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(Fonte : Emporium - n° 197 - Maggio 1911)
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Arte retrospettiva e contemporanea all'
Esposizione Fiorentina di Primavera
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Il regolamento spiega la incongruenza tra il titolo della
mostra e il suo contenuto. Essa vuole sì farci risalire
l'ambulacro del tempo, ma senza attristarci con lo
spettacolo delle tombe. Tutte le pitture, tutte le sculture
che voi vedete qui hanno il merito di appartenere ad artisti
vivi e possibilmente in buona salute. Quantunque la raccolta
sia stata fatta con il metodo dell'invito all'opera e non
all'artista, prima condizione imposta agli autori è stata di
poter presentare un certificato di esistenza in vita, come
lo esigono ai pensionati dello stato. Alla pubblicazione del
bando lo hanno potuto presentare anche l' Avondo e il povero
Coleman... Altra condizione che si è posta a questi vivi è
stata di avere quarantacinque anni, evidentemente perchè il
nono lustro rappresenta l'età critica dell'artista.
Ma tuttavia ne è venuta fuori una retrospettiva fatta tutta
di opere attuali e di artisti ancor vegeti, i più dei quali
hanno il diritto di essere giudicati con l'occhio d'oggi e
non con quello di ieri; poi, mescolate e confuse con queste,
delle opere variamente remote nel tempo e nel carattere
artistico. Impossibile quindi qualunque valutazione
sintetica; per godere di quello che c'è di buono bisogna
considerare ogni opera per sè stante, possibilmente
dimenticare il caso bizzarro che le ha raccolte sotto un
unico tetto.
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Non c'è da far di meglio che spigolare un po' a caso tra i
nomi più illustri e tra le opere più belle. C'è Vincenzo
Gemito con due testine di bronzo che si conoscevano e due
disegni di pesci; c'è Mario De Maria con un rio di Venezia
in una notte di luna verdastra - a sinistra due intabarrati
spiano al cancello d'un giardino - che è, come tutte le cose
sue, una meraviglia di solidità pittorica e di intensità
poetica; c'è Filippo Cifariello con quattro busti di
modellatura tutta viva: quello di Arnoldo Bocklin era
notissimo a tutti gli ammiratori del grande maestro di
Basilea, nuovo invece è quello del tenore Caruso con una
cert'aria di imperatore romano della decadenza. E, per
restare nella scoltura, c'è di Dante Sodini la Fede,
il grande bronzo che raffigura un rozzo contadino umile
dinanzi alla croce, eccellente esempio di scoltura verista
che nella ricerca del vero non perde la nobiltà del bello.
C'è finalmente Medardo Rosso; l'audace che ha spostati i
limiti della scoltura verso la pittura, il combattuto
innovatore, rivelato da poco al gran pubblico, compreso in
una retrospettiva !.... Qui si presenta con quattro delle
sue cere, capaci di quelli effetti che oramai tutti
conosciamo, che anche guardate da vicino lasciano perplessi
dei mirabili accorgimenti per cui riescono a suggerire di
più proprio quello che hanno di meno. Ammirabili; io però
non sono mai riuscito ad ammirarle senza pensare anche alle
macabre cose dei musei anatomici. Se i fantasmi nei loro
pini illusori di cui parlano gli spiritisti si dilettano di
scoltura devono preferire questa a qualunque altra.
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Tra la pittura ancora qualche pezzo di carattere
retrospettivo: la Madonna, palliduccia, di Cesare
Lamenti, e il
Ramingo del Mentessi, che ferma sempre con quella sua antitesi commovente
e ingegnosa del Cristo barocco inchinato sul meschinello che
si trascina su per lo scalone. Il resto è tutta pittura
fresca, fresca: l'essersi già affacciata a una esposizione o
due non basta ad invecchiarla.
Angelo Morbelli si ripresenta naturalmente con un refettorio
d'ospizio: questa volta sono donne e formano una fuga di
lacche scure. Non meno naturalmente il Coleman fa nuotare
nelle paludi pontine i suoi bufali nitidamente disegnati, e
Aristide Sartorio ritorna ai cieli aperti e chiari dei
mattini sull'Agro, ma è specialmente espressivo in un
pastello in cui il Monte Circeo è veduto da un mar di
cobalto dietro una impetuosa vela piena di vento. Fausto
Zonaro si tiene per sè le sue odalische che hanno la fama di
essere le uniche autentiche che esistano in pittura, e si
limita a un movimentato
Ponte di Galata. Giov. Battista Carpanetto nel suo pastello,
Giovinezza, presenta l'unico buon nudo fra i pochissimi
della mostra: un altro piemontese, Enrico Reycend, ha una
Pace montanina, verde chiara di alberi primaverili sotto
un bel monte luminoso, ed Emilio Longoni nelle Alte
solitudini tratta con non comune delicatezza un
ghiacciaio dietro un velo di nebbia, mentre nel primo piano
orna le rocce chiare di belle macchie di rododendri. Per chi
preferisce il mare c'è la Vita nel porto di Giorgio
Belloni, una ottima intonazione di grigi caldi, una
Stimmung
come direbbe un tedesco, di scirocco. E di nevi e di nebbie
e di dorature d'autunno nei boschi stanchi compone i suoi
quadri Traiano Chitarin che a questa esposizione fa una
bella figura.
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Ma perchè retrospettati tutti questi ? Soltanto per far
sapere che hanno quarantacinque anni ?
In altre sale, ma non senza la presenze di qualche quadro
anziano - forse perchè tengano un contegno serio, - ci sono
i giovani della regione, o per meglio dire i meno anziani
residenti in Toscana, sieno nati dove credono, anche
all'estero. Infatti quest'anno c'è perfino una saletta
internazionale - stranieri che vivono a Firenze - la quale
rivela a prima vista il suo esotismo per alcune gamme
cromatiche alla maniera del Klimt, opera di uno svizzero che
si chiama Augusto Giacometti. Ma nell'insieme è la solita
Promotrice primaverile di Firenze, a cui gli artisti oramai
fatti riserbano solo opere minori, e i giovani ignoti non
sempre riescono a serbare delle sorprese.
Così Galileo Chini questa volta vi riespone la sua Guerra,
il cavallo sul campo degli scheletri di evidente derivazione
dall'Abenteurer del Bocklin, e Adolfo De Carolis con
degli abbozzi decorativi tanto per rammentarsi ai suoi
ammiratori. Invece Plinio Nomellini ha tre quadri, in cui,
ferma restando la sua maniera, c'è del nuovo: ha lasciato le
sue intonazioni rosso bengaliche; in
Sole e Brina, tutta fresca di bei rosei violetti
d'anemone, c'è veramente la purità primaverile; e nel
passaggio sotto gli alberi - che per i costumi si intitola
1866 - c'è un effetto di luce dorata tra le foglie
simpaticissimo, ed ottenuto con una pennellata che non è più
come una volta filamentosa. Anche Tullio Campriani espone
una cosa molto riuscita nelle Cucitrici di vele a
Viareggio, un quadro di molt'aria e molto sole. E poi ci
sono, con i loro caratteri e con le loro preferenze, i
minori ai quali si augura sempre di diventare maggiori.
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E finalmente i giovanissimi, gli ignoti di ieri. L'onestà
critica vuole che si cerchino tutti i germi di bellezza, ma
al pubblico non possono interessare altro che coloro nei
quali il valore sia passato dalla potenza all'atto. Tuttavia
tra i più giovani che il caso ha portato a questa
esposizione molto composita, si debbono ricordare due nomi
di scultori, Giuseppe Gronchi, che modella largo e
abbondante, e Alimondo Ciampi più elegante e castigato, ed
anche quello di un pittore, Baccio Maria Bacci, uno che in
un Pomeriggio sull'Agro mostra come si muovano i
nuvoli primaverili sui grandi cieli aperti in un quadro
grande; un'audacia che fa onore.
Ma con questo siamo in una Promotrice regionale: i compensi
che essa può offrire sembrano sempre scarsi a chi se ne va
un po' deluso perchè, cercando una retrospettiva italiana,
ha trovato invece un assieme di quadri - magari
singolarmente interessanti - fra i quali solo con molta
sottigliezza si può stabilire un nesso cronologico e ideale.
In ogni modo per una vera Retrospettiva anche di questa si
potrà tener conto.
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Giulio Caprin
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