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(Fonte : Emporium - n° 220 - Aprile 1913)
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La II Esposizione Nazionale d'Arte a Napoli
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Una ultima mostra personale è quella di Francesco Camarda,
giovanissimo pittore cui l'arte serba un avvenire sicuro.
Entrato da due anni al Pensionato artistico di Roma, il
Camarda ha già nel suo attivo una quantità di opere
notevolissime per ariosità e per freschezza di colore. E' un
pittore della grazia infantile, della maternità. Pochi
sentono l'infanzia come lui la sente e pochi, quindi, la
rendono con pari efficacia. Con una colorazione fredda in
cui predominano i rosa, gli azzurri e i verdi, egli ritrae,
sempre ignudi, giovanetti in moto, ora per rincorrersi, ora
per giuocare e abbandonarsi alla gioia intorno a un boccione
di vino. In un quadro simbolico, L'albero fruttifero,
egli ha rappresentata una giovane donna ignuda, stesa sul
tronco d'un albero carico di frutta e stringente al seno due
bimbi lattanti. Il quadro, d'una allegoria semplice e
chiara, è una delle cose più fini del Camarda.
Con le mostre personali vi sono in questa sala opere isolate
di vari artisti già cari al pubblico italiano, da
Umberto Coromaldi, che in un Riposo ci dà una
di quelle sue magnifiche scene pastorali e in Dopo il
ballo ritrae il mezzo-busto scollato di una fiorente
signora con una pennellata pastosa, ad Aldo Severi, che nel
Ponte del castagno
ci offre una bella impressione di paese; da
Arturo Dazzi, che manda un superbo gruppo decorativo
in gesso, raffigurante due vitelli vigorosamente modellati
mentre irrompono in un campo di grano e sono trattenuti da
una graziosa figura di donna nuda, e una bellissima vasca
intorno a cui, con bell'impeto lirico, si profilano a
bassorilievo dei magnifici nudi muliebri, ad Amleto Cataldi,
che ha egli pure un morbido nudo di donna. Fra i più
giovani, poi, emergono Domenico Diano, con un tronco di
figura umana in cui è uno studio anatomico veramente forte;
Gustavo Martinelli, con un gran Ritratto di signora
che attesta uno studio profondo dell'anima complessa e
nobile della giovane donna dalla cui espressione, infatti,
emana un fascino sottile, e Ferruccio Scandellari, che ha
una gustosissima Vecchia barca, e una deliziosa
Sera di maggio, opere, entrambe, che rivelano una
visione tutta propria e hanno una mirabile tonalità di
tinte.
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I TOSCANI: La sala toscana potrebbe essere migliore di quel
che non sia. Ma pure ha un eccellente frammento scultoreo,
La Ninfa Io, di Giuseppe Gronchi, una Gazzella in bronzo,
modellata da quel profondo scultore animalista che è Sirio
Tofanari, e alcune tele tutt'altro che spregevoli. Fra
queste, notasene due di Salvino Tofanari: Nel Parco,
un gruppo di fanciulle che formano tondo tenendosi per mano,
e La novella dell'orco, raffigurante signore e
bambine sedute all'ombra degli alberi ad ascoltar la
fantasiosa storia. Entrambe sono grandi e luminose tele, non
scevre d'un certo sapore nomelliniano. Tre quadri ha, poi,
Ferruccio Manganelli, un divisionista dalle delicate
trasparenze di colore. Un originalissimo disegno a colori,
Rissa, espone Gastone Razzaguta, e parecchi disegni
colorati, assai gustosi per la semplicità dei mezzi coi
quali sono ottenuti, ha Maria Giuseppe Del Chiappa.
I PIEMONTESI: Più completa è la sala del Piemonte. Vi
campeggia Cesare Maggi con un grande ritratto ad intera
figura che, però, pure avendo bella vivacità di colore, non
è, certo, all'altezza dei suoi paesaggi. Il Reviglione, che
tanto fece parlar di sè all'ultima biennale di Venezia per
il ritratto della poetessa Guglielminetti, si presenta qui
con alcune pitture di paese molto suggestive per trasparenza
di colore. Il Buratti ha, forse, la miglior cosa della sala:
un acquerello per illustrazione di Poesia del
Pascoli, pittura solidissima e veramente gustosa. Una larga
macchia, Nel mercato, manda Romolo Bernardi, e una
tela raffigurante Mele ha
Giuseppe Munzone, pittore largo, fresco, che
potrebbe portare le sue belle qualità verso soggetti di
maggiore interesse. Nella sala piemontese vi sono, infine,
due mirabili opere di Leonardo Bistolfi: un
Crocefisso, a bassorilievo, soffuso di intensa
spiritualità, e una testa di donna.
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I LOMBARDI : Nella sala lombarda vi sono molte pitture
modernissime, vale a dire eseguite con le tecniche più
avanzate. I diversi notturni di Baldassare Longoni emergono
per efficacia e mostrano il valore del divisionismo quando è
bene inteso. Anche Raoul Viviani,in una impressione di
paese, segue con ardore la medesima scuola pittorica. Viva e
solida è la mezza figura d'uomo ridente che
G. Maldarelli
intitola La risata e soffonde di gioiosa espressione.
Il Bongagli nei Moti del ventre ci dà una bella
sensazione di colore che richiama le opere dell'Anglada. Il
Nodari-Pesenti manda un'ostessa ben caratterizzata e
l'Ornati due opere delicatissime. Ma migliore è la scultura
in questa sala. Oltre ad un bronzo di Pietro Clerici:
Ritrosa, di squisita modellatura, vi trovo una raccolta
di targhe di Gíannino Castiglioni che sono veramente degne
di ogni lode.
VENETI: Le sale venete sono due: una veronese, una
veneziana. Nella prima, Felice Casorati, un pittore che va
diventando sempre più personale, se anche può apparire
sempre più strano, espone tre opere di una colorazione
fredda: una donna nuda, decorativa, avvolta in un velo
rosso, disegnata con energia, e due figurine di quelle
adolescenti nella cui anima complicata egli ha saputo
scendere con sicurezza. Accanto al Casorati, sebbene di
temperamento diversissimo, non sfigura, certo, Ise Lebrecht,
un giovane di talento che ha il senso del colore e una
delicatezza di pennellata non comune: i suoi Glicini
e il suo Tempo grigio sono due quadri che raggiungono
la voluta espressione e il suo Bimbo è ben
caratterizzato. Originale è pure lo Zancolli ne Le
zitelle, goffe con le loro vecchie crinoline, e ne La
piccola allieva di larga e viva fattura.
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Nella seconda sala (Veneziani) trovo tre opere di Giovanni
Vianello: Chopin, Boccaccio e Notte d'agosto. La
prima è piena di passione; la seconda, raffigurante il
Boccaccio che narra una delle sue novelle, è notevole per
una vivida, audace colorazione; la terza, in cui campeggia
un nudo di donna, eccelle per il bel contrasto fra la luce
fredda della luna e quella della lampada. Trovo, poi, un
paesaggio di Umberto Maggioli, tenue visione dalle tinte
delicate; una buona impressione lagunare di Raffaele
Carbonaro, che richiama, però, troppo la maniera di Ettore
Tito; un pastoso Interno di G. Enrico Trois; un fine
acquerello di Ugo Cossettini. Caratteristico, infine, e
modellato con vigoria, il bassorilievo in metallo dello
scultore Licudis.
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I TRIESTINI: Una delle sale migliori della mostra è quella
triestina. Vi troviamo tre opere di Pietro Marussig.
Delicato oltremodo nei paesaggi, sa essere anche incisivo in
ritratti che, eseguiti con la stessa tecnica, hanno forti
qualità di carattere, e n'è prova Mia suocera, una
delle opere più belle della sala. Artista serio è anche il
Cambon, nel cui
Ritratto di signora si notano bei contrasti fra le due luci calda e calma
e fredda e tagliente, e nella cui Isolda, pure
esprimendosi con una diversa maniera, egli sa mantenersi
distinto e severo. Di uno squisito senso decorativo è,
infine, il Cambon ne Le navi d'Enea, che è dipinto
con una tecnica diversa dalle due precedenti, e raggiunge
una magistrale tonalità.
Edgardo Sambo ha un gran ritratto di signora di
calda colorazione e corretto disegno, accanto a due studii
di nudo molto interessanti. Ed Erminia Bruni ha dei Fiori
rossi, assai vivi, e Tullio Silvestri un audace e
nervoso Rifratto di giovinetta, e Bruno Croatto una
serie di acqueforti finissime, e V. Thummel un
Pannello decorativo che risente troppo, per disegno e
colorazione, dell'arte originalissima del Klimt. Fra le
sculture di questa sala c'è un Ritratto
di Attilio Selva, nobilissimo ed austero, per la morbida,
carezzevole, larga modellatura.
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Arturo Lancellotti
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