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(Fonte : Opere di scultura e di plastica di Antonio Canova - 1821)
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I DUE PUGILATORI
Statue in marmo
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E fia vero, che i Greci, a cui la clemenza di un cielo di
limpida luce adorno, e la soavità dell'aria, che
respiravano, e la natura tutta ed in tutto felice, da cui
erano circondati, e nutriti, a cui le sante leggi, e i
costumi tante e si preziose usanze dettavano, e ha vero, io
dico, che i Greci si dilettassero pure di barbare
costumanze, e crudeli ? E tanto è dunque propria dell'uomo
l'umiliante possanza di rendersi la crudeltà familiare? A
chi non é noto l'inumano piacere della Grecia intera pei
giuochi sanguinarj della lotta, del pancrazio, e del più
crudele di tutti, del pugilato ? Era questo il più crudele,
perché quello solo era vinto, che di esserlo confessava; né
confessavanlo mai quegli orgogliosi Atleti fino a che
un'ombra di forza reggere poteva le spossate lor membra.
Quindi è, che leggi severissime privavano dell'onore
della corona vittrice chiunque nel pugilato il suo rivale
uccideva. Ricorda tra questi con isdegnosa voce la fama
Cruagante, e Damosseno. Erano ambi Argivi, arabi pugillatori
valorosissimi e ne giuochi Nemei essendo armati, come
solevano, di semplici meliche le palme delle mani,
combattendo dalla mattina, già avvicinar vedevano la sera,
senza che la vittoria dall'uno, o dall'altro lato piegasse.
Pattuirono allora entrambi di darsi alternativamente un gran
colpo, il valor del quale dichiarar dovesse il vincitore.
Creugante diede il primo una forte percossa sopra la testa
del suo rivale; e questi, disponendosi a rendergliela,
ordinò a Creugante di tener bene alzata sopra la testa la
destra mano. Vibrando allora tese, e serrate violentemente
le dita della mano destra, lo ferì con tanta violenza nel
fianco, che le dure unghie sue facendo strada alla mano,
gliela immerse tutta, e la ritirò con le viscere palpitanti
dell'infelice Creugante, che spiro l'anima in quel punto
medesimo.
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Gli Argivi inorriditi, non so se dalla novità, o dalla
crudeltà dello spettacolo, condannarono il vincitore
all'esilio; e coronarono di vittoria il morto Creugante, a
cui eressero una statua, che collocarono nel Tempio di Giove
Liceo in Arcadia. Canova sceglie il momento, in cui
Creugante, dopo di aver dato il suo colpo, e, deposte a
terra le meliche, da cui era armato, posa la mano destra
serrata a pugno sopra la testa, e presenta all'inimico il
fianco. La na tura, che non ha mai velo per il suo
interprete Scultore, lo avvertì della rigidezza de' muscoli,
che aver doveva Creugante in quel momento; rigidezza
sfortunata in vero, perché a corpo molle, ed ozioso la
percossa non avrebbe portato danno sì grave, ma
naturalissima in chi aspetta un gran colpo, e cerca in essa
forza, e difesa. Creugante si appoggia alquanto al destro
lato, il che vie più rende teso, ed esposto il sinistro, in
modo, che l'effetto terribile di quel colpo si rende
verisimile anche agli stessi occhi nostri, malgrado (e sia
pur benedetta la tanto dannata mollezza nostra!) che noi mal
sappiamo farci una giusta idea della forza, della ferocia, e
delle furibonde passioni degli Atleti, e de' loro complici
spettatori.
Le forme di Creugante manifestano una forza, ed insieme una
bellezza particolare, e sono appunto quali si convengono a
celebre Atleta da maestra abbellitrice mano scolpite. La
fisonomia regolare, ma severa, e le pieghe fortemente
raccolte, ed espressive del sopracciglio, ci danno perfetta
contezza dello stato violento dell'animo suo. Egli ha però
un non so che di patetico nel volto, per cui desidererebbesi
vedergli riportar la vittoria.
Damosseno, di più robuste ed erculee membra, ma non però
meno belle nella loro perfetta proporzione, sta nell'atto di
vibrargli un gran colpo, disponendo tutta la persona nella
forte attitudine di chi vuol rendere quel colpo micidiale .
Nella fisonomia di lui non ispunta già nulla di quel dolce,
che si trova in quella del suo rivale; ma l'orrore anzi del
meditato delitto espresso chiaramente si legge nella ferocia
del volto.
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