Divido ancor io la gioja del vostro cuore per la insigne
commissione da voi procurata al nostro Hayes dalla mano
benefica del Re di Napoli. Scrivo oggi appunto al giovine,
per eccitarlo all'opera, con tutto quel zelo e studio che
merita I'impegno a cui lo pone la straordinaria beneficenza
Sovrana. Io sarei del parere vostro di lasciarlo in libertà
perfetta quanto al soggetto; e sono poi d'avviso, che il
quadro debbasi eseguire qui in Roma. Lasciamo passare
qualche tempo ancora : intanto egli può fare degli studj a
Firenze; e quando ci parrà che le cose siero tranquille
abbastanza; lo faremo ritornare in seno della madre delle
Arti, dove io non mancherò a lui de' miei consigli, e di
tutto che potrà giovare al buon effetto dell' opera. Voglio
che sappiate aver io già dato ordine a Firenze, quando esso
vi andò, spedito a mie spese, che gli vengano pagate trenta
monete al mese; e che sia provveduto e assistito di quanto
gli può bisognare per l'Arte raccomandandolo per ciò al
nostro ottimo Alessandri. E tanto più giudico necessario il
suo ritorno qua per l' esecuzione del suo quadro, quanto che
deve terminarne un altro già cominciato per me, e di una
grandezza non ordinaria, lasciato da lui sospeso a motivo
della sua partenza. Posso assicurarvi, che promette di
riescire un'opera di merito grande, se viene finita con quel
calore e maestria con che si vede incammina. E questa prova
può e deve tornargli utile molto nell'altro quadro pel Re di
Napoli.
Godo sommamente che abbiate voi. pure contribuito a far
discendere sopra i giovani Alunni la beneficenza del Re; al
quale parlai io stesso quando passò per Roma ed ebbi da lui
e dal ministro Zurlo parola espressa di soccorso. E di fatto
il Decreto venne da Bologna; ma i denari s' aspettano ancora
ed io scrivo e rescrivo parlo e riparlo, finora senza
effetto. Ma verranno certamente; benché l'aspettare sia
doloroso per chi si trova in bisogno estremo di ajuto. Darò
al Rinaldi ciò che tengo a vostra disposizione per li due
volumi della vostra insigne Storia della Scultura, alla
quale auguro tempi migliori, e incoraggiamenti sovrani. Ho
detto a Tambroni ciò che volete, e vi saluta. Pel Cav.
d'Agincourt sarà letto il vostro biglietto di risposta
dall'Abate, che vi rende í più distinti saluti e cordiali.
Torno ad Hayes, e 'vi dico, che per farlo stare a Roma
sicuro da ogni pericolo di dissipamento, conviene persuadere
suo zio a tenergli compagnia, e a guidarlo. Io già scrissi a
Venezia per questo.
Voi aiutatemi; scrivete similmente al signor Binasco al
Malcanton a S. Polo, per indurlo ad andare a Firenze, e ad
accompagnarlo qua. Senza di lui non mi fiderei di farlo
ritornare; anzi vi aggiungo, che senza una persona di
autorità, che l'invigili, temerei molto di perdere il frutto
delle nostre amorevoli cure. Pensate adunque a ciò, e
siatevi certo che lo zio, conosciuta la necessità della sua
presenza per la gloria e l'utile del giovine, si persuaderà
agevolmente a seguirlo. Vogliatemi bene, e credetemi.
Roma 27 Marzo 1814.
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