Pochi giornali hanno annunziata l'esposizione di questo
quadro alla nostra accademia e poco pubblico prevenuto
dall'annunzio è corso in via Ricasoli a visitar questa mamma
degli artisti poichè seguita sempre a crederla tale.
Predisposto dal soggetto annunziato si prepara a ricevere
una impressione fulminante da mettersi insieme a quella
ricevuta anni indietro dalla povera famiglia Cignoli e dal
povero Bechi. Aimè!... i tempi cambiano e il melodramma è
rimasto sul palco scenico nè vuoi più scender sulle tele a
meno che non sieno dipinte dai nostri bravi Dorè.
Una volta almeno, permessa l'allegria, si poteva in una
simile occasione rappresentar Mazzini in mezzo al suo Dio a
al suo Popolo coi raggi in fronte come Mose e col chiericume
in prospettiva che mastica coltelli: oggi invece il realismo
invaso, l'uomo è rappresentato uomo senza attributi di
divinità, e coloro che osservano son costretti a pensare che
sul letto di un moribondo resta eterna la solennità della
morte e che l'uomo d'ingegno potente è fatto anch'esso a
immagine loro. Mazzini adunque che per alcuni fu piuttosto
un mito che un uomo vero di polpe ed ossa, lo vedi nel
quadro di Lega sonnecchiare le ultime ore di febbre,
adagiato sul suo fianco destro e stese le braccia lungo la
persona unir le mani che si tengono insieme. Non una
violenza di chiaro scuro, non un valore brillante; lo
storico plaid a quadretti neri e grigi lo involge
alla vita e lascia scoperta la tradizionale sciarpa nera che
gli cinge il collo, un unico e pallido accento di colore
alla estremità del braccio destro è nella camicciuola che
esce a contornar la mano con un colore violetto cupo, i
capelli radi e grigi quasi che tutti, staccano con finezza
sull'ossea fronte vastissima e sul guanciale che gli sta
sotto; il letto coperto di lenzuoli bianchi esce sul davanti
del quadro con una evidenza grandissima.
Sia pur distratto chi entra in cotesta sala da
discussioni recenti o a proposito di questioni d'arte
abbozzate per strada o per alterchi accaduti a proposito
della buona fede e l'onestà del nostro giornalismo; entrato
là dentro davanti a cotesta tela l'aspetto grave e calmo di
questa scena, nuova senza eccentricità, solenne senza
pedanteria, si impone talmente che ti obbliga al silenzio,
nè più nè meno che il vero ambiente di una camera
d'agonizzante al momento appunto che tutta è piena
dell'ultimo fiato di chi ritorna alla terra. Per gli artisti
cui poco interessa e commuove il melodramma in azione, ma
più si ricercano le qualità intrinseche dei meriti d'arte,
il Mazzini del Lega è parso pregievolissimo per molte
qualità, prevenuti come erano dai suoi passati lavori e per
quelli avendolo classato fra gli artisti che alle violenze
del chiaro scuro sagrificarono il sentimento e la
espressione del soggetto; trovano oggi che in questo
ritratto ottenne realtà con grandissima parsimonia di mezzi
e con impercettibili mezze tinte rilievo ed evidenza; la
luce che illumina in pieno con calma soave la figura
dormente del Mazzini e l'angolo della camera dietro a lui,
non produce nessun cozzo di chiari scuri a disturbar per
nulla la solennità della scena.
Se dai quadretti di genere in piccole proporzioni a delle
figure grandi al vero si vede quest'arte di passionata
ricerca e di coscienziosa osservazione ottenere simili
resultati, ciò prova che il soggetto non influisce per nulla
sui meriti d'un arte, nè la proporzione toglie o aggiunge
nulla alla cosa voluta sul serio, prodotta senza
preoccupazione di facili successi, di applausi banali, o di
plebisciti popolari.
|