NeLL'Erebo, come altrove, essendo le Donne assai gelose
della loro avvenenza, come di quel tesoro, per cui gli
uomini concedono loro illimitato l'omaggio, l'incarico, che
Venere diede a Psiche d'ottenerle da Proserpina una
particella della sua bellezza, fu il pių scabroso di quanti
l'ira, e la gelosia della madre d'Amore avessero imposti a
quella sofferente fanciulla. Ma Cupido, che attento veglia
sempre sul travaglioso destino della sua dolce amica,
ispirolle tutto ciō, che fare doveva, ad uscir con onore da
quella difficile ambasciata; se non che nč uomo, nč
Dio potendo mai prevedere tanta malizia dal canto di Venere, e
curiositā tanta da quello di Psiche, egli non la ammonė di
rispettare l'ordine del malizioso, che Proserpina le avrebbe
dato, di rimettere alla madre sua senz'aprirlo il vasello
contenente la bellezza.
Psiche, uscita appena dal cupo regno
di Plutone, postasi a sedere sopra uno scoglio, su cui il
gentil Canova le stese un morbido tappeto, aprė il fatal
vasello, onde usci, anzi che la bellezza, un pestifero
vapore, che la fece cader tramortita. Vedesi a lei vicino il
violato vaso, caduto a terra, aperto, e rovesciato. Amore
vola in suo soccorso, la scuote, e la richiama alla vita.
Coglie lo Scultore il momento appunto, in cui la bella
Psiche riavutasi, per veder donde nasca il fremito, che
sente d'intorno a sč, e sopra il suo capo specialmente
(fremito prodotto dall'agitar dell'ali frettolose d'Amore)
getta all'indietro la sua bella testa, da cui scendono a
ricche ciocche inanellati i capelli.
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Ella pressente, ella vede Amore; il quale posto un
ginocchio a terra dietro di lei, ed incurvatosi alquanto
sopra il suo volto e rimirandola le fa dolce fascia con la
mano sinistra al colmo seno, e con la destra sostegno alla
testa vezzosa. Egli si mostra nella dolce, e soave
attitudine di chi richiede un bacio, che non gli fu altra
volta negato. Essa, non meno lieta nell' accordarglielo,
ch' ei nel richiederlo, alza sorridendo le belle sue braccia,
e prendendo con le mani la testa d'Amore, cerca di meglio
accostarne le labbra alle sue labbra.
Certamente le vergini
Grazie, e gl'innocenti Amori assistettero qui tutti al
nostro Canova dal primo all'ultimo tocco del suo divino scarpello; e tale e tanta č la dolcezza, che nel cuore
t'infondono questi due cari fanciulli cosė mirabilmente, e
vezzosamente aggruppati, che il giorno, in cui tu vagheggi
questo bel gruppo, senti di amare di pių tutto ciō, che ti č
caro.
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