{\rtf1\ansi\ansicpg1252\deff0\deflang1040{\fonttbl{\f0\fnil\fcharset0 Book Antiqua;}}
\viewkind4\uc1\pard\f0\fs24 IL PITTORE FELICE CASORATI
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\par \~Ricordo l'impressione ricevuta dal quadro di Casorati, intitolato "Lo studio", la prima volta che lo vidi, ora \'e8 circa un anno. Era bene un quadro d'avanguardia, eppure sentivo le sue affinit\'e0 coi quadri antichi; mi parlava della nostra vita attuale, ma in un modo che conoscevo perch\'e8 frequentavo i musei; non constatavo d'altronde imitazioni dagli antichi pittori e dovevo convenire che si trattava di sforzi paralleli. L'impressione, non unica, era certo abbastanza rara perch\'e8 io non fossi tratto a rifletterne le origini e le cause, i modi e i limiti. Cos\'ec che mi domandai se quell'arcaismo apparente non fosse di fatto il convergere di tutte le impressioni della realt\'e0 verso un principio di stile, oppure il tormento dei pi\'f9 esasperati intellettualismi per giungere all'espressione di una sensibilit\'e0 naturale. Anzi, richiamando agli occhi della memoria il processo dell'attivit\'e0 casoratiana, da quel primo ritratto della sorella, ch'\'e8 del 1907, sino alla produzione attuale, andavo accorgendomi ch'egli era sempre stato, nello stesso tempo, dentro e fuori della vita artistica odierna, e che per\'f2 l'antitesi fra il suo arcaismo e la sua modernit\'e0, tra il suo realismo e il suo stile astratto, trovava la giustificazione storica in un certo carattere di provincialit\'e0, inducente a conoscer la moda dal di fuori e a diffidarne.
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\par Non manca dunque tra l'artista e l'uomo un rapporto che \'e8 garanzia di sincerit\'e0. Casorati non \'e8 quel che vuole, ed \'e8 quel che non immagina. I risultati sono gi\'e0 una sorpresa, e le sue possibilit\'e0 sono innumerevoli. L'esame critico s'impone.
\par \~ Di famiglia lombardo-piemontese, nato a Novara nel 1886, pass\'f2 la giovinezza a Padova, ove si laure\'f2 in legge nel 1907. Non aveva sino allora toccato pennelli, amava la musica e continuava a studiare pianoforte e composizione, ripugnava al positivismo di Ardig\'f2 e di Marchesini, senza una ragione precisa, cos\'ec, per estetismo d'annunziano. La cultura, assai vasta nella musica, notevole nelle lettere, limitata nell'arte figurativa, era sufficiente per distaccarlo dall'avvocatura, ma non per orientarlo verso una speciale attivit\'e0 artistica. Ebbe allora occasione di frequentare lo studio di Giovanni Vianello, e ne credette miracolosa l'abilit\'e0; ma non fu bene accolto, anzi deriso per l'insufficienza tecnica nella riproduzione della realt\'e0. Alla insufficienza della tecnica oppose la superiorit\'e0 della cultura, e si credette antirealista, e disprezz\'f2 Mancini perch\'e8 troppo vero, apprezz\'f2 Tito perch\'e8 elegante, e si dedic\'f2 allo studio degli antichi, di Tiziano sopra tutto, che gli era troppo lontano, e non di Giotto o di Mantegna, che gli rimanevano vicini e ignoti. Cio\'e8, allora, Casorati era disorientato tanto nell'arte antica quanto nell'arte moderna. Mand\'f2 tuttavia all'esposizione di Venezia tre quadri, ed ebbe la gioia di vedere accettato e lodato il ritratto della sorella. Onore inatteso che decise la sua sorte di fronte a lui stesso e di fronte alla famiglia : divenne pittore.
\par Nel 1908 si trasfer\'ec con la famiglia a Napoli dove rimase sino al 1911. Senza contatti con artisti napoletani, di cui non comprendeva il valore, studi\'f2 intensamente dal vero e dai gessi in un isolamento donde poteva trar danno, se non avesse incontrato nella Pinacoteca un vecchio quadro benefico: la "Parabola dei ciechi" di Pieter Bruegel. Giotto o Mantegna o Tiziano non potevano insegnare nulla allora a Casorati, troppo semplici o troppo complessi, troppo rappresentanti del punto d'arrivo della loro civilt\'e0. Pieter Bruegel rappresentava invece tipicamente l'arte provinciale, rinchiuso com'era tra le capanne di contadini, pur di conservarsi fiammingo e non perdersi dietro gli eroi di Michelangelo: la sua era una umile realt\'e0, il suo orizzonte era limitato, la rinunzia all'estensione favoriva l'intensit\'e0. Insegnamento questo, ch'era proprio necessario a Casorati, e giunto a tempo.
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\par "Le Vecchie" (pag. 241), il quadro con cui Casorati si affaccia all'arte, sia pur parzialinente, risentono della "Parabola dei ciechi" non solo nel motivo d'insieme, ma anche nell' accentuazione caricaturale della realt\'e0. D'altra parte il "Meriggio", il quadro ultimo e non ancora finito di Casorati, risente, sia nel rapporto delle immagini col piano fuggente sia nell'atteggiamento della figura centrale, di un altro quadro del Bruegel, "Il paese della cuccagna" della galleria di Monaco. Eppure la personalit\'e0 di Casorati \'e8 lontanissima da quella del Bruegel. Perch\'e8 dunque persistere nell'ispirarsi a Bruegel a tanta distanza di tempo ? Forse un ricorso storico ? Ma di questo diremo.
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\par Se a Napoli Pieter Bruegel giovava a Casorati, la letteratura gli nuoceva. Egli non dipingeva le "Vecchie" (Gall. di Roma) per risuscitare un po' di umile realt\'e0, ma per fare dell'allegoria! E vestiva di bianco la morente, di giallo la cattiva, di rosso la contenta, e cos\'ec via. Di questo passo arriv\'f2 alle "Signorine" (Gall. di Venezia, (pag.243) dove Dolores verde vestita \'e8 la povera stupida borghese, e Violante \'e8 la damigella fragilit\'e0, e Bianca nuda \'e8 l'innocenza, e Gioconda \'e8 grassa e ha gi\'e0 gustato la vita. Stupidit\'e0 ? No: il quadro fu dipinto nel 1911 ed esposto a Venezia nel 1912. Malgrado l'incredibile allegoria, gli effetti di toni, di colori, di piani vanno facendosi ricchi; anzi "le Signorine" \'e8 il quadro di Casorati dipinto meglio fra quelli anterioni alla guerra.
\par Quando l'allegoria mancava, era peggio. Spuntavano i soggetti di genere, per esempio "La cugina" o "Le ereditiere", dove Casorati si distraeva sempre pi\'f9 dalla pittura e si occupava soltanto degli occhi da civetta, che deliziavano il pubblico plaudente. Al di fuori di simili o di altre distrazioni occasionali, Casorati insisteva sulle trovate allegoriche. Pensate "le Vecchie" o "le Signorine", quante volte da lui ripetute, isolate o accompagnate, pi\'f9 reali o pi\'f9 allegoriche! Gli era rimproverata la persistenza in un tema come prova di poca fantasia, ed era invece ricerca, era tormento. Modelli e idee potevano variare all'infinito; non erano arte e non importavano. Solo dopo averli resi ben confidenziali, Casorati poteva liberarsene: per l'arte. Proprio quello che rinunziava in fatto di estensione, guadagnava di nuovo in intensit\'e0.
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\par Nel 1911 si reca a Verona dove resta sino al 1915. Non lontano da Milano, nel periodo pi\'f9 grave del futurismo, Casorati sente il bisogno di rinnovarsi, ma non diviene futurista. E' noto che il futurismo, come erede e continuatore del cubismo, non ha dato, e non poteva dare, un'opera d'arte: ma \'e8 meno noto che il futurismo conteneva in s\'e8 qualche qualit\'e0 pedagogica, in quanto imponeva la pratica dei rapporti fra i piani geometrici, degli elementi cio\'e8 della forma, che la tradizione aveva perduto per via. Casorati era troppo disorientato e troppo provinciale per comprendere le necessit\'e0 formali contenute embrionalmente nel futurismo ; e sopra tutto egli amava l'arte antica con troppa piet\'e0 filiale per non sentire antipatia anzi ripugnanza per l'iconoclasmo. D'altronde di solito Casorati resta in margine ai movimenti culturali e alle mode del suo tempo. Leggeva il "Leonardo", "La Voce", "L'Acerba", ma chiedeva di rimanere in disparte; si tuffava in molte disordinate letture, e non si abbandonava a nessuna corrente; si ammantava di scetticismo di fronte a tutti per affermare a s\'e8 stesso la sua piena attivit\'e0, per serbare a s\'e8 stesso i palpiti segreti. Egoismo felice, ch'era la sua migliore difesa.
\par Ma la difesa non poteva durare. Vide Klimt, il viennese. L'arte decadente francese era troppo diff\'eccile, troppo piena di stile e di tradizione, per poter essere intesa allora da Casorati. Klimt era pi\'f9 facile e faceva migliore effetto. Poi, le orecchie ben musicali di Casorati udirono la pittura di Kandinsky: non pi\'f9 pittura, ma pittura\endash musica. Rivelazione ! senza abbandonare la forma umana, toglierle ogni consistenza fisica, a fine di suggerire una vita pi\'f9 completa di quella reale, perch\'e9 universa anzi che individuale. Datano da quel tempo "La via lattea", "Le marionette ", il "Mazzo di fiori", le prime "Uova sulla tavola" (pag. 244). La pittura era stata ridotta al grado di stoffa stampata. Per una semplice, e d'altronde limitata esperienza decorativa, Casorati aveva di fatto rinunziato non solo all'arte, ma anche a s\'e8 stesso. Sentiva la necessit\'e0 di esprimere l'inesprimibile, non si contentava pi\'f9 di dipingere: e fond\'f2 una rivista, "La via lattea", che visse tre numeri. Nel programma della rivista intese ribadire che "la Bellezza \'e8 il volto della verit\'e0".
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\par Gi\'e0 dicemmo che nelle "Vecchie" non voleva risuscitare la realt\'e0, ma giungere allegoricamente alla verit\'e0. Tuttora, quando insegna, s'illude d'insegnare la verit\'e0; se sa di dipingere oggi meglio che prima della guerra, crede dipenda dal fatto che oggi ha trovato quel che aveva cercato prima invano: la verit\'e0. N\'e8 prima n\'e8 dopo la guerra Casorati si \'e8 proposto come fine la bellezza, bens\'ec la verit\'e0, una "verit\'e0" che si oppone, chi sa come, alla "realt\'e0". Nei suoi disegni di circa il 1909 egli vedeva la realt\'e0 sotto l'aspetto dell' "incisivo". Non per nulla egli ha amato prima Bruegel, poi Klimt. Se non che egli credeva che il suo "incisivo" fosse una realt\'e0 empirica, e vi contrapponeva una verit\'e0 artistica, che andava a cercare a prestito nella letteratura (allegoria) o nella musica (Kandinsky). N\'e8 si accorgeva ch'era assurdo andare a cercare la verit\'e0, cio\'e8 la sua verit\'e0, fuori dell'arte e fuori di s\'e8 stesso. Non se n'accorse per molti anni, perch\'e9 sopravvenne la guerra.
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\par \~ I molti anni immersi nella vita e nel dovere e nel dolore \endash non nazionale soltanto ma anche personale - rigettarono Casorati alla sponda della vita, ferito e stanco, ma uomo. Non erano pi\'f9 possibili gli oziosi vagabondaggi di un tempo. La "verit\'e0" non poteva pi\'f9 esser cercata in vuoti nirvana, occorreva trovarla negli elementi stessi dell'arte. Bisognava che la verit\'e0 cercata coincidesse con la realt\'e0 trovata. L' "incisivo" non bastava pi\'f9, occorreva un principio pi\'f9 complesso, pi\'f9 pieno di possibilit\'e0, pi\'f9 atto alla fusione di forma e colore, pi\'f9 capace di ricollegarsi alla tradizione. Da Torino, dove aveva preso dimora, Casorati si rec\'f2 a Venezia nel 1920 per vedere per la prima volta C\'e9zanne. Prima di quell'esposizione tutti, o quasi, in Italia esaltavano C\'e9zanne senza conoscerlo; e dopo, la maggior parte lo disprezz\'f2 senza capirlo. Casorati percorse un opposto cammino: era sempre stato un antic\'e9zanniano convinto, e dal 1920 comprese, riflett\'e8, ammir\'f2 il valore di quell'arte. Fin dal 1919, per uscir dall' "incisivo", si era dato allo studio del "rapporto dei piani", assunto come la verit\'e0 o l'essenza della pittura, come il punto di coincidenza della verit\'e0 e della realt\'e0, come la sintesi di forma e colore, di arte e di vita, come il primo principio dello stile nuovo di dopo la guerra. Rifece allora "le uova" (pag.245). Non si pu\'f2 negare a Casorati una volont\'e0 esasperata di chiarire i suoi programmi. Riducendo al minimo comune denominatore di uova tutto lo sconfinato orizzonte dell'arte, egli cercava di esprimere con ingenua chiarezza, con rigorosa limitazione il primo principio della sua arte.
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\par Si parla oggi dalla critica dell'abilit\'e0 portentosa di Casorati. Se per abilit\'e0 s'intende desiderio d'illudere, io non mi sono mai accorto dell'abilit\'e0 di Casorati. In una vita artistica come l'attuale non si pu\'f2 fare a meno di programmi; ma poich\'e8 per arrivare all'arte bisogna superarli, l'abilit\'e0 consiste nel nasconderli. E non c'\'e8 pittore oggi in Italia che spiattelli al pubblico i suoi programmi con l'ingenuit\'e0 di Casorati. Ancora: l'abilit\'e0 pu\'f2 consistere nel variare i temi; e i temi di Casorati sono uniformi. Se poi malgrado l'uniformit\'e0, ciascuna pittura attuale di lui ci appare una sorpresa, questo \'e8 dovuto all'intensit\'e0 dell'arte, che sprezza appunto l'abilit\'e0, da gran signora.
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\par Le "uova" dunque del 1913 sono un motivo di bianco su verde, le "uova" del 1920 sono un motivo di forma geometrica solida e chiara sopra un volume scuro. La prospettiva, la pausa fra oggetti, il contorno sfumato, mancanti nel primo quadro e presenti nel secondo, sono coerenze stilistiche che meglio determinano la via da seguire. Casorati crede oggi che il primo quadro non sia pittura e il secondo s\'ec. Chi guardi ai programmi, deve considerar giustificato l'uno e l'altro: se non che, il primo trova migliore attuazione nel tessuto o nel mosaico, e l'altro appunto nei colori sulla tela. Si potrebbe quasi affermare che per attuare il suo programma, dal 1919 ad oggi, Casorati abbia costantemente dipinto lo stesso quadro: una o pi\'f9 immagini umane dominate determinate da uno spazio prospetticamente cosmistruito.
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\par Quando nel 1919 dipinse "Anna Maria De Lisi" (pag.246), credeva di dipingere come dipinge adesso, eppure sino a tutto il 1920 rimase assorto in strane visioni macabre. \'c8 difficile che le sue immagini siano qualcosa pi\'f9 che uno scheletro, \'e8 difficile che i suoi spazii non risultino interrotti da linee e da ombre che faticano lo spirito, senza giungere a una visione sintetica. Si direbbe che la tragedia della guerra gli abbia tolto ancora in quegli anni ogni serenit\'e0 per vedere. Una immagine pu\'f2 essere impostata plasticamente, ma \'e8 poi eseguita piattamente. Uno spazio pu\'f2 voler indicare il vuoto, ma non ci riesce per le troppe interruzioni. Un grande spasimo contorce, un destino atroce grava: e non si sa n\'e8 che cosa, n\'e8 perch\'e8. La bellezza non scaturisce dalle forme per troppa costrizione sentimentale. N\'e8 l'accento di vita trova la sua confessione piena, a causa della tormentosa ricerca di forme artistiche proprie.
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\par Sino a che tutto questo tormento sbocca in un soggetto: "un uomo" (pag. 247). \'c8 un ebbro che dorme davanti a cinque botti smisurate, che vengono nel suo sogno e agli occhi nostri sempre pi\'f9 tremendamente grandi, mentre il piancito s'inclina paurosamente per ribaltare uomo e botti nel nulla. \'c8 un incubo ed \'e8 un ritratto. Per aver bevuto nella coppa del dolore, Casorati dipinge nel '19 e nel '20 una serie di incubi. Il pubblico intanto crede che Casorati faccia i giochi futuristici, e si allontana da lui. Gradatamente, durante il 1921, l'atterrimento svanisce e la forma qua e l\'e0 compare. Nelle " Sorelle" (pag. 249), ad esempio, la testa di quella vestita e sopra tutto i due libri, l'uno aperto e l'altro chiuso, assumono vita. La forma si precisa, il volume si solidifica, il colore si armonizza, la luce avvolge anche le ombre; lo spazio infine si fa vie pi\'f9 sentire come determinante delle immagini, perch\'e8 \'e8 pi\'f9 limitato e privo delle abilit\'e0 estranee alle necessit\'e0 della visione. Rimangono ancora scarti strani, sopra tutto nelle mani, nelle braccia e nella costruzione del nudo.
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\par "La donna e l'armatura'. ( pag. 248), ch'\'e8 della fine del '21, \'e8 realizzata con slancio nuovo: le forme rotondeggiano, la materia d\'e0 sensazione di s\'e8, i riflessi delle luci appaiono giusti. La realizzazione visiva precede quella fantastica. Si sente che il pittore non cerca pi\'f9 nel tema la ragione dell'arte sua: gi\'e0 molto, non tutto. Quella ragione non \'e8 ancora impastata nelle forme, e per\'f2 ne risulta qualche disorientamento ancora.
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\par Durante il 1922 Casorati ha dipinto alcuni ritratti, che segnano ciascuno una tappa (pag. 250-55). "Silvana Cenni" assume un aspetto di particolare gravit\'e0 e dignit\'e0 dovuto alla costruzione perfettamente organica della composizione, e nello stesso tempo suggerisce soavit\'e0 per la delicatezza con cui s'illuminano le ombre. Il ritratto della signora Gualino ha una vita pi\'f9 intensa e pi\'f9 individuata, in una forma pi\'f9 mossa e pi\'f9 nervosa. Il motivo del davanzale con un libro sopra, prospetticamente sfuggente, ch'\'e8 usato qui per la prima volta e di cui Casorati si \'e8 compiaciuto ripetutamente, \'e8 una base molto opportuna, perch\'e8 solidissima e anonima, al risalto di una immagine individuata.
\par Nel ritratto della sorella del pittore la forma torna ad essere solida e regolare: e certo quella impostazione della testa sulle spalle lentamente svolgentisi \'e8 stata prodotta in un momento felice. Nello stesso tempo il ritorno al motivo dello spazio dietro l'immagine ha ridato al ritratto la sua giustificazione tonale, che la tenda non poteva dare. Il ritratto dell'avvocato Gualino racchiude in s\'e8 gli elementi dei due precedenti ritratti; quivi \'e8 la nervosit\'e0 formale della vita individuata e quivi \'e8 lo spazio prospettico e il suo perfetto riempimento compositivo. Onde scaturisce una solidit\'e0 di forme superiore a quella del ritratto della signora Gualino e una energia individuale superiore a quella del ritratto della sorella del pittore. Il risultato \'e8 nuovo e non superato tuttora; una fusione perfetta di forma e colore, senza residui di sorta. Balza l'immagine dalla tela, non per chiaroscuro o per artificio, ma per vita propria: e questo \'e8 un bell'esempio del modo proprio dell'arte, quando supera la tecnica.
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\par Insieme con la serie dei ritratti suaccennati \'e8 stato dipinto "Lo studio " (pagina 256) e, quest'anno il "Meriggio" (pag. 257), quadro non ancora esposto e che il pittore desidera sia considerato non ancora finito. Come sempre avviene, queste due composizioni hanno possibilit\'e0 pi\'f9 vaste dei ritratti, ma n\'e8 l'una n\'e8 l'altra ha raggiunto quella esecuzione impeccabile, quella realizzazione completa che ci riveli il capolavoro. Le possibilit\'e0 tuttavia sono infinite, gli spunti artistici, felici, o le trovate geniali, innumerevoli, il vigore aristocratico dello stile, evidente, la realizzazione qua e l\'e0, perfetta, il cammino percorso, lunghissimo, la via, ottima, Casorati, giovane costante tenace e ormai circondato apprezzato ammirato \endash la Quadriennale di Torino di quest'anno vale perch\'e8 c'\'e8 Casorati \endash : come non aver fede nella meta? Il piano prospettico non \'e8 pi\'f9 inclinato per suscitare terrore, ma per mettere in evidenza la bellezza formale. L'immobilit\'e0 degli atteggiamenti non significa pi\'f9 il gravare pesante di un fato ignoto, ma suggerisce il senso stesso della dignit\'e0 umana. L'immagine vive della sua bellezza, non ha bisogno di ricercare un fatto per esprimere una concreta volont\'e0. Impercettibile ormai, specie nella figura centrale dell'ultimo quadro, \'e8 l'irrigidimento dello stile: esso ormai plasma di s\'e8 la vita, senza confondersi con essa, appunto perch\'e8 \'e8 arte. Il giovanile amore per i quadri antichi, il desiderio di una idea liberatrice dalla realt\'e0 empirica, l'errare ozioso nel nirvana, la pressione inesorabile del dolore, l'esasperata ricerca di una coerenza programmatica: nulla \'e8 stato vano, tutte sono state tappe del cammino percorso. Ci accorgiamo soltanto adesso, per gli effetti che ora si vedono, che quel cammino \'e8 stato un progresso, ma il progresso ci \'e8 stato sempre, e si chiama la conquista dello stile.
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\par Cos\'ec che, se ci guardiamo attorno, e ripensiamo alla nostra antica gloria e alle nostre attuali condizioni artistiche, alla nostra antica egemonia e al nostro attuale provincialismo, tutto scosso dalla febbre di arrivare in un giorno l\'e0 dove altri popoli sono arrivati a traverso generazioni, ci vien fatto di sentirci affini ai Fiamminghi del Cinquecento, quando i pittori avevan perso la testa dietro un indigesto Michelangiolismo, e Rubens non era ancora nato. Allora un provinciale solitario si rinchiudeva nel suo piccolo povero mondo o si perdeva in fantasticherie paurose per ritrovare s\'e8 stesso, e cio\'e8 per giungere all'arte: egli era Pieter Bruegel. Sar\'e0 Casorati il Pieter Bruegel dell'Italia attuale? \'c8 un augurio e una speranza.Lionello Venturi\~\~\~\~\~
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