Milano, 23/03/1754 - Milano, 08/11/1817
Per essere il maggiore ed il più tipico dei pittori
italiani del periodo neoclassico, il suo nome è usato per indicare tale
periodo. E' gloria sopra tutto milanese per l'ambiente dove si svolse;
ma è gloria nazionale anche perché il suo nome è legato ad un fecondo
momento di risveglio e di speranze della storia d'Italia. Egli fu
infatti il geniale esaltatore del Regno italico fondato da Napoleone. I
contemporanei lo chiamarono «il pittore delle grazie».
Riprese l'arte della pittura a fresco, già vanto
della Lombardia. Più che ai suoi mediocri maestri De Giorgi e Giudici,
egli deve la sua capacità esecutiva all'esempio e alla tecnica di
Knoller e di Traballesi. La sua ispirazione viene dal Correggio a Parma
e da Raffaello a Roma e la eleganza dello stile ed il gusto del colorito
pur senza rappresentare una audace e novatrice originalità lo isolano
fra i suoi contemporanei infetti di statuaria teatralità e di classica
freddezza.
Egli segna una felice ripresa della chiara serenità
dell'antica scuola lombarda che le influenze secentesche della scuola
spagnola e della bolognese avevano oscurata. La più parte delle sue
opere è chiusa nella vecchia cerchia della sua città, eppure nella sua
città egli è più famoso (di una fama tradizionale e popolare) che
davvero conosciuto. Arricchì di affreschi la chiesa di Santa Maria presso
San Celso la Villa Reale e il Palazzo Reale di Milano e la Villa Reale
di Monza (i cartoni di alcune di queste maggiori decorazioni
rappresentano già un convincente documento d'Arte, particolarmente
interessante, e sono conservati nella Galleria d'Arte Moderna di
Milano); fu in Milano abbracciato e baciato da Napoleone e a Parigi
invidiato dal David.
Al suo funerale, nella chiesa della Passione, in una
solenne orazione, il Berchet salutava «la gloria del suo nome», che non
valse però a conservare le ossa andate disperse, come quelle di altri
illustri milanesi, nel cimitero di San Gregorio. I dipinti a fresco e ad olio dell'Appiani, perché
condotti con una magistrale sicurezza e probità di tecnica, godono di
una rara conservazione. Non pochi ritratti del generale Bonaparte, di
Napoleone imperatore e re, della sua famiglia, e quadri di soggetto,
andarono dispersi o distrutti al ritorno degli austriaci.
Della sua copiosa produzione, sono da menzionare:
Apollo con le Muse sul Parnaso; Napoleone che getta un ponte sul
Danubio; La Natività di Gesù; Episodio di storia romana; Incontro
di Giacobbe con Rachele; L'incoronazione di Giove alla Galleria
d'Arte Moderna di Milano. Toletta di Giunone, nella Galleria Tosio
di Brescia Madonna con Bambino; Ercole che consegna Dejanira al Centauro
Nesso; Autoritratto e Il ritratto di Ugo Foscolo nella Regia
Pinacoteca di Brera a Milano; Ritratto della Marchesa Porro Lambertenghi Serbelloni; Ritratto del Nob.Stefano Mainoni; Ritratto
di Giambattista Bodoni; Ritratto della cantante Grassini quello
della Contessa Margherita Grimaldi Prati nella Pinacoteca Comune di Treviso
e il Ritratto di Marianna Waldstein di Santa Cruz a Roma all'Accademia
di San Luca; Ritratto del musicista Bonifacio Ascoli; Ritratto di
Mons. Bonsignori Vescovo di Faenza; Baccante; Gli Dei Dell'Olimpo;
Ercole e Venere; Boez e Ruth.
(A. M. Comanducci)
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