llustre pittore italiano
residente in una sua villa a Moncalieri presso Torino, è
nato nel 1826 a Busseto, la patria di Giuseppe Verdi, suo
padre era commissario di distretto, una specie di
sotto-prefetto. Spinto dall'amore dell'arte, entrò
giovinetto all'Accademia di Parma. Nel 1852 espose una serie
di trenta disegni rappresentanti varii castelli dell'Italia
centrale. Poco dopo lo troviamo a Parigi intento a studiare
col Ciseri, il padre dello scenografo, e ad aprirsi nuovi
orizzonti. Volle la sua fortuna che, nel tempo della guerra
di Crimea egli conoscesse il diplomatico Bourrée incaricato
dal governo francese di una missione in Persia; ottenne di
poterlo seguire, e, in tal guisa, visitando l'Egitto, il Mar
Rosso, l'Arabia, la Persia, s'inspirò all'Oriente e divenne,
nel tempo nostro, il primo forse tra i pittori così detti
orientalisti. In Persia si trattenne parecchio tempo, bene
accetto al presente sovrano, che volle imparare da lui a
dipingere.
Dalla Persia il Pasini passò a
Costantinopoli, ove ritornò poi per lungo tempo nel 1862, e
vi fece un primo quadro rappresentante una vittoria di
Turchi pel Sultano Abdul Mezid, il quale rimastone molto
soddisfatto gli diede quindi parecchie altre commissioni.
Fra tanto i suoi primi quadri di tema orientale esposti a
Parigi destarono l'ammirazione degli artisti e del pubblico;
furono lodati dalla critica, comprati a ruba, premiati.
"Il suo Oriente è tutto vivo ed anche
ne' suoi più minuti particolari il Pasini, scrive Folchetto,
ha una tavolozza che è robusta come lui, un impasto solido e
pittoresco nello stesso tempo, e un istinto raro per
l'armonia e il contrasto dei colori. Ond'è che con mezzi
semplici, con una sobrietà di tinte invidiabile, egli arriva
a effetti profondi. Un santone alla porta di un muro nudo e
pallido di una moschea, e il quadro è fatto, e vi trasporta
a Bagdad o a Erzerum.
Le porcellane azzurrognole che rivestono gli edifici
orientali pare di toccarle. Il suo Oriente non è una cosa
freddamente fedele soltanto; egli lo anima con le scene di
cui fu spettatore; che poté ricostruire, sempre coll'istessa
esattezza nei costumi, nelle tinte, nelle figurine, e
dipinse poi i cavalli con arte magistrale. Il suo
Attacco di Drusi di un villaggio maronita, la sua
Caccia al falcone nelle pianure d'Ispahan, i suoi
Mercati di Costantinopoli tutte opere ormai celebri,
fanno comprendere come egli sappia fissare sulla tela le
folle variopinte, fotografare l'azione. I quadri di questo
genere ch'egli ha prodotto sono innumerevoli e sparsi qua e
là per il mondo, e ch'io sappia, in Italia non ve n'ha che
uno, La tappa della Carovana, che trovasi nel Museo
di Parma".
Da alcuni anni in qua, dopo un suo
viaggio a Venezia, il pittore "Orientalista" diventò pure
"Venezianista". La città pittoresca per eccellenza, lo
colpì, lo sedusse. I suoi quadri di soggetto veneziano ora
sono assai numerosi; si ricordano specialmente quelli che
rappresentano il
Ponte dei Santi Apostoli, il Traghetto del Casson
e il Rio Marin.
Alberto Pasini ha ricevuto parecchie
decorazioni; ma il suo titolo più bello è quello di avere,
in quest'ultimo ventennio, co' suoi quadri fatto valere
l'arte italiana a Parigi. Citiamo ora alcuni quadri di
questo artista degni tutti di ammirazione, che sono:
Canal Grande; Traghetto San Tomà; Venezia dalla Giudecca;
Palazzo Grimani; Rio San Severo; Rio a Santa Maria Formosa;
Palazzi Rezzonico, Foscari e Balbi; Porta di un bazar;
Panorama della Sierra Nevada; Porta del vino
(Alhambra); "Porta della sala delle due sorelle"
(Alhambra); Interno della moschea dell'Alhambra; Porta
d'una moschea e palazzo del Generaliffe; Porta di un vecchio
arsenale; Mercato del lunedì nella piazza della Moschea a
Costantinopoli; Cavalli al pascolo in Siria; Cortile di un
vecchio joly; La sentinella; Le staffette (Asia
minore); Gruppo di cavalieri irregolari alla porta di
una moschea; Cortile dei Leoni a Granata; Gruppo di case nel
Rubatto Yesel Giani; Un'arcata della facciata di San Marco;
Porta del Palazzo Moriari; La salute, ecc., ecc.
Il Pasini si è fatto uno stile suo, i
suoi quadri si riconoscono fra mille, per la briosissima
vivacità, per l'osservazione giusta e precisa, per l'estrema
finezza del disegno. I maggiori interessi del Pasini si
svolgono nel commercio artistico parigino, per conseguenza
egli passa buona parte dell'anno nella capitale della
Francia. Scrisse di lui nel libro "Profili biografici" il
critico d'arte Virgilio Colombo:
"Pasini riproduce fedelmente gli accessorii architettonici
che scintillano al sole e si bagnano nell'ombra azzurra: in
questo non ha rivali e collo straordinario suo ingegno fa
delle pitture grandissime in quadri piccoli come un foglio
della "Lombardia" piegato in due. Quanta maestria nel
dipingere largamente figurine alte un dito, i fini cavalli,
i truci e pensosi cavalieri, le suntuose bardature, le armi
damascate, chioschi, mercati e serragli, le selle incrostate
di gemme, i turbanti, le stoffe, i corteggi delle
principesse, i bivacchi militari, gl'intimi recessi degli
harem, profili di città frastagliati di guglie e di
minareti, le caccie per gl'interminati spazii della
campagna. Le scene orientali del Pasini sono squisitamente
trattate, né in esse la maniera ricerca i soliti tramonti ed
i cieli di fuoco. L'atmosfera fina e trasparente stende su
tutto un argenteo manto. L'artista ha capito l'Oriente e
come benissimo osservò un giornalista francese, se lo tiene
in tasca. E' tutto garbo e sottigliezza; col suo pennello
preciso e tagliente cura ogni particolare nelle più semplici
pagine della vita orientale.
Il tocco delicato insieme ed incisivo,
spontaneo ed elegante, descrive sottilmente le mezzetinte,
le ombre, i risalti di luce. Ne' suoi quadri non ci sono mai
stonature o note sbagliate; in pochi palmi di tela domina
quella calma profonda, che è la caratteristica della terra
asiatica fonte inesauribile. Nel 70 trattenutosi in Italia a
causa della dolorosa crisi che la Francia attraversava, fece
acquisto d'una villa sulle colline presso Torino, in
posizione amenissima. Là si fabbricò uno studio vi dispose i
suoi ricordi, e in essa ora passa colla famiglia oltre la
metà dell'anno e qui agli amici fa vedere i prodotti
eccezionalmente belli del suo orto, delle sue vigne e dei
suoi campi, con orgoglio maggiore che non pei suoi quadri.
Ma chi lo visita sul fine dell'autunno si persuade che le
cure della campagna non lo hanno distratto dalla pittura, e
trova nello studio preparati o finiti una quantità di quadri
che lo accompagneranno a Parigi per disperdersi quindi pel
mondo. La sua vita è costantemente operosa e pacifica
nell'estate; allorché nello studio incominciano a scender le
tenebre, egli esce nel giardino e dalla terrazza del
terrapieno contempla il sole e lo splendido panorama. Sulla
sinistra si sprofonda il sole, a destra Torino s'annebbia,
si fa azzurra e poi bruna; il Po scorre a' suoi piedi fra le
campagne ubertose, e la giogaja dell'Alpi gli si stende di
fronte grandiosamente solenne".
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