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\viewkind4\uc1\pard\f0\fs24 Ritratti di Francesco Hayez
\par \~ Nella memoria della nostra generazione vive con il fascino e col peso della sua popolarit\'e0. Gli amanti soavissimi uniti per la bocca quali egli li immagin\'f2 nella visione morbida e appassionata del Bacio offrendoli all'entusiastica ammirazione de' suoi contemporanei furono l'espressione pi\'f9 tipica del suo temperamento e della sua arte. Ma a certa critica demolitrice, ventata sul finire del secolo di tutte le rivoluzioni, apparvero come il "capo d'accusa" per additare in lui il primo dei pittori romantici e, logicamente, il peggiore dei pittori. Spentosi con la guerra del 1914 il fanatismo demolitore dell'antico e screditato il vangelo delle innovazioni ad ogni costo, ecco ritornare alla giusta ammirazione in pittura come nelle altre arti, quelle virt\'f9 di "mestiere" quelle abilit\'e0 semplici ed eterne ch'erano state disprezzate e ripudiate dai banditori della nuova iconoclastia.
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\par Si fece anche strada, poco alla volta, qualche correzione di quella definizione sommaria, potendosi constatare che l'appellativo di "romantica" derivava alla sua arte semplicemente per analogia. Ma le rivoluzioni assunte in Italia dalla Francia per imitazione, politiche o artistiche, subiscono una non leggera deformazione e si equilibrano sotto il nostro cielo, a contatto col nostro spirito che dal gusto classico ereditario trae un costante freno alle esagerazioni della passione.
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\par Si confronti il romanticismo di Hayez con quello di Delacroix e quello dei Promessi Sposi con quello di N\'f3tre Dame de Paris! Una definizione della maniera dell'Hayez \'e8 tanto pi\'f9 assurda, se si pensi che la sua opera si svolge in un lungo periodo di tempo e pu\'f2 risentire delle pi\'f9 opposte influenze. Tanto che la precisione dei contorni e la determinazione dei colori, caratteristiche nei ritratti dell'Ignota o delle Sorelle Gabrini>, sono rinnegate dalle ricerche pittoriche che contrassegnano le opere dell'Hayez verso fine della sua vita. Questo veneziano, milanese per adozione, occupa con la sua attivit\'e0 pittorica, varia e infaticabile, un periodo di anni vasto e miracoloso come quello che permise a Verdi di partire dall'Oberto di San Bonifacio per arrivare al Falstaff.
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\par Francesco Hayez conosce, ama ed onora il Canova nel fulgore della sua gloria, dipinge i primi ritratti accanto al "pittore delle Grazie" Andrea Appiani, e pu\'f2 ammirare e lodare nel declino della vita la nuova arte di Tranquillo Cremona, dopo aver preso le difese della pittura antiaccademica di Domenico Induno. Il corso e il ricorso della moda gli concedono di contemplare quasi in malinconia funebre il tramonto di se stesso e dei propri idoli artistici; ma la sicurezza del buono e sereno lavoratore lo accompagna e lo rinnova fino agli ultimi giorni come un fantasma di giovinezza. Partecipa soltanto con l'arte alla vita del suo tempo: \'e8 spettatore piuttosto che attore: avverte meglio il trasmutare delle mode che non il maturare formidabile dello spirito della sua epoca. Certa freddezza ch'egli ha ereditato dai classici, certa dolcezza che ha attinto dai romantici o che i romantici hanno appreso da lui, lo caratterizzano anche meglio degli altri suoi contemporanei maggiori.
\par Come ha lo "stile" della sua epoca ed appartiene con le virt\'f9 e difetti alla sua epoca, \'e8, della sua epoca, il pi\'f9 significativo. Definito principe dei romantici e pi\'f9 impropriamente "Delacroix italiano", si avvicina invece col suo genio pi\'f9 a Vienna tradizionale che a Parigi rivoluzionaria; ma rimane soprattutto di una gentilezza e di una soavit\'e0 completamente italiane e si riallaccia ai coloristi veneziani ch'era venuto studiando ed ammirando negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza alla scuola del Matteini, doge Lodovico Manin. La permanenza a Roma, gloriosa di classicismo antico e nuovo, non muta troppo la sua personalit\'e0 e non la disarmonizza, e pur essendosi formato nell'atmosfera dell'Impero trionfante egli ne rimane immune: e si atteggia, pi\'f9 tardi, in reazione contro di essa.
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\par L'anno di tutti i portenti, il 1821, lo trova a Milano centro del movimento romantico che facilmente lo abbaglia e lo converte. Stanco di veder scolpiti e dipinti, miracoli di santi e torture di martiri, episodii biblici od evangelici, combattimenti o simposii di numi olimpici, il desiderio del pubblico \'e8 volto verso i fatti della storia (o piuttosto verso le immaginazioni della leggenda e le notazioni della cronaca), che soddisfino le inquiete aspirazioni del ridestato spirito nazionale o in qualche modo rispecchino la morbosa febbre di vita, la complicata fantasia fiorita mentre s'inabissa in un vuoto di silenzio e di stupore con l'ideale e con gli uomini, l'epopea napoleonica.
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\par \~ \~ Il principio del diciannovesimo secolo fu, come la nostra epoca, appesantito e sconvolto dalle tragedie dell'umanit\'e0: in ogni uomo balenava il riflesso di una rivoluzione: negli animi si dibattevano contraddizioni politiche, crisi morali, religiose ed artistiche. La vita di ogni giorno rispecchia le linee del dramma pi\'f9 grande; da Balzac a Daumier la commedia umana appare il pi\'f9 degno soggetto dell'osservazione e della ispirazione. Ed ecco il giovane Hayez oscillare tra il vero della vita che lo circonda e il vero della fantasia caro al gusto de' suoi tempi. Se la sua pittura quasi "politica" (quella che si inizia con i "Vespri Siciliani "), e pseudo tribunizia gareggia nella combinazione dei soggetti e nella ricerca degli effetti con l'artificio e con la sterilit\'e0 dei melodrammi e subisce fatalmente la triste sorte e poverissima di un'arte creata piuttosto per suggerimento della moda che per emozione e convenzione personali; dove e quando egli si trova di fronte al semplice modello senza preoccupazioni di successo, il suo squisito senso pittorico e la sua virtuosit\'e0 di disegnatore e di colorista, lo salvano. Anche i suoi personaggi storici che parrebbero nati dalla fantasia sono da lui creati dopo lunghi studii dal vero. Le pi\'f9 belle signore milanesi si offrono a lui "modelle" per quelle aggraziate eroine. Una certa grazia morbida e delicata e una istintiva sensualit\'e0 fanno di lui un pittore della bellezza, un idealizzatore del vero.
\par \~ Hayez si definisce da se stesso con acuta introspezione quando ammonisce i giovani perch\'e8 "si guardino tanto dal tenersi troppo ligi alle regole dell'arte come dall' imitazione materiale del vero: l'artista dopo aver ben studiato sui modelli antichi le regole fondamentali dell'arte, se \'e8 veramente chiamato a seguire le orme dei grandi maestri, deve formare nella propria fantasia l'immagine che egli eseguir\'e0 quando abbia trovato un modello che gli rappresenti il tipo che egli si \'e8 formato nella mente e al quale, copiando le linee esteriori, prester\'e0 quella parte ideale che forma il bello nel vero".
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\par Per questo nella pittura di ritratto egli rasenta alcune volte la perfezione e spesso la raggiunge. Egli arriva dalla osservazione esteriore alla penetrazione del mondo spirituale. Il rispetto del vero gli giova ad essere preciso e definito: la preoccupazione del bello lo induce a idealizzare il ritratto. Una certa grazia raffinata e la sensibilit\'e0 naturale per la quale, a quanto raccontano i suoi biografi, egli pianse tante volte per amore, fanno di lui un attraente pittore della bellezza femminile.
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\par \~\~ Divenne facilmente nella Milano di Stendhal il ritrattista alla moda: quella sua naturalezza nel disporre il modello, la finitezza dei particolari, l'interpretazione sicura e definita dell'umanit\'e0 non disgiunte da una certa nobilitazione dei lineamenti e da una distribuzione decorativa dei gesti gli attirano per anni ed anni l'ammirazione dei contemporanei, e la reazione dispregiativa del periodo verista e impressionistico. Quella ricerca di penetrare e rendere la psicologia dei personaggi giovandosi dell'acutezza istintiva dell'osservazione e della perfezione materiale dell' esecuzione, parvero virtuosit\'e0 senza emozione e povert\'e0 immaginativa, alle scuole sorte intorno al novecento: ma bastarono a formare in Lombardia altri ritrattisti vigorosi e profondi, come il Sala, il Sogni, il Molteni; e degnissimi continuatori della tradizione iniziata in quel secolo dal vivissimo ingegno di Pelagio Palagi che Hayez ammirava sovra tutti.
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\par L'Hayez, giudicando la propria opera di ritrattista, considerava come pi\'f9 significativi il ritratto della Signora Juva (pag. 61), del marchese Lorenzo Litta, del conte G. Morosini, di Rosmini (pag. 65), e l'autoritratto in piedi (pag. 56). Comp\'ec i ritratti del Rosmini e del D'Azeglio nella villa manzoniana di Lesa: egli racconta che "mentre il Rosmini posava, a tenerlo animato, il Manzoni gli raccontava con spiritosa semplicit\'e0 certe barzellette assai divertenti... ".
\par L'Hayez aveva ritratto il poeta dell' "Adelchi", senza sforzo, senza preoccupazione: ma solo con grandissimo amore, ridendosi di quel pittore francese che facendo un rapido schizzo del Manzoni aveva esclamato: "Je tacherai de mettre dans ces yeux la peste de Milan ". Curiosa sorte ebbe il ritratto del conte Nava (pag. 60) presidente dell'Accademia di Belle Arti, esposto nel 1852 alla Mostra annuale nel Palazzo di Brera. L'Hayez aveva raffigurato il conte Nava (convinto austriacante), tutto chiuso nell'uniforme di ciambellano dell'Imperatore e adorno di decorazioni austriache. Parve un'ostentazione antipatriottica: e durante la mostra il quadro dovette essere custodito da due guardie. Difesa inutile perch\'e8 un mattino apparve sfregiato da un colpo di temperino. Carlo De Cristoforis, una domenica, in momento di molto concorso si era nascosto dietro le tele che coprivano una parete della sala: aveva approfittato della notte per sfregiare il quadro (il segno del temperino \'e8 ancora visibile nell'originale, sebbene ottimamente aggiustato) e il mattino dopo aveva potuto uscire inosservato dai locali dell'Esposizione.
\par Anche per questi avvenimenti che accrebbero la sua celebrit\'e0, l'Hayez parve dominare l'indirizzo artistico del suo tempo e scrittori e poeti guardarono a lui come ad un artista eccelso, senza limitazioni critiche e senza riserva di lodi: e tale lo salutarono quando mor\'ec. Tra i contemporanei la sua fama fu assicurata non tanto per i suoi ritratti quanto per quella pittura cosiddetta storica che noi amiamo meno. Fra qualche anno sar\'e0 possibile controllare e fissare la valutazione di questo genere di pittura e risollevarla all'ammirazione che in parte dev'esserle rivendicata. Apparir\'e0 non come un fenomeno d'arte isolato; ma come l'anello di una catena che guida ai contemporanei e ne informa l'opera; l'interpretazione romantica degli episodi shakespeariani, dei fasti comunali, dei gesti in cui si riflette il contrasto fra la tirannide odiata e la rivoluzione, perduti il fascino artificioso di una moda e il disprezzo aprioristico di un'altra moda, riveler\'e0 doti di composizione, di rappresentazione e di emozione innegabili.
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\par Una mostra della "pittura storica " potr\'e0 stupire come una rivelazione. I ritratti di Francesco Hayez attualmente riuniti in una sala della Biennale veneziana gioveranno certamente a riportare l'attenzione della critica e la simpatia del pubblico su questo maestro che pu\'f2, senza ironia, chiamarsi lombardo\endash veneto. Dai ritratti dei settecentisti italiani, sorridenti di bonariet\'e0 ottimista di gaudenti e d'alterigia nobiliare vanitosissima, a quelli del primo Impero col loro stile classico e dove gli uomini corrucciati come ribelli o dignitosi come dittatori, e le donne impennacchiate e ingioiellate sembrano proprio sfuggiti agli anni e agli artigli della rivoluzione, bisogna giungere ai nostri avi ritrattati dall'Hayez per ritrovare espressa un'umanit\'e0 pi\'f9 vicina e pi\'f9 cara al nostro sentimento.
\par Fortunato artista che vive e lavora in serenit\'e0, che ha la fiducia e non la vana gloria della propria abilit\'e0 e in un secolo di tormentati spiriti e di erranti inquietudini, serba un calmo equilibrio e una giovinezza sorridente. Ciarliero elegante e tipico di veneziano in esilio in una citt\'e0 di turbinose passioni e di rivolgimenti civili e politici che sradicano ed abbattono le pi\'f9 forti tempre e le pi\'f9 tenaci anime, rimane incommovibile.
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\par Dove la vita dei poeti e degli eroi gareggia nell'intreccio delle avventure con la fantasia dei romanzieri egli tesse le giornate soddisfatto e sereno. \'c8 un pittore: un puro artista; ha tutte le abilit\'e0 e le preoccupazioni del pittore. Tormenti non lo assalgono, disincanti non lo deludono: il naturale ottimismo veneziano indulgente e filosofante accompagna la sua vita lunghissima e la sua gloria fortunata.
\par A un punto della vecchiezza pu\'f2 volgersi col pensiero, rintracciarsi in tutto il cammino, raffrontare la parabola della vita e dell'arte, contemplare e considerare la sua opera di storico dell'immagine umana lungo quasi un secolo.
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\par Lascia ai posteri, accanto all'evocazione pittorica di un medioevo di maniera, il ritratto dei personaggi pi\'f9 interessanti di un'intera generazione: artisti, generali, statisti, imperatori, nobili dame, gentiluomini, cantatrici, magistrati, scienziati: un centinaio di figure ch'egli consegna all'immortalit\'e0 in virt\'f9 dell'arte, facendole tra loro affini per un'interpretazione sempre nobilissima. Talune figure femminili negli occhi torbidi e allontananti, nei volti un poco anemici bruciati e appena sorridenti, sotto il casco delle nere chiome divise in bande racchiudono la bella passionalit\'e0 impetuosa e disperata del secolo.
\par Le mani delicate di Selene Taccioli o delle sorelle Gabrini o della principessa di Sant'Antimo hanno, se ben osservate, una loro aristocratica espressione e un loro stile, appoggiate con una leggerezza vivente sulle stoffe degli abiti pomposi e sgargianti, composte attorno a un oggetto od oziose. Dalla gola di Matilde Juva che fece echeggiare di melodie belliniane i notturni azzurri del Lario, alla fredda spettralit\'e0 pallida e dominatrice della principessa Belgioioso "morta", secondo l'invettiva demussettiana, "senza aver vissuto", all'ambigua faccia di quella che Stendhal am\'f2 e defin\'ec la "divine et charmante comtesse Kassera", l'Hayez ha saputo riunire e fissare per sfumature le trasformazioni diversissime di un femminino tipico ed immortale.
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\par Poi l'accesa impetuosit\'e0 del Conte Sola, il sarcastico viso di Rossini "musicista dell'avvenire", l'arguta maschera di Cavour, la giovanile baldanza geniale di Pompeo Marchesi, Alessandro Manzoni dolcemente ironico e meditante, il conte Nava fiero delle decorazioni e dell'uniforme servile, Donna Mariquita d'Adda "oca" risvegliatrice del patriottismo lombardo, l'immaginoso coreografo Vigan\'f2, e la contessa Samayloff amatrice bizzarra e insaziabile: tutti figli significativi di un secolo in cui si urtarono le correnti pi\'f9 diverse del divenire umano, rivivono nell'arte dell'Hayez e ci rammentano passioni, commedie, tragedie, risa e lagrime che furono soltanto loro. Ma dalle quali nascemmo.
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\par Raffaele Calzini\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~\~
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