Or
dimmi, Canova, dimmi, di quai pieghevoli stami tessesti tu
questo sottilissimo, e trasparente velo, che vincendo quasi
i confini dell'arte tua , e dello stesso tuo ingegno,
alzarlo arditamente potesti, ove t'occorse, lavorarci sotto
quelle delicate picciolette orecchie, che trattate appajono
con sì grande diligenza ed amore? Ma no! tu non alzasti il
marmoreo velo, che sentendoti pari agli spiriti le forze,
osasti con felice ardimento, e con incomprensibile artifizio
tant'oltre penetrare col tuo divino scarpello, e piacqueti
pure far si, che nel volto oltre ogni dire simpatico di
Bice, ed in quel
Riso, che sol dall' occhio si sentiva,
chiaramente si manifestassero quegli attributi dell'animo di
lei, che quasi a maggiore testimonianza di verità ci vengono ricordati dal
Boccaccio, di grande gentilezza, piacevolezza, e modestia. E già parmi vederla
schiudere in questo punto le labbra, per dirmi
......... soave, e piana
Con angelica voce in sua favella,
quelle tante saggie, e peregrine cose, che l'infiammato Poeta
compiacquesi di porle in bocca. La chioma è delle più eleganti, che uscite sieno
dalla mano d'un sì dotto artista: con grazia aggirandosi, e lievemente
insinuandosi, ora in ben ristrette, ed ora in più larghe anella, asseconda a
meraviglia, e fa valere i lineamenti del graziosissimo volto. Io penso che lo
Scultore siasi oltre modo dilettato nel formare pur una volta, senza la catena
dell'imitazione questo bello ideale Italiano, punto però non dipartendosi da
quella scelta di parti, le quali separate dalla natura, quasi a maggiore
compiacenza dell'uomo, non è dato che al solo ingegno di riunire. Facoltà
meravigliosa, la quale, senza punto scemare quanto si deve al sommo artefice,che
creò, è dell'arte imitatrice il più luminoso trionfo.
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