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(Fonte : Emporium - nr 190 - Ottobre 1910)
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La rinascita dell'Esposizione Nazionale di Brera
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Ecco, nella sala VII, — attorno a un maestro del
divisionismo, Angelo Morbelli, che in modo davvero possente
incornicia una semplice visione paesistica col titolo Era
già l'ora Che volge il desio... Ai... lontani... — altri
artisti noti, altri giovani baldanzosi. Il Sala vi pompeggia
con la sua fresca agilità pittorica; il Reycend ed il
Follíní con le loro finezze brevemente espresse; l'Andreoli
vi eleva una piccola impressione al di sopra dell'ampio
quadro precedente. Ed ecco, con commendevoli paesaggi, C.
Bertolotti, N. Grady, G. Aprea, e ancora A. Tominetti ed E.
Spreafico. Mi sembra poco felice il duplice ritratto di A.
Rizzi; felicissimo quello del riminese Alberto Bianchi, la
cui piccola signora in vestito marrone par che da un momento
all'altro debba schizzar fuori dalla cornice, e taccheggiar
vivacemente per le sale, e, stretta nella serica
leggerissima sciarpa verde e sotto l'estivo cappello giallo,
perdersi, vivacissimamente, sugli affollati marciapiedi
milanesi.
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Con minore agio stan le opere pittoriche sulle più ristrette
pareti superiori, dove — dopo uno sguardo sommario alle
acqueforti del Vegetti e del Viganò (che col Cressini
abbiamo già ammirati nel vestibolo), del Russolo; e ì
disegni e gli studii di Basilio Cascella, C. Galliera, G.
Sacerdoti; e le piccole sculture del Troubetzkoy, del
Ravasco, di Francesco Ciusa... — troviamo, nella sala IX, i
tre Ciardi, uno più eletto dell'altro, maestro di leggiadra
tonalità il padre, soave di poesia la figliuola; il Concetti
un po' arido; il Nomellìni che ripete, femminilizzato, il
motivo del Bacchino di Venezia; il Cavaleri che,
nella marina, ripete visione e tonalità già da lui stesso
sfruttate; il Borsa che in
Foglie morte si mantiene semplice e delicato.
Antonio Ambrogio Alciati coi due ritratti a pastello non
solo conferma il suo valore e la sua genialità. ma si eleva
su molti altri, per tecnica e luminosità di colorito,
robustezza di condensamento e immediatezza d'effetto.
Mirabile la mezza figura di signorina; gustosissima la
figura della mamma, nella compiacenza della posa, nella
goffaggine del vestito, nell'ambientazione da piccola
borghesuccia. Ermenegildo Agazzi ha compiuto un audace e
forse inutile Tour de force d'imitazione antica: il
suo Ritratto di Signorina, che ha la fredda tonalità
dello smalto e della porcellana, può essere largamente
ammirato come saggio di virtuosità, specie nella
riproduzione di ciò che circonda la figura; ma questa, ah
no!, non vive come vivono le arcaiche figure eternate dai
grandi maestri ch'egli ha creduto seguire, sostituendo
l'opera paziente delle spesse pennellate alla inimitabile
patina dei secoli.
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ll giovine Archimede Bresciani si riammira, nella sala X,
per le eminenti qualità della sua stalla segantiniana
(diversa però nella tecnica) cui è toccato, e non a torto,
il Premio Mylius; e si ammirano, ai due lati, la squillante
nota sensuale della Sciarpa del Caucaso del Mazza, il
ritratto del Ghiringhelli, l'Addio del Gallotti,
troppo vasto e troppo sacrificato nel breve ambiente.
Un'altra vasta tela degli ultimi concorsi è quella in cui
Ottavio Grolla, nell'attuale momento di febbre aviatoria, ha
voluto rievocare il leggendario folle tentativo di Icaro, al
cui dorso il padre Dedalo appiccica le grandi ali che non
valsero a sostenere la temerità del giovinetto. Bella
pittura, che meritava forse maggiore considerazione, e che
segnalo assai volentieri; come l'Incertezza di
Vincenzo Irolli, il quale non ha voluto mancare
all'Esposizione di Brera in cui raccolse sempre molti
allori, e che rivediamo con piacere dopo il trionfo del
Salon, dove il Municipio di Parigi ha acquistato una sua
tela per l'Hotel de Ville. Bellissimo il ritratto del
Pasini, assai più robusto del precedente; vivido il Bosco
del Tafuri, che contrasta con la pescheria esposta in altra
sala; pregevole il trittico di G. Vianello Oh, i bei
tempi !; non del tutto riprovabile l'impressione
futuristica di Aroldo Bonzagni.
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Nelle altre sale salutiamo in fretta un acquerello del
Bignami, un elegante ritratto dello Zambelletti, quello
d'Innocente Cantinotti cui fu assegnato il Premio Fumagalli;
quello di Guido Caprotti che ha avuto il Premio Bozzi Calmi;
una vasta tela, alquanto spagnola, I Priori del
Gaudenzi; un'altra, non meno vasta ma d'altra maniera e
ugualmente non priva di meriti, La sosta di M. Rava;
una terza, Pastorale, di A. D'Andrea, che non si
trova a disagio nella lor compagnia, come fors'anche la
Favorita del Serralunga, con altre belle... della stessa
faccia e con un'inutile figura di mussulmano.
Nella sua piccola impressione Bagno sulla spiaggia il
giovanissimo Tomaso Cascella accenna a una delle future
battaglie d'arte, che sarebbe certo meglio definita se la
Commissione non avesse escluso altri lavoretti che erano
come altrettante strofe di una stessa ode pittorica; Iginio
Maffi ottiene, col divisionismo, una luminosità vivissima
nel
Ponte Azzone di Lecco, quello che, recentemente modificato, divide il
lago dal fiume e "par che renda ancor più sensibile
all'occhio questa trasformazione" come s'esprime il Manzoni;
il Moretti Foggia, senza divisionismo, raggiunge la stessa
vivezza nel piccolo paesaggio con mucche, come la raggiunge,
e ancor più solidamente, la felice pennellata di Felice
Abrami, nella verde visione delle alture di Piotta fra due
baite.
Accennato ai lavori del Balestrini, del Rizzi, del
Campestrini, del Bezzola, del Ronca e del Maldarelli, avremo
passato in rassegna le 284 opere pittoriche e plastiche
riunite in quella Mostra che, se pur difetta di grandi
autori — come notavo in principio —, merita considerazione e
interessamento, in ispecial modo per le belle prove che vi
compiono i giovani e gli esordienti, i quali rappresentano,
nelle varie tendenze, le nuove gemme dell'auspicata
primavera d' arte.
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Pasquale De Luca
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