{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Book Antiqua;}}
\viewkind4\uc1\pard\f0\fs24 LA RACCOLTA FIANO
\par \~ Visitai, anni fa, la \'abquadreria\'bb dell'avvocato Emanuele Fiano a Roma, nell'intento, sopratutto, di conoscere la produzione che Armando Spadini, dal 1911, v'era andato \'abdepositando\'bb. A non voler dire, addirittura, \'abnascondendo\'bb, \'e8 questa la parola esatta; ch\'e9 se Spadini aveva bisogno di vendere, era per\'f2 ansiosissimo che le sue pitture fossero il meno possibile viste. Di qui la sua repugnanza ad affidarle a negozianti; il suo rifuggire dalle esposizioni, nel dubbio d'esser ancor giunto ad offrire una degna testimonianza di s\'e8. L'avvocato Ilo Nunes e il dott. Angelo Signorelli, l'avvocato Fiano e il senatore Olindo Malagodi, offrivano alle sue opere un asilo famigliare, aperto alla curiosit\'e0 di pochi. E si pu\'f2 credere che, allo Spadini, il numero di questi pochi non sembr\'f2 mai abbastanza ristretto.
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\par Fu una fortuna che cotesti amatori provvedessero a diminuire la dispersione che l'opera dell'artista avrebbe subita, se, impaziente come egli era, ed incapace agli affari, egli avesse dovuto totalmente affidarsi al gusto di acquirenti d'avventura e al commercio. Un largo disperdimento non fu, tuttavia, ovviato; ed ogni giorno me ne persuado, cercando di ricostruire un completo catalogo delle pitture e disegni dello Spadini. Pezzi assai importanti andarono ad annidarsi in sedi impervie. Comunque, la parte pi\'f9 numerosa ed eletta \'e8 suddivisa fra le quattro raccolte suddette; e, per numero e variet\'e0, la raccolta Fiano certamente primeggia.
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\par Questo materiale fu gi\'e0, parzialmente, illustrato, nelle pubblicazioni che allo Spadini dedicarono l'Ojetti, l'Oppo, il Colasanti, il Soffici e il Mariani (1); e forma il nucleo della \'abquadreria\'bb che, frattanto, vorremmo considerare nelle altre opere ch'essa aduna: di italiani e stranieri; in special modo, pittori della nostra seconda met\'e0 dell'Ottocento. E quando avremo ricordato Spadini nel Mos\'e8 salvato dalle acque (m. 2,67 X2,13), che rappresenta il suo massimo sforzo di composizione, cui egli era venuto, dal 1911, preparandosi con il primo Mos\'e8 (ora nella raccolta Bastianelli): con un altro, pure di gran superficie, distrutto; e, al Mos\'e8 (pagg. 705-707), avremo aggiunto: Bimbi al sole (pag. 709), una delle sue tele di luminosit\'e0 pi\'f9 robusta ed equilibrata; e, con qualche altro saggio delle cose \'abminori\'bb, la magica Bambina tra le corolle (pag. 706); non sar\'e0 che un minimo omaggio ad un'arte ch'\'e8 vanto di scrittori di Dedalo avere, da anni lontani, esaltata; e che questa collezione documenta in ogni periodo del suo sviluppo: dallo spagnuolesco ritratto della Fidanzata a quello della Madre (1907); alle Tre et\'e0 e all'Autoritratto con la moglie (1910); alle \'abconversazioni\'bb, d'intorno al 1913-14, e alla Signora in giardino (ora nella Galleria Fiorentina d'Arte Moderna); alla Cucitrice, ai due piccoli capolavori: Anna che legge e Maria (1921); al grande Nudo disteso (1922), e alla Colazione in campagna, dipinta l'estate del 1924, nella Villa Torlonia a Poli, e ormai sotto l'ombra della morte.
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\par Da circa un ventennio il Fiano raccoglie pitture e qualche scultura. E la sua collezione \'e8 stata creata di pianta; intendo che non cresce sopra un vecchio fondo ereditario. Non si mancano al tutto gli antichi (senesi, Guercino, Baroccio, Piazzetta, alcuni fiamminghi, ecc.); ma, come s'\'e8 notato, il principale interesse le proviene dalla nostra arte ottocentesca. L'aspetto della raccolta ritiene del modo con il quale essa \'e8 venuta formandosi; e, fra il migliaio di pezzi che a tutt'oggi la costituiscono, un'indagine rigorosa, intralciata per ora dall'ammassamento, \'e8 probabile che darebbe risalto ad altre opere, oltre a quelle sulle quali, in una frequenza ormai abbastanza lunga, si fiss\'f2 la nostra attenzione. Alcune di queste ultime ci hanno gi\'e0 servito, su queste stesse pagine e altrove (2), trattando di pittura dell'Ottocento. E riferendoci, quando non occorra di pi\'f9, a cotesti scritti, tocchiamo, brevemente, di altri dipinti; che raduneremo, per comodo d'esame, sotto i tre canoni: toscano, napoletano e lombardo.
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\par Al lettore che ricorda un doppio ritratto I fidanzati, eseguito da Giovanni Fattori intorno al 1864, e la prima volta pubblicato qui sopra (3), questa testa di Giuseppe Bezzuoli (pag. 710) si presenta con un'aria di conoscenza; tant'\'e8 simile l'artifizio chiaroscurale, inteso a risolvere geometricamente la forma. Il Bezzuoli \'e8 pi\'f9 sfumato e molle; ma nella crudezza fattoriana, che annuncia tutt'altra stoffa di pittore, \'e8 la traccia d'un tirocinio che, se non deve sopravalutarsi, neppure deve essere del tutto trascurato. E un'altra vecchia conoscenza \'e8 il buttero o \'abtrainiero\'bb col pastrano, nella tavoletta fattoriana (gi\'e0 della Galleria Pisani): In Ciociar\'eca (pag. 711). Forse si tratta della prima notazione d'un personaggio che l'artista mise, pi\'f9 in grande, a muro della Sosta (raccolta Checcucci). E il carretto col cavallo bianco, su uno sfondo di straducce campestri lavate dall'acquazzone, sta a confronto con quelli del Riposo nella Galleria Fiorentina.
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\par Per ragioni che varrebbe la pena di definire, l'afflusso a Roma d'opere di \'abmacchiajuoli\'bb, e, in genere, toscani dell'ultimo secolo, fu, e si mantiene, minore di quello d'opere napoletane, ed anche venete e lombarde. Comunque, nella raccolta Fiano, Cristiano Banti \'e8 squisitamente rappresentato (pag. 712). Vito d'Ancona, fra l'altro, ha un acre ritrattino (4); e un abbozzo di figura muliebre che, insieme alla Signora con l'ombrellino della raccolta Checcucci, sembra, con la sua pennellata verticale, e l'allungamento delle forme, prestar buoni argomenti per la sicura attribuzione di quell'importantissitlio bozzetto: Le corse alle Cascine, esposto ultimamente alla \'abFontanesi\'bb di Torino, e supposto del d'Ancoia, ma con alquanti dubbi e reticenze. V'\'e8 poi insieme ad altri piccoli paesi, e a un delicatissitmo ritrattino della Nen\'e8, lo studietto: Pietramala di Telemaco Signorini (pag. 714). \'c8 dedicato ad Helen Zimmern, uno dei pi\'f9 strani tipi di intellettuali stranieri, fattisi quasi fiorentini d'elezione e residenza; conoscente e corrispondente di Nietzsche, Wagner, Boeklin, Liszt; ed oltre alla freschezza pittorica, ha la piccola curiosit\'e0 d'un documento delle amicizie che il Signorini coltivava sulle zone di frontiera internazionale, donde potesse giungere qualche accenno di cultura (5).
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\par Di Silvestro Lega, insieme ad una delle Bandini che legge (pag. 713; 1887) e, all'incirca della stessa epoca, la Signora che ricama in giardino, \'e8 l'ovale d'una testa femminile del periodo, invece, formativo. E non ripeteremo qui l'illustrazione d'un bozzetto, Posa in studio, il quale comprova il vivace influsso della pittura veneta su Antonio Puccinelli, e il culto di questi per l'arte del Morelli; mentre un paesaggio su tavola, Villa Petrocchi (detto anche: Spedaletto) d'intorno al 1870, proveniente dalla raccolta Ruffino, esprime come meglio non si potrebbe, il Puccinelli che risolve il proprio eclettismo nella riforma toscana: in parte preparandone alcuni aspetti, in parte derivandone. La qualit\'e0 dei verdi, osserv\'f2 gi\'e0 il Panichi (6), fa pensare al Cannicci.
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\par Ma n\'e9 il Cannicci, n\'e9 forse lo stesso Lega, ebbero mai visione paesistica di cos\'ec tranquilla ed ariosa robustezza. E includendo, almeno per il periodo che nella sua produzione pi\'f9 ci interessa, fra i toscani, il Boldini, con una scena di fanciulli, che risente del Banti, ma pi\'f9 irritata; ecco la testina di Signora col cane (pag. 716), d'una definizione stridula e pungente. Un Boldini gi\'e0 in parte uscito dall'assetto macchiaiolo; ma ancor lontano dal mirabile monstrum che doveva dar tanto filo da torcere ai pi\'f9 indiavolati prestigiatori della ritrattistica mondiale.
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\par Tutto il contorno d'opere e opericciuole di minori, che, in ogni raccolta, completa il quadro d'una scuola pittorica, come i ninnoli e i piccoli bronzi sui mobili completano l'arredo d'un salotto, sfugge, necessariamente, a un resoconto che non ha pretese di catalogo. E il Corcos, pur con un ritratto, del 1882, da far ricredere quanti giudicano di lui troppo sbrigatamente; l'Ussi, Francesco Gioli, Tito Conti, il Focardi, il Cannicci, Plinio Nomellini, ecc., ecc., ci convien lasciarli con quei napoletani, ed altri meridionali: Ponticelli, Cammarano, Tofano, Dalbono, De Nittis, Lojacono, ecc. che, offerti in modo assai brillante, fanno da accompagno ad alcuni fra i massimi pittori dell'Ottocento partenopeo. \~
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\par \~ Di Giacinto Gigante, qualche paese che ancor ritiene del \'abvedutismo\'bb posillipesco, non ha l'interesse di una testa; cosidetta di Ferdinando II; una delle non tanto numerose pitture di figura del Gigante. E, cos\'ec, una ragazzina del popolo, dipinta da Filippo Palizzi, in atto di portatrice, con uno staglio ardito sulle macerie pompejane, non persuade a sacrificare, del poco spazio a nostra disposizione, quello per un Fontainebleau di Giuseppe Palizzi (pag. 715, dove l'impeto del colore e il frizzo della pennellata non si sono ancor distesi in quella un po' generica dignit\'e0 che Giuseppe acquist\'f2 alle scuole straniere, non senza scapito di doni pi\'f9 nativi.
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\par \~Dalla collezione di Diomede Marvasi \'e8 qui accolta la Odalisca (pag. 717) che, insieme al Ritratto della marchesa Pateras, rappresenta nell'aspetto migliore un artista, come Domenico Morelli, a seconda di come si sceglie nella sua opera, autorevole quanto i grandi maestri, o irritante come un borioso pompier. Non si contester\'e0 che il Fiano abbia ben scelto. Secondo il De Rinaldis (7) l'Odalisca va datata fra il 1875 e il 1876, epoca del \'ab Cristo deriso\'bb; ed \'e8 il ritratto della signora Concetta Tufani, che serv\'ec al Morelli anche per altri dipinti.
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\par D'importanza poco inferiore a quella dell'Odalisca una testa del Celentano (pag. 718), che mi sembra porger testimonianza di rare virt\'f9 pittoriche, come talvolta si cerca inutilmente nei pi\'f9 celebrati quadri \'abstorici\'bb di questo artista. L'Autoritratto di Gioachino Torna per vivacit\'e0 chiaroscurale si presenta con vantaggio al paragone di quello, pi\'f9 noto, della raccolta Gustavo Torna. E, insieme ad uno studio per la prima Sanfelice, una replica, con leggere varianti, dell'Onomastico della maestra (pag. 720), ha quella dolcezza cromatica e morbidezza di impasti che, sul tardi, il Torna sostitu\'ec con un fare pi\'f9 sprezzato.
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\par Numerosi i lavori d Antonio Mancini: figure femminili; con dietro un abbagliante paravento rosso, un grande, ilare ritratto dello scultore Jachia; bozzetti di scugnizzi, del periodo di prima giovent\'f9; ma per fierezza e grandiosit\'e0 d'impianto, preferiamo una fulva testa puerile ( pag. 724) che di poco precede l'affermazione del Mancini a Napoli nel '77; come fra i pastelli, le tempere di figure e fiori e i disegni di F. P. Michetti, preferiamo il gigantesco pastello su tela che reca, sopra una faccia, l'effigie del poeta Carmelo Errico, dalla cui raccolta l'opera proviene; sull'altra, un Ritratto muliebre (pag. 719) che par fuso nel bronzo.
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\par La illustrazione particolareggiata degli artisti che svolsero la loro attivit\'e0 a Roma: da Scipione Vannutelli ad Enrico Coleman, col bozzettone dei Centauri (pag. 725), superiore al quadro di Valle Giulia; a Pio Joris, con un ritratto del periodo \'abspagnuolo\'bb; Alfredo Ricci; Sartorio; Raggio, benissimo rappresentato, ecc., ci porterebbe troppo lontano. E dobbiamo limitarci a Luigi Galli che, oltre al Medico, gi\'e0 della raccolta Amadeo, e un piccolo tondo della Madonna col figlio, che fa pensare ad un Piccio pi\'f9 gracile e perlato, ha una Bagnante meno nota; due piatti con \'abbambocciate\'bb e una serie di quelle incisioni, inviti per conferenze, ecc. ch'egli andava a vendere al Caff\'e8 Greco, con la famosa intimazione: \'abSei forte per mezza lira?\'bb, o somme simili. E a Luigi Serra, che si ricorda in parecchi disegni; nel Flautista, odioso quanto vigoroso; e nella Balia (pag. 721) dove il suo squilibrio fra disegno e colore si compone con leggerezza quasi macchiaiola.
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\par Francesco Hayez, col ritrattino della Signora Franchi (pag. 723) e il disegno dell'Autoritratto, riprodotto (1890) nella grande edizione delle \'abMemorie\'bb, apre la serie degli artisti delle scuole settentrionali: Mos\'e8 Bianchi; il Previati, con un Putto non ancor staccatosi dalla tradizione chiaroscurale; Emilio Gola, con un fosco ritratto di signora; Cesare Tallone, con un ottimo paesaggio, In val Brembana; Filippini, Pittara, Delleani, Fornara, Tavernier, e il Grosso, con due nature morte; Favretto, Marius Pictor, i tre Ciardi, Milesi, Discovolo, Fragiacomo, Nono. Ma, davanti a questo soavissimo volto femminile (pag. 722) chi penserebbe al Tito delle frenetiche composizioni, nelle quali, come di Tintoretto scriveva il Boschini, il Tito sembra affaticarsi, \'abcon mine sotterranee e fornelli, bombe e cose simili, di far balzare le figure fuor della tela?\'bb Dipinto nel 1887, e tenuto in una sommessa armonia di biondo e bianco, sopra il fondo corallino, il ritratto appartiene al periodo d'influenza dell'olandese van Haanen; che, nella raccolta Fiano, ha due tele non immeritevoli d'attenzione.
\par E chi penserebbe al Cressini, al malinconico Cressini delle solitudini alpestri filtrate attraverso il setaccio divisionista, davanti all'elegante soggetto di genere, Nello studio; immune anche dalla sfumatura sentimentale che diminuisce Et propre et procul, e motivi analoghi dello stesso pittore? Pur togliendo quanto di suggestivit\'e0 proviene al quadretto dalla grazia del \'abcostume\'bb, non si pu\'f2 reagire ad un senso di squisita sorpresa.
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\par La raccolta Fiano non trascura d'ornarsi d'opere d'artisti di pi\'f9 recente affermazione. Un autoritratto di Augusto Mits. sini; un paese del Soffici; alcuni lavori del Carena ancora sotto l'influenza del Carri\'e8re; la Comunicanda di Oscar Ghiglia; dipinti di Innocenti, Irolli, Alciati, Siviero, Moggioli, De Chirico, Oppo, Colao, ecc. quasi sempre scelti assai felicemente, stanno a testimoniare un interesse che non vuol limitarsi soltanto all'arte del passato.
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\par Quanto agli stranieri, non ci resta ormai che l'opportunit\'e0 di pochi nomi ed anche meno riproduzioni. I. Sorolla y Bastida: di Jos\'e8 Villegas, con altro, un interno di San Marco di Venezia. Lenbach ha tre ritratti (Regina Margherita; Principe Marcant. Borghese; Principessa di Trabia Bandini), Feuerbach, un caratteristico studio di figura, Franz von Stuck, un busto muliebre, fra le sue cose meno truccate; J. J. Henner un macabro ritrattino di signora dal gran cappello piumato; e l'olandese A. H. Bakker Korff un motivo di genere, miniato in toni d'ebano e d'avorio.
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\par Non vorremmo insistere, per l'incompletezza delle garanzie di attribuzione, sopra un Nudo che si ritiene del Corot, e non \'e8 indegno d'appartenergli. Ma un Manet di un'epoca ancora di studii e ricerche critiche, favorevolmente giudicato da buone autorit\'e0 del Louvre, con le raffinatissime alternazioni del bianco lenzuolo, del cuscino giallo e di quell'incarnato che s'orla di freddezze azzurrine nel contrasto del tendaggio rosso, ci sembra pittura da lasciare il ricordo migliore di questa e d'ogni pi\'f9 ambiziosa raccolta. EMILIO CECCHI\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~
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