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(Fonte : Fiorentina Primaverile - 1922)
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Alberto Salietti
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Alberto Salietti nacque a Ravenna or sono trent'anni. Non si
sa se «fin da bambino» abbia dimostrato spiccate attitudini
per la pittura; è noto invece che frequentò regolarmente
l'Accademia di Brera, dalla quale usci alla vigilia della
guerra. Nel breve tempo trascorso tra la fine degli studi e
l'inizio della vita militare, si era fatto conoscere con
qualche disegno e qualche quadro, nei quali manifestava già
una individualità poco ligia alle tradizioni accademiche e
intenta a ricercare un proprio modo di espressione.
La guerra che tenne il Salietti per molto tempo lontano dai
pennelli e lo costrinse a un lavoro interiore di
osservazione e di rielaborazione, aiutato soltanto da
qualche appunto a matita su brevi paginette d'album, giovò
ad evitargli i tentennamenti e i tentativi spesso
indisciplinati e contraddittorii di cui son vittime i
giovani all'inizio della carriera, allorché meno vivo e
vigile è il senso critico e più affannosa la fretta di
arrivare.
Tornato dalla guerra il Salietti aveva già trovata la sua
via, e l'opera sua fin da principio è caratterizzata da una
nota di sincerità che non sarà smentita più tardi: il
primitivismo che in molti è infantilismo e maniera, pel
Salietti è il particolar modo di espressione della sua
sensibilità estetica e lirica - e, chi lo conosca
personalmente, può dire anche della sua umanità.
La sincerità del Salietti è documentata dalla coerenza. Egli
non si sbanda alla ricerca di un metodo o di una scuola, e
non si scapriccia a tentar le varie «mode». Si è fissato su
un terreno suo proprio, e lo coltiva con intelligenza e con
studio coscienzioso, allargandone a poco a poco i confini,
ma sopratutto lavorando in profondità. I suoi quadri della
prima maniera sono prevalentemente composizioni decorative e
liriche, sinfonie di colori piatti, lievi vibrazioni
sentimentali di gradevolissimo effetto ma di scarsa
emotività. In questo periodo l'artista ha bisogno di
conoscersi, di scoprire se stesso e procede con prudenza;
sembra quasi col timore di sperdersi o di deformarsi in
tentativi troppo audaci e in uno sforzo superiore alle sue
possibilità. Ma quando è sicuro di se stesso, quando il
bisogno di semplicità e di spiritualità si è fatto arte,
incomincia la nuova elaborazione pittorica con la ricerca
dei valori plastici. L'armonia cromatica non gli è più
sufficiente. Ha bisogno del chiaroscuro e del volume. E lo
studio dei maestri del tre e del quattrocento, verso il
quale lo porta l'istinto, gli insegna gli accorgimenti di
una tecnica più solida e robusta, e di una composizione più
ricca ed armonica.
Il «Paesaggio umbro» qui esposto è un saggio notevole della
maturità a cui è giunto il giovane pittore ravennate,
«invitato» anche quest'anno a Venezia e noto ormai in tutte
le più importanti esposizioni.
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Opere esposte :
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