sole e dovunque, sulla collina e nella vallata. Ma anche nella luce tremula e dif\-fusa Cezanne ha imposto alle mille apparenze il suo ordine, e lo slontanamento e la successione delle distanze vi si mostra in piani precisi inconfondibili ed indimen\-ticabili. La sua intelligenza ostinata ha regolata la sua raffinatissima sensibilit\'e0.
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\par Il problema pi\'f9 arduo era per lui riuscire coi toni pi\'f9 schietti a ottenere le pi\'f9 nitide scalature di piani. Nell'istinto dello scegliere nel vero i colori dominanti, chi \'e8 mai stato pi\'f9 felice e sottile? Si consideri lo smalto di queste Tre pere verdi, del 1875, il modo di porre su una tovaglia i rossi, i gialli di questi frutti appoggiando musicalmente questi fiori chiari sul bordo turchino del piatto; l'accordo tra il panciotto rosso e la cravatta e la cin\-tura turchina del ritratto del sig. G. (1878); tra il grigio della gonna della signora Cezanne e il suo fiocco turchino e il rosso della poltrona (1875). Questi accordi si\-curi e pieni sono stati sempre il fondamento delle sue pitture pi\'f9 belle, e pochi filosofi, per accordare intorno ad un sistema d'idee tutto il mondo sensibile e intelligibile, hanno sofferto la fatica ansiosa che ha sofferto questo meridionale tutto occhi ad intonare intorno a questi gruppi di colori, diremo, sonori, tutta la musica d'una sua pittura. Perch\'e8 Cezanne era un po' rude nel suo linguaggio e aveva i modi di un artista di provincia a stato creduto nella sua pittura un brutale. Di questi scambi tra apparenza della persona e i suoi senti\-menti, abbonda la critica dei mondani e anche dei letterati. Invece, a guardar bene, Cezanne ha una delicatezza e a volte una dolcezza incantevole e commossa. La tra\-sparenza d'acqua della Casa della Foresta (1885), i bianchi del muro della Casa delle imposte turchine (1885), certi verdi vicino alle terre rosse della sua Provenza sono poemi addirittura d'un elegiaco. Questo artista che Zola, giudicandolo alla faccia e alle parole, credeva "incapace di realizzare \'84 ha saputo invece rendersi conto come pochi pittori contemporanei del momento in cui bisognava fermare l'abbozzo perch\'e8 gi\'e0 diceva tutto il dicibile.
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\par Gli antichi, e specie gli spagnuoli gl'italiani e specie gl'italianeggianti di Francia, egli li ha venerati e studiati anche da vecchio con un'umilt\'e0 da adolescente. Ma dopo le tante divagazioni scritte su Cezanne, diciamo solo dei moderni che hanno influito su lui. In qualche pittura sua giovanile, ad esempio nella pasta e nel colore del cielo d'un paesaggio di questa raccolta s'intravvede un ricordo di Courbet. Tuttavia egli s'e presto liberato da questa influenza. Pi\'f9 facilmente incontra qualche aria di famiglia con Claude Monet della prima maniera e coi antichi Pissarro; incontri che si potrebbero anche spiegare con la simiglianza dei luoghi da essi allora dipinti. Ma Cezanne ha gi\'e0 in questo periodo, il suo carattere ben definito, la sua maniera di formare gli alberi e i terreni, la sua pennellata a tratti obliqui e paralleli. Pi\'f9 tardi il suo tocco si fa pi\'f9 largo e piano e compito, si direbbe pi\'f9 deliberatamente ragionato, come nella Montagna Sainteictoire del 1885 e nella maggior parte dei ritratti. In ogni modo fino dai suoi inizi, in pieno e volante impressionismo, egli \'e8 pittore della immobilit\'e0 e riesce ad attri\-buire a tutti gli aspetti della vita la tranquillit\'e0 e la grandezza delle figure che oggi si chiamano " primitive \'84. Poca fantasia egli possiede; e se egli la cerca, urta subito nelle difficolt\'e0 del disegno e della forma. Mai riesce a cogliere con pronta sagacia un movimento come sanno fare Daumier o Degas. Solo, con la sua immaginazione e i suoi scrupoli, tra i quattro muri del suo studio, egli quasi sempre fallisce in questa ricerca. Se rap\-presenta dei nudi, ninfe o bagnanti, \'e8 at\-tirato sopratutto dal loro colore : la forma gli resta un'occasione, un pretesto pel colore. Tuttavia insisteva nella prova e aveva grida d'invidia davanti ai grandi disegnatori. Le bougre, diceva del giovane Fo\-rain, il sait deja inique le li d'un v\'e9tement Quest' uomo che attaccava le tele col'impeto d'un lottatore, e riuscito per\'f2 ad esprimere come pochi altri la forza e la solidit\'e0 nell'impassibilit\'e0 d'un paesaggio, d'una natura morta, o d'una figura. Artista meraviglioso egli si inquieta al ricordo del vero che gli sfugge, del movimento che e inafferrabile : s'inquieta e barcolla : ma la tavolozza lo saliva, esaltandolo. E l'imperfezione di un braccio, la goffaggine d'un corpo, l'asimmetria d'un volto, sono dimenticati dallo spettatore capace di godere tutta la musica di quei toni, come erano dimenticati dall'autore. Alla fine la bellezza di queste sottili armonie e di que\-sta pasta abbagliante ci fanno sentire che una pittura siffatta non solo resister\'e0 agli anni, ma cogli anni diventer\'e0 ancora bella.
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\par Come poteva un uomo simile restare a Parigi in mezzo ai virtuosi, schiavi tanto spesso della loro stessa bravura e facilit\'e0 ? Manet, l'elegante spiritoso Manet, signore dell'arte sua, esasperava questo rustico provinciale che preferiva la mobilia del con\-tadino e i tovaglioli bene inamidati sotto il peso dei frutti dell'orto, a una tavola elegante e preziosa, tutta orchidee e porcellane. Pei suoi colori egli chiedeva quasi un solido e rozzo sostegno reale, sul quale poi spettasse a lui creare, una pennellata dopo l'altra, gioielli d'una raffinatezza senza pari. Ma quante tovaglie e tovaglioli di zinco, quante tavole da osteria, quante mele dell'orto, ci hanno regalato i suoi cento imitatori, credendo che l\'ec fosse Cezanne ! Se bastasse costruire male un volto, guardare una veduta dall'alto, dare a tutti i paesaggi e a tutti gli alberi del mondo quel certo turchino e quel certo verde vicini vi\-cini, per riuscire ad essere Cezanne... "E' un genio che balbetta \'84 e stato detto di lui. E' una definizione abbastanza vera. E il primo ad adirarsi nel vedere i suoi abbozzi pi\'f9 informi, gittati da lui nelle soffitte e nell'orto, comprati a prezzi folli, lodati con ditirambi assordanti, difesi come dogmi di fede, sarebbe stato lui, C\'eazanne Egli avrebbe provato la stessa meraviglia e la stessa tristezza di Degas negli ultimi anni della sua vita davanti alle stravaganze della cosi detta critica e del mercato: di Degas che pure e morto a tempo per non vedere esposti alla folla e venduti all'asta i suoi studi pi\'f9 segreti, le sue ricerche pi\'f9 intime. Bisogna perci\'f2 rallegrarsi di trovare in questi mesi a Venezia una raccolta di Cezan\-ne davvero compiuti e degni d'essere ammirati. Questa raccolta a dovuta alla scelta del fiorentino Egisto Fabbri. II Fabbri fortunatamente non e un collezionista, \'ea prima di tutto un pittore che ama una tela in se stessa, senza occuparsi della moda. Solo cosi egli ha potuto venire in possesso di quasi tutti questi quadri, egli che ha scoperto, compreso, amato e venerato Cezanne prima dei mercanti e del pubblico grosso. Questi quadri sono infatti rimasti per lungo tempo nello studio Fabbri a Montmartre, scampati per caso ai proiettili della "grossa Berta\'84 caduti a pochi metri di distanza. II giorno in cui si and\'f2 a cercarli, alcuni dipinti erano per lo scotimento delle vicine esplosioni caduti per terra. E' bello che essi tornino in luce, e in onore proprio in Italia e proprio a Venezia. Se, come tutti sperano, resteranno in Italia, la Provenza avr\'e0 un'altra volta di qua delle Alpi un poeta che la far\'e0' amare e che riaffermer\'e0 la somiglianza nativa tra essa e l'Italia.LUCIEN HENRAUX\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~
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