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(Fonte : Fiorentina Primaverile - 1922)
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Leonardo Bazzaro
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Leonardo Bazzaro
nacque in Milano da famiglia varesina nel
1853. Studiò all'Accademia di Brera sotto il Bertini, che
allora i giovani
preferivano all'Hayez, artista più severamente conservatore.
Ma neppure il Bertini comprese la vera inclinazione del
Bazzaro verso la pittura di paesaggio e lo induceva a
dipingere degli interni. Il Duello, soggetto romantico ispirato un po' a Delacroix,
gli valse nel 1878 il premio Fumagalli e con altri quadri
dello stesso genere
- La Vestizione, La sala del Consiglio nel Castello d'Issogne,
Il Saccheggio, Il Coro di San Vittore - procurò al
giovanissimo pittore una
discreta rinomanza.
A venti anni il famoso negoziante
parigino Goupil lo impegnava a dipingere, per lui. La
combinazione era ottima dal lato
finanziario: ma un bel giorno il Bazzaro fu sazio di
dipingere «interni»; l'«aria aperta», che costituiva allora
l'aspirazione di tutti i
più audaci novatori, lo tentava come una bella donna. Ma
Goupil non era del medesimo avviso: gl'«interni» erano
allora di moda e il mercante
vedeva l'arte soprattutto sotto cotesto aspetto.
Fra la fortuna e l'arte il giovane Bazzaro optò senza
indugio per l'arte. E allora si operò anche nella sua
tecnica, nella sua visione, nella
sua tavolozza un profondo mutamento: il soffio rinnovatore
dell'impressionismo francese animò tutte quelle aspirazioni,
quelle preoccupazioni e
quello spirito di ricerca che fecero di lui, press'a poco,
quel pittore colorista robusto, immediato, caldamente lirico
che noi conosciamo.
Ma Bazzaro non imitò i francesi; si rinnovò senza rinnegare
la legge fondamentale del suo temperamento e quindi della
tradizione - la tradizione
lombarda - che, sia pure inconsapevolmente, trova in alcuni
aspetti della sua pittura una logica evoluzione.
Nel paesaggio il Bazzaro trovò lo schema più confacevole
alla generosità e allo sgorgante empito lirico della sua
tavolozza.
Nel 1878 l'artista fece un viaggio a Venezia. Questo
avvenimento, in apparenza assai comune, doveva segnare una
nuova stagione della sua
arte - una stagione fecondissima di frutti belli, succolenti,
saporiti. L'incanto che esercitò su lui la Laguna e la
profusione varia del
colore nel golfo veneziano - che va dai toni accesi e
giocosi ai più tenui e illanguiditi, come pervasi di
tenerezza, e di malinconia, - decise
il Bazzaro, e con lui Mosè Bianchi, a stabilirsi a Chioggia
per dipingere.
Il periodo chioggiotto del Bazzaro è uno dei più intensi e
felici per la sua arte. Se le innumerevoli tele che egli
dipinse a quel tempo, e che
sono oggi disseminate in tutto il mondo, si potessero
riunire, esse costituirebbero un vero e proprio poema
coloristico celebrante gli aspetti
più caratteristici e più affascinanti di quel mare, di
quella terra e dei suoi abitanti.
Anche la montagna ha di poi ispirato a più riprese
l'artista, la montagna intesa, soprattutto, come l'ossatura
possente di un organismo
cromatico ricco vario intenso, nell'atmosfera pura e sotto
la luce tagliente. Le verdissime vallate Valdostane, i
boschi ricchi come velli
vegetali del Mottarone, il Lago Maggiore dagli aspetti ora
languidamente sorridenti ed ora corruschi furono i luoghi
che più ispirarono
la sua arte ricca e molteplice.
Leonardo Bazzaro è uno dei pochi maestri del colore che -
pur nella propria spiccata originalità ed avendo sentito
l'importanza delle correnti
rinnovatrici del suo tempo - meglio si riconnettono alla
tradizione sei-settecentesca della sensuale e salutosa
pittura italiana, in quella
accezione di forma e colore, di cui i capolavori dei
Veneziani del Cinque e Seicento furono i capisaldi
fondamentali.
Egli trova un riscontro
nel nostro tempo in altro pittore esuberante, fruttuoso,
dalla pennellata generosa e potente, insofferente anch'egli
d'indugi grafici e di
compulsazioni intellettuali: Antonio Mancini. Ma dal pittore
romano-napoletano, il Bazzaro si diversifica spiccatamente
per gli stessi
caratteri etnografici-regionali che sono alla radice
dell'arte dei due artisti, la cui fisiologia e psicologia
pittorica - per cosi dire - è così saldamente connessa all'anima e agli aspetti del loro
ambiente natio. Più ardentemente sensuale e materialistico
il colorismo del romano;
più coimpenetrato, quello del milanese, dall'ombra
tenuissima e diffusa, che è come un riflesso, rasserenato
nella gioia del sole, della
mestizia romantica del Piccio e del Ranzoni - antenati
spirituali del Bazzaro.
Mario Tinti
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Opere esposte : |
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Dipinti a olio
1. Mercato di Chioggia
2. Pescheria di Chioggia
3. Mercato della Pescheria
4. Al bagno
5. Rattoppando le vele
6. Nidiata
7. I gemelli.
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